La pioggia riga obliquamente i vetri
mentre nel buio esterno
appare il lampo di una insegna
e rapido sparisce
o la luce superflua
di una piccola stazione secondaria
e te ne fugge il nome.
Nel vetro si riflettono le facce
di stanchi viaggiatori,
come di quell’uomo
che ha lasciato cadere il suo giornale
e dorme, le mani aperte
e vuote sui ginocchi.
Anche chi veglia
ha il viso assorto
di quelli che stanno sospesi nel tempo.
Mirella Gresleri