Occhi d’ossidiana
luci in viso tribolo segnato
suppliche
amplesso di mani
voce querula
da venti annullata
: domandi pane
e le pieghe amare
del tuo sorriso
amore
– perdutamente – ritornano
Occhi d’ossidiana
luci in viso tribolo segnato
suppliche
amplesso di mani
voce querula
da venti annullata
: domandi pane
e le pieghe amare
del tuo sorriso
amore
– perdutamente – ritornano
Inane e pigro
crogiolo al sole
su sabbia rovente
d’Africa bruciata
Ho braccia a croce
occhi al pensiero
lascio che sia il mare
a cancellarmi il volto
Indolente
anche al dolore
Che sia lui
a sopportarmi
all’ombra
del tuo cielo
resuscitarti
su grappoli
di nubi bigie
appesa a un filo
di desiderio
luna?
la mattina mi chiama
dall’alto dell’oceano
putrida di odori
d’ antiche solitudini
Ed ecco
ne risponde il cuore
in rapidi battiti
tremebondi
in trasparenza all’anima
La mia destra è solitudine
ovattata di silenzi
antagonista alla speranza
la sinistra
Solo
il mio grande centro
è determinante
ma non scende in campo
Elezioni anticipate!
Subito!
Capita
che di musiche arcane
risoni il mare
e di richiami
ai ritmi primordiali
della vita.
E capita d’adagiarsi
nel palmeto dei sogni
alla deriva,
sul tuo respiro.
Silvano Conti
Ahi! Come passi sera!
Sciogli nell’atmosfera
il sogno. Proverò
un po’ a mimetizzarmi,
a stendere una coltre
sul tempo che va oltre:
che non sa più aspettarmi.
Sottile
cruciverba
agita
il pensiero.
Di là del sonno
giace libertà
sopravvissuta
e recidiva al sogno,
naufraga dell’abitudine,
all’incipit inquieto
d’un palpito segreto.
La sua prigione
è il vento.
respiri
di sofferta
quiete
guerrigliano
gli occhi
con le luci
del tuo odore
accese
tutto
è ricordo
di cento centurie
Ramo
di un solo albero
Scudiero
di mille sogni
errabondi
nano byte/mega byte
spazio cosmo/mela indifferente
Dormi
dolce
al mio cuore
fianco
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