Maddalena

Quest’isola, brulla e deserta,
cullata da mare stupendo,
sorprende
e apre il respiro
a mattine chiare e silenti.

Sulle sue rive, in attesa del sole,
il marinaio ormai vecchio,
tirando l’abitudine
del suo stanco carretto,
desta il giorno assonnato.

Un poco di pesce, raccolto
a fatica, saltella morendo,
nessuno ancora s’accorge
del suo passare

un ragazzo l’osserva,
non capisce
che il vecchio lavora,
sente solo la voce soffiare
“pesce fresco”, nel viale
che porta al villaggio

Il mare batte e ribatte
agli scogli;
una donna, una mamma, compra il pescato;
così, il vecchio riprende il carretto
e ritorna al suo abitare

Lo attende una sera più mite.
Con la pipa fra i denti,
compagna fedele.
Si rivede ragazzo,
in attesa del canto di nuove sirene.

Ma la notte, che il mare inghiotte,
con stelle stanche di tempo,
stanche di affanni,
riflette spume che a riva,
non hanno più pace,
e il vecchio rimbalza
nel ricordo di ieri,
come vampa nel suo cuore spento.

Marcello Plavier e Kinita

Published in: on marzo 18, 2020 at 07:03  Comments (1)  

Canzone amica

Questa nostra amicizia,
appare come raggio di luna
in un campo di grano,
è gioco di specchi
di lucciole nate
nel silenzio incantato,
come canzone d’estate.

Il tuo sguardo sereno
mi accompagna
nel gioco segreto
di dare e tenere
di svelare e velare.

E’ dono raro
di reciproco ascolto,
di intimo incontro
di versi nascosti,
alla complice luna
di piccoli schermi,
nel timore e l’attesa
dell’incontro di voci,
di intima, vera,
stretta di mani.

Raggiungi il mio lago,
senza nuovi pudori.
Di sorriso vestita,
color viole odorose,
tu rubi il profumo
al gelsomino in fiore,
inebriando l‘intorno
col tuo tenue fragore.

Non fuggi lontana
temendo l’ardire,
del tuo svelare.
Abbracci l’intorno.
Ti tuffi felice nuotando
all’unisono
la nostra canzone.

Marcello Plavier e Kinita

Published in: on Maggio 5, 2019 at 06:50  Lascia un commento  

Pietra

Pietra nata pietra
da collisione remota
di ignoti pianeti
oltre l’infinito
ti perdi
celando luci
ed ombre d’amore.

Pietra color della pietra
giunta a me inaspettata,
come offerta innocente,
nascondi alberi in fiore
svelando in segreto
notturno gioco
di nuove parole.

Pietra, pietra custode
di riposti ricordi
mi conduci ora in
oscure caverne
di passioni ed amori.

Lieve, come volo d’uccello
corro nell’aria
per raggiungerti pietra
ed insieme ridere, spargendo
intime gioie del tuo stesso colore.

Kinita e Marcello Plavier

Published in: on gennaio 1, 2014 at 07:46  Comments (5)  

Boh!

Ma che dici
quella cacca l’ha fatta
il tuo gatto soriano
il mio è
educato
mangia tacchino e vongole
e fa le sue feci
là nell’angolo del
mio giardino
ma quell’oleandro striminzito
penzola volgarmente
sul mio
terrazzo
e porta vermi e malanni
Ma signora non si vergogna
suo figlio
la sera
canta e pure da tenore
e il Grande Fratello
è a quell’ora
cacchio si sposti no!
Con quelle mani
m’insozza la carrozzeria

E respirate la mia
stessa aria
avete sempre ragione
e cercate l’occasione
per farvi
piacere
tutti quelli che dovrebbero restare
al loro paese
e poi fate
beneficenza
come se foste davvero voi
del mondo la speranza
e vi vedo
che non andate in Chiesa
anche se dite
di pregare alla vostra maniera
e
pagate le tasse
disturbate sui tram
con la vostra tosse
e riempite le
pagine dei giornali
con lettere di protesta
mentre io vorrei leggere i
vostri necrologi
e mi fate ombra
siete vento che porta tempesta

E voi, pezzenti,
testimoni freddolosi
di sguardi disgustati
e cravatte ben zavorrate,
con le vostre pupille
verde semaforo
e le unghie lerce
dei miei avanzi,
siete degni
della Città di Dio.
Contrabbandate favelas
qui, sotto il naso
del mio salotto buono,
rovinandomi l’aroma
del meritato caffè,
magari raccolto
proprio dalle vostre
lorde mani nere.

