Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
SALVATORE QUASIMODO
L’uomo non cambia, Caino uccide Abele, nei secoli per sempre……
k
Ebbene si ,caro grande poeta,siamo ancora quelli della fionda..tinti
direi che è peggiorato, quelli della fionda
erano migliori di questi del nostro tempo,
molto migliori ..
Questa è una delle più significative poesie del nostro grande premio Nobel. Il manifesto del suo sentire. Bellissima. Piero
Anche a me piace molto questa poesia…
grazie Massimo per averla scelta.
Giuseppe
Poesia straordinaria, universale, fra le più belle di un grande poeta come Quasimodo. Sembra scritta ai giorni nostri, credo che per l’uomo ahimè ci sia poca speranza di cancellare il marchio di Caino.
Grazie per questa ottima scelta.
Roberta
Sembra che sia stata scritta ora, nei nostri giorni.. L’uomo non finirà mai di uccidere, un Caino ci sarà sempre
Patrizia