LE PÉLICAN
Quando il pellicano, stanco da un lungo viaggio,
Nelle nebbie della sera ritorna al suo canneto
I suoi piccoli, affamati, corrono sulla riva
Vedendolo cadere sulle acque.
Già, credendo di catturare e condividere le loro prede,
Corrono al padre con grida di gioia
Scuotendo il loro becco sul loro gozzo orrido.
Lui, lentamente guadagnando un alto scoglio,
Mettendo al riparo dell’ala la sua covata,
Pescatore di malinconia, guardò il cielo.
Il sangue scorre a lunghi fiotti nel petto aperto
Invano ha cercato la profondità dei mari;
L’oceano era vuota e deserta spiaggia;
Per tutto nutrimento egli fornisce il suo cuore
Scuro e tranquillo, disteso sulla pietra
Partecipando ai suoi figli le sue interiora di padre,
Nel suo amore sublime egli culla il suo dolore,
E, guardando colare la sua insanguinata mammella;
Sul suo festino di morte, egli vacilla e crolla,
Ubriaco di voluttà, tenerezza e orrore.
Ma a volte nel bel mezzo del sacrificio divino
Stanco di morire in troppo lungo supplizio,
Egli teme che i suoi figli non lo lascino in vita
Allora si alza e apre le sue ali al vento
E, strappandosi il suo cuore con un grido selvaggio,
Urla nella notte un così addio funebre,
Che gli uccelli disertano la riva al mare
E il viaggiatore attardato sulla spiaggia
Sentendo passare la morte, si raccomanda a Dio.
Poeta, è così che fanno i grandi poeti.
Lasciano la gioia a chi vivono un tempo;
Ma i festini umani che servono alle loro feste
Sono simili per la maggior parte a quelli dei pellicani
Quando parlano così di speranze ingannate,
Di tristezza e di oblio, di amore e di dolore,
Questo non è un concerto a dilatare il cuore.
Le loro declamazioni sono come spade
Essi disegnare un cerchio in aria abbagliante
Ma vi pende sempre qualche goccia di sangue.
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ALFRED DE MUSSET
bonne journée
Bella! Grazie Max per questo tuo certosino lavoro, atto a farci prendere coscienza della più varie forme poetiche.
Buona Domenica!
Alberto B.
Max… ti abbraccio! Piera
Commovente e molto bella nella sua cruda realtà. Grazie Massimo, buona domenica a tutti. Roberta
Grazie caro max e un forte abbraccio
Tinti
[…] D’altronde questo animale, storicamente, non è mai stato particolarmente baciato dalla buona sorte. Pensiamo al Pélican della poesia del francese Alfred de Musset, che ritorna esausto da un lungo viaggio per mare alla ricerca di approvvigionamenti senza riuscire a nutrire i piccoli a dovere, e non appena li rivede schiatta, perché proprio non ce la fa più, e se potesse strapparsi il cuore e immolarlo perché serva da nutrimento lo farebbe, come i poeti di un tempo che offrivano in pasto il loro strazio. Roba da mandare in brodo di giuggiole i romantici, ma per me rimane una roba gore che ogni volta che ci penso ho le turbe (poesia con traduzione qui). […]