Stella mia

Leggiadro vien nell’onda della sera
un solitario palpito di stella.
A poco a poco una nube leggera
le chiude sorridendo la pupilla;

e mentre passa con veli e con piume,
nel grande azzurro tremule faville
nascono a sciami, nascono a ghirlande,
son nate in cento, son nate in mille:

ma più io non ti vedo, stella mia.

CLEMENTE REBORA

Published in: on febbraio 22, 2021 at 06:54  Lascia un commento  

Il carro vuoto

O carro vuoto sul binario morto,

ecco per te la merce rude d’urti
e tonfi. Gravido ora pesi
sui telai tesi;
ma nei ràntoli gonfi
si crolla fumida e viene
annusando con fascino orribile
la macchina ad aggiogarti.
Via del suo spazio assorto
all’aspro rullare d’acciaio
al trabalzante stridere dei freni,
incatenato nel gregge
per l’immutabile legge
del continuo-aperto cammino:
e trascinato tramandi
e irrigidito rattieni
le chiuse forze inespresse
su ruote vicine e rotaie
incongiungibili e oppresse,
sotto il ciel che balzano
nei labirinto dei giorni
nel bivio delle stagioni
contro la noia sguinzaglia l’eterno,
verso l’amore pertugia l’esteso,
e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe,
mentre la terra gli chiede il suo verbo
e appassionata nel volere acerbo
paga col sangue, sola, la sua fede.

CLEMENTE REBORA

Published in: on dicembre 5, 2020 at 07:14  Lascia un commento  

Il nulla

 

Apro finestre e porte –

Ma nulla non esce,

Non entra nessuno:

Inerte dentro,

Fuori l’aria è la pioggia.

Gocciole da un filo teso

Cadono tutte, a una scossa.

Apro l’anima e gli occhi –

Ma sguardo non esce,

Non entra pensiero:

Inerte dentro,

Fuori la vita è la morte.

Lacrime da un nervo teso

Cadono tutte, a una scossa.

Quello che fu non è più,

Ciò che verrà se n’andrà,

Ma non esce non entra

Sempre teso il presente –

Gocciole lacrime

A una scossa del tempo.

 

CLEMENTE REBORA

Published in: on gennaio 13, 2020 at 07:02  Lascia un commento  

Canto di donna

Lungo di donna un canto si trasfonde
come azzurro vapore
dai clivi lambiti dal sole d’autunno
che stanco dirada l’ardor delle fronde
e nuvole scioglie cercanti sopore.
Nel vuoto sostare dell’aria ascoltante
la voce mi pàlpita in cuore;
e le bellezze ripenso che sole
vaniscon senza amore:
baleno d’oro non giunto al guizzo,
pianta nel succhio divelta, tizzo
scordato sotto la cappa
a sognare la fiamma,
alito non respirato,
baci non schiusi,
forte corpo senza amplesso.
Dai clivi si versa si esala dispera
l’umido ombrare violetto:
a casa, a spremer la sera!

CLEMENTE REBORA

Published in: on ottobre 26, 2019 at 07:03  Comments (1)  

Voce di vedetta morta

C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
Affar di chi può e del fango.
Però se ritorni
tu uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla nel mondo
redimerà cio ch’è perso
di noi, i putrefatti di qui; stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.

CLEMENTE REBORA

Published in: on febbraio 27, 2018 at 07:48  Comments (2)  

Notturno

Il sangue ferve per Gesù che affuoca.
Bruciami! dico: e la parola è vuota.
Salvami tutto Crocifisso (grido)
insanguinato di Te! Ma chiodo al muro,
in fisiche miserie io son confitto.
La grazia di patir, morire oscuro,
polverizzato nell’amore di Cristo:
far da concime sotto la sua Vigna.
pavimento sul qual si passa, e scorda,
pedaliera premuta onde profonda
sal la voce dell’organo nel tempio –
e risultare infine inutil servo:
questo, Gesù, da me volesti: e vano
promisi, se poi le anime allontano.
Bello è l’offrir, quale il fiorire al fiore;
ma dal sognato vien diverso il fatto.
Padre, Padre che ancor quaggiù mi tieni,
fà che in me l’Ecce non si perda o scemi!
A non poter morire intanto muoio.
Il sangue brucia: Gesù mette fuoco:
se non giunge all’ardor, solo è bruciore.
Maria invoco, che del Fuoco è Fiamma;
pietosa in volto, sembra dica feram:
– Penitenza, figliolo, penitenza:
prega in preghiera che non veda effetto:
offriti sempre, anche se invan l’offerta:
e mentre stai senza sorte certa,
umiliato, e come maledetto,
Dio in misericordia ti conferma.

CLEMENTE REBORA

Published in: on ottobre 4, 2015 at 07:21  Lascia un commento  

Gira la trottola viva

Gira la trottola viva
sotto la sferza, mercé la sferza;
lasciata a sé giace priva,
stretta alla terra, odiando la terra;
fin che giace guarda il suolo;
ogni cosa è ferma,
e invidia il moto, insidia l’ignoto;
ma se poggia a un punto solo
mentre va s’impernia,
e scorge intorno vede d’intorno;
il cerchio massimo è in alto
se erige il capo, se regge il corpo;
nell’aria tersa è in risalto
se leva il corpo, se eleva il capo;
gira – e il mondo variopinto
fonde in sua bianchezza
tutti i contorni, tutti i colori;
gira, e il mondo disunito
fascia in sua purezza
con tutti i cuori per tutti i giorni;
vive la trottola e gira,
la sferza Iddio, la sferza è il tempo:
così la trottola aspira
dentro l’amore verso l’eterno.

CLEMENTE REBORA

Published in: on dicembre 15, 2013 at 06:58  Comments (2)  

Certezza del vero

Sciorinati giorni dispersi,
cenci all’aria insaziabile:
prementi ore senza uscita,
fanghiglia d’acqua sorgiva:
torpor d’attimi lascivi
fra lo spirito e il senso;
forsennato voler che a libertà
si lancia e ricade,
inseguita locusta tra sterpi;
e superbo disprezzo
e fatica e rimorso e vano intendere:
e rigirìo sul luogo come carte,
per invilire poi, fuggendoli lezzo,
la verità lontano in pigro scorno;
e ritorno, uguale ritorno
dell’indifferente vita,
mentr’echeggia la via
consueti fragori e nelle corti
s’amplian faccende in conosciute voci,
e bello intorno il mondo, par dileggio
all’inarrivabile gloria
al piacer che non so,
e immemore di me epico armeggio
verso conquiste ch’io non griderò.
– Oh-per l’umano divenir possente
certezza ineluttabile del vero,
ordisci, ordisci de’ tuoi fili il panno
che saldamente nel tessuto è storia
e nel disegno eternamente è Dio:
ma così, cieco e ignavo,
tra morte e morte vii ritmo fuggente, anch’io
t’avrò fatto; anch’io.

CLEMENTE REBORA

Published in: on Maