LE SFUMATURE DANNO VITA AI COLORI…

Accogliamo l’invito della nostra Tinti, che approfittando del periodo estivo di riflessione, ci chiede di pronunciarci su come vorremmo il nostro Cantiere, spronando ciascuno a dare il suo contributo di idee e suggerimenti per fare sempre più bello ed accogliente questo angolo di poesia che ci siamo ritagliati nella rete e che vive esclusivamente del nostro entusiasmo e  della nostra passione. Ascoltiamo quello che ha da dirci:

– Cari “cantierini”, stiamo andando verso le vacanze e forse potrebbe essere il momento di fare un bilancio sulla nostra casa in costruzione che via via cresce, accoglie, sente e vola. Gli uccelletti hanno fatto nidi, le nuvole la sfiorano di vento, ci sono zaini appesi alle finestre e bandiere colorate sui balconi, le porte sono aperte e azzurro il cielo e il tetto manca per vedere alto, s’ascolta la sera il profumo del mare, all’alba il muschio dei boschi e la notte il canto dei cigni. E allora che ve ne pare? Vorreste qualcosa di nuovo da inserire? Vi sembra che le scelte siano consone ai vostri desideri e sogni? E le immagini? Mancano riflessioni? Tutte le proposte ci servono per procedere in questo “LAVORO” corale di collaborazione e condivisione che, credo, ci rende migliori… Aggiungi, togli, elimina ma…mi pare il  caso di tentare….!

Tinti Baldini

Ricordi


Sola mi avvio lungo la via
poco importa il luogo
la frenesia del tempo
Ciò che voglio sei tu
i tuoi silenzi
il tuo salire e scendere le scale
mi mancano i nostri dialoghi
il nostro andare senza meta
tra la folla indifferente
Ora lentamente sola arrivo a te
per accarezzare il tuo volto pallido
per stringerti la mano
perché tu possa
assorbire il mio calore
percepire la mia presenza
ora mi deve bastare
il tuo sguardo
carico di parole non dette
di frasi incomplete
che mai conoscerò
ma le mie parole bastano
per farti sognare luoghi lontani
memorie  vissute nella
spensieratezza della verde età
con l’energia dei sogni
quando parlavano non le labbra
ma i nostri corpi  stretti uno all’altro
Ora basta la mia voce e i tuoi occhi
Si illuminano di una luce lontana
E si riflettono sui miei
mentre le mie labbra sussurrano ti amo

Gianna Faraon

Solitaria strada si srotola sotto le gomme

Solitaria
la strada si srotola sotto le gomme
induce a riflettere
a ripensare.
Giorni vuoti e penosi
sparpagliati nella  memoria di ieri
come quei rotoli di fieno nei campi arati,
pillole abbandonate
da un gigante distratto.
Fascine di legna sotto il sole di luglio,
odorano di neve e d’inverno.
Due cornacchie si beccano
sul corpo di un gatto
schiacciato sull’asfalto.

Sandro Orlandi

Published in: on giugno 30, 2010 at 07:09  Comments (3)  
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My Dickinson’s wave

Non credo a nessuna ora rimossa
dall’epicentro
d’una fede praticata sensorial/mente

-suddivido in scenico rattoppare
smaniose manie da (di)mostrare

(piccola e spettrale la luce d’una lucciola
spenta nella sua breve scia durante il giorno
senza assiderarsi in morte intermittente)

quando adesso, nell’esser debitrice alla vita
smantello toni da una qualsiasi gratitudine
sul dorso della Luna

-d’ombra bianca
senza bandiera d’appartenenza-

di cui son Figlia in silenzioso osare d’esperienza
sul ciglio d’un passato:

[\\L’incompreso silenzioso//

E’ la luna.

Si chiede il perché
del sole
che splende.

Tace.]

Mi resisto a volare sul dorso
della lucciola patteggiando con corpo tondeggiante
schegge vitree e trasparenti
su scia intermittente d’una ME
che sto (ancora) afferrando
in volo di luce……

Glò

Lo steddazzu

L’uomo solo si leva che il mare è ancor buio
e le stelle vacillano. Un tepore di fiato
sale su dalla riva, dov’è il letto del mare,
e addolcisce il respiro. Quest’è l’ora in cui nulla
può accadere. Perfino la pipa tra i denti
pende spenta. Notturno è il sommesso sciacquío.
L’uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami
e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare
tra non molto sarà come il fuoco, avvampante.

Non c’è cosa piú amara che l’alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa piú amara
che l’inutilità. Pende stanca nel cielo
una stella verdognola, sorpresa dall’alba.
Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco
a cui l’uomo, per fare qualcosa, si scalda;
vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne
dov’è un letto di neve. La lentezza dell’ora
è spietata, per chi non aspetta più nulla.

Val la pena che il sole si levi dal mare
e la lunga giornata cominci? Domani
tornerà alba tiepida con la diafana luce
e sarà come ieri e mai nulla accadrà.
L’uomo solo vorrebbe soltanto dormire.
Quando l’ultima stella si spegne nel cielo,
l’uomo adagio prepara la pipa e l’accende.

CESARE PAVESE

Bacini marini


Il volo delle mosche mi racconta
di un canto di volubili chimere,
gettate sul tragitto ad asciugare
al sole d’impossibili passioni.
Il tempo vacillando si svapora
nel limbo illuminato, e le falene
satelliti scromati, evanescenti
rimbalzano nel cosmo quotidiano
…Un bacio, solo un bacio di mattina
capello carezzato sulla pelle,
fortezza alla ricerca della rupe
sparviero senza cielo da rigare
…Un bacio, solo un bacio di sovrana
radenti voli sulle gote chiare,
distese di profumi rincasati
nel nido di ricordi rifiutati.
Di un mendico dimentico d’affetti
rivela veleggiando la mia rotta,
scoprendone i vascelli già varati
relitti e meri riti derelitti.
E un bacio, un bacio, solo, in alto mare
ricerca colombesche rotte indiane
sognando voli cosmici spaziare
fra mosche d’una mano chiusa a pugno

Flavio Zago

Chitarra

GUITARRA

Habrá un silencio verde
todo hecho de guitarras destrenzadas

La guitarra es un pozo
con viento en vez de agua.

§

E sarà un silenzio verde,
tutto fatto di chitarre sfilacciate.
La chitarra è un pozzo
con vento invece di acqua

GERARDO DIEGO

Published in: on giugno 29, 2010 at 07:37  Comments (3)  
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LA FEDE

La Fede per chi la trova è come un paio di occhiali che ti fanno vedere cose che a occhio nudo sarebbero impensabili.

Pierluigi Ciolini

Published in: on giugno 29, 2010 at 07:33  Comments (3)  
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A love supreme

Vicino a un colonnato,
potrebbe avere età da pensione,
lui e il suo sax.
L’icona della grande città che mangia il sole
del soldo alla fontana;
del suo cappello grigio
posato come fosse un uccello morto
piume, carogna che nessuno pulisce.

Sonny Rollins l’ho conosciuto al tempo del ponte
lui mi dice. Ma so che non è vero:
gli tolgo nulla io
dalla sua testa bella, piena di ali e vino.
Gli tolgo nulla e aggiungo Coltrane,
non batte ciglio, capisce che ho memoria di nomi.
Suona ancora. A love supreme
e altri due o tre cambiano passo
rimettono nel fodero la macchina
si siedono.
Come becchime in bocca alla musica.
Lui ride.

Massimo Botturi

Parole straniere

ho  parole straniere in punta di lingua.
un nodo stretto allo stomaco. se non ti parlo;
è perché ti ho detto più di quanto saprei dirti.
con fili di silenzio ti ho disegnato:
il lungo travaglio della mente che ti partorisce
ogni quando mi manchi. ti fai sospiro. e tormento.
per troppe braccia allungate invano. troppi occhi
lanciati all’orizzonte. del tuo divenir sostanza.
ad ogni costo.

Anileda Xeka

Published in: on giugno 29, 2010 at 07:12  Comments (3)  
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