
Ogni nottata mi duole il corpo amico
sarà che sento l’ore svuotate, qui al paese;
il padre mio in grembiule che corre per lavoro
mia madre col cappello che porta fuori il secchio.
Ascolto l’orazione che dal ginocchio sale
i grani di rosario degli ossi, stessa strada
che il tempo scaverà in mia dimora.
Ogni nottata
io tocco i fianchi nudi della mia donna amica
li sento un poco gemere, così poi li consolo
con baci fabbricati da un uomo di cortile.
Ogni nottata un poco svanisco, e sul lenzuolo
si imprime il messaggero dell’arte più sublime:
lasciare in questa vita pastelli di dolcezza
la tenerezza per la progenie, il dito teso
che indica la luna e la sua immensa schiera.
Massimo Botturi