Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio

Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati

a un abbandono fuori di noi
eppure noi, dentro la notte
inascoltati.

ANTONELLA ANEDDA

Published in: on settembre 22, 2018 at 07:48  Lascia un commento  

Chi se ne è andato

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Chi se ne è andato non desidera tornare.
Pensiamo che si strugga per il mondo
prestandogli la nostra nostalgia.
L’oleandro che trema, l’abete
che si sfrangia più latteo nella luna
e tutta la bellezza incomprensibile
che ci ostiniamo a raccontare.
Se i morti vedono ci guardano scrutare l’illusione di  un muro
bussare per entrare o chiamare
come i pazzi che cullano le pietre
bisbigliando loro: amore.
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ANTONELLA ANEDDA
Published in: on Maggio 24, 2016 at 07:00  Lascia un commento  

L’aria è piena di grida

Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.

Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri?
Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina
con aculei sul corpo ferito?
O semplicemente siamo predestinati al male,
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non colpire?

ANTONELLA ANEDDA

Published in: on Maggio 24, 2015 at 07:06  Comments (4)  

Vedo dal buio

Vedo dal buio

come dal più radioso dei balconi.

Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce

scostandola in silenzio

fino al varco più nudo –al nero

di un tempo che compone

nello spazio battuto dai miei piedi

una terra lentissima

– promessa

ANTONELLA ANEDDA

Published in: on novembre 24, 2014 at 06:51  Comments (3)  

In una stessa terra

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell’ombra della sera
per la sera che di colpo crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta a una ringhiera
per l’attesa marina – senza grido – infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare più sola nell’enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi, mia la luce deserta
– da brughiera –
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso e la parola bosco
trema più fragile del bosco, senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

ANTONELLA ANEDDA

Published in: on giugno 17, 2014 at 07:42  Comments (5)