Mandrie di nubi
vomitano dal cielo
acque inquinate con zolfi
e residui di smog
La terra tutta
ormai nel vuoto spazio
si sotterra vergognosa
della stupida umanità
Non riesco pensare
al cibo stamane
Cosa sarà farina
di sterco
oppure carne di ratto
Certo avere un cavallo alato
e raggiungere un mondo
lontano dall’uomo
terrestre sarebbe
fantastico

O forse la soluzione
a tutto questo
troiaio
è semplice
buttare nel cesso
le chiavi
di tutte le nostre case
nei tombini per strada
quelle delle nostre automobili
chissà che si ritrovi
un po’ di umanità

Tinti Baldini, Maria Attanasio, Flavio Zago,

Marcello Plavier, Kinita

Roby

Quanto mi manchi
quando la vita
ti chiude la porta

quanto mi manca
la tua allegria,
ti penso con me

e come allora
appoggio le mani
sul ventre,
veglio la notte

e aspetto il tuo volo
a pelo sull’acqua,
ci sei
finalmente
ci sei

Kinita

Published in: on dicembre 20, 2010 at 07:28  Comments (8)  
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Tulipani


Sul poggiolo del desiderio
frantumo, incauto
il vaso del tempo
in cocci di nostalgia.
Ne colgo lieve il tocco
di tulipani sfatti,
velluto pesca
di baci sfioriti.
Lacrime aguzze
feriscono allora
impronte a ritroso.
Sanguina triste
una carezza appassita

Kinita e Flavio

Chi sei?

Dallo specchio mi guarda
e domanda,
cercando negli occhi risposta,
senza astio
né potere di sorta,
della mia vita
vittima sei
o carnefice ?

Kinita

Published in: on luglio 17, 2010 at 07:15  Comments (7)  
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Sinfonia

Paiono assopite, tranquille
riposano le mie palpebre
stanche di sostenere il mondo
macigni di nubi grevi
destini di tuoni
fulmini, destini di pioggia
di vento di neve.
Palpebre affamate
in attesa del sogno
del tocco rapido e lieve
delle tue dita in passo di danza
sulla tastiera del mio guardare
del desiderio della tua musica
sempre uguale, sempre diversa
come le onde del mare
che in chiave di spuma
prodezza bianca senza parola
materne cullano il canto delle sirene.

Kinita e Marcello

Si è fatto buio

Le parole mi tornano in mente,
le nostre parole,
nell’agonia informe del loro vagare
nubi sospese sopra mari in burrasca,
in attesa che il vento
le liberi
dal  loro pianto sommesso.

Sciamano dal passato,
in fremito d’ali,
voci
che inondano l’aria
di ombre tremanti
mentre insonni pensieri
di un oscuro deserto
si lanciano in volo
pellegrini
orfani
senza più fede.

Travertino e alabastro
pomice e lava
come un chiostro
sento ora la vita
chiostro alla penitenza creato
che amore carnale e primavera teme,
vani sforzi oltre la brezza trascina
mi allontana inavvertitamente
mettendo a tacere
il disegno passato.

Quanta musica riempie lo spazio
e avvolge in unico velo
due anime in tormento mute,
quante timide notti a sedere
sulla sponda del letto
in segreto lamento
per non avere occasione
di sussurrare parole
che abbiano dentro
il lento ritmo  dell’eternità.

La mia voce è cessata
e la notte pulsa di pensieri sgomenti
che fissano assorti nel loro mutismo
il mio io profondo
dall’ ignoto confine oltre la vita.

Kinita e Marcello

Acquisti inutili

Scarpe rosse col tacco,
le più belle in vetrina,
il tuo pacco alla cassa
solo un lampo di stelle.

Serviranno soltanto,
agli istanti specchiati
davanti ai tuoi occhi
per sognarti carina.

E mai sulla spiaggia
a scovare conchiglie
o planare su prati
a colorare farfalle.

A dischiudere l’occhio
del tuo amore piccino
entro in punta di ali
per non farmi sentire.

Kinita e Flavio

Published in: on aprile 24, 2010 at 07:26  Comments (4)  
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