L’ombra maligna che nel cuor s’annida, che dilata pulsioni e sensazioni, che mi lusinga e il can per l’aia sospinge disegnando un mondo irrazionale di vane felicità, rincorse follemente in lungo e in largo per le strade d’un mondo inospitale, m’accarezza i pensieri e mi vezzeggia.
M’adula e m’adesca e mi sventaglia, oh! meretrice, le sue grazie nascoste e amplessi inverecondi promette e gioie mai provate ostenta e illude l’intelletto e i sensi ammalia.
Ma nella vana ricerca d’una serenità negata a quel sentier protendo, e l’unghie affondo nella roccia e all’erta salita il passo accelero giocondo.
Ho spedito una cartolina a un amico d’infanzia di cui da molto tempo perso i contatti avevo. Ed ogni dì aspettavo d’avere sue notizie, e gli occhi suoi pensavo, un tempo assai gioiosi, che pieni di sorpresa scorrevano in gran fretta a legger le mie righe, succinte e alquanto brevi, tracciate su quel foglio, chiedendo come stava o altre sue notizie che più non conoscevo. E ogni giorno speravo, aprendo la cassetta, anche con emozione, in un suo scritto, o in qualche sua risposta, un richiedere ancora di notizie e commenti sugli anni ormai passati per riannodare un filo che il tempo aveva rotto. Così sperando, un giorno, aprendo la cassetta, il mio biglietto deluso ho ritrovato con sopra un bollo ed una breve scritta che il cuore mi ha spezzato: “Utente estinto! Al mittente rinviato”.
Quando la sbornia sfuma e la ragione ritrova l’orma sana non smarrita, ogni cosa al suo posto poi ritorna, ed anche tu, amore antico, riprendi il posto tuo dentro il mio cuore. Perché l’affetto e il sentimento galleggiano nel tempo, resistono all’usura. Sol l’edonismo becero e volgare di certe donnette vuote e dozzinali si scioglie come neve al sole, al tempo non resiste, al confronto non regge, e traccia alcuna nell’anima non lascia. Ed anche tu ritorni occupi il posto che nel mio cuor già avevi, di nuovo con me serenamente parli, mi consoli, mi regali una carezza pura non lo squallore laido e banale di una pervertita, senza decoro alcuno e ne morale. Ecco ora ci sei, mi parli col linguaggio d’altri tempi, mi parli di futuro e di famiglia mi parli col linguaggio del pudore, del sentimento, e non dello squallore. Ad una sbornia fatta di sesso e trasgressioni ora ritorna la normalità d’un affetto ritrovato, rinnovato, che mai dal cuore mio scomparirà, mai sarà cancellato!
Quand’io ti penso tu giammai saprai neppur saprai le volte che ti penso se il mio è amore oppure odio intenso neppure questo lo saprai giammai.
So che sei persa, ti sei cercata i guai, recuperarti non ha più alcun senso su quello che tu fai c’è il mio dissenso, quello che hai perso solo tu lo sai.
Che devo dirti? Sono stato un pazzo ma tu lo sai davver quanto t’ho amata ero tornato ad essere un ragazzo
e non è vero, no, non ti ho plagiata m’avevi trasformato in un pupazzo bevo or senza addolcir la limonata.
Roma dei vecchi palazzi, dei grandi portoni, dei cortili immensi. Roma dei vecchi rioni, dei grandi ponti tesi sul suo fiume. Roma di Villa Borghese, della famiglie che fan le scampagnate. Roma scanzonata, dai mille colori, di Trinità dei Monti e dei suoi barboni. Roma delle invasioni, delle devastazioni. Roma della corruzione, delle bustarelle, del campagnolo in cerca d’una occupazione, dell’operaio con le sue preoccupazioni. Roma del Campidoglio, delle sfilate dei cavalleggeri. Roma della confusione, del suo traffico intenso, del suono dei clacson impazziti. Roma multirazziale, un mondo davanti alla stazione. Roma del Papa buono, del Presidente onesto. Roma dei nuvoloni, degli acquazzoni, Roma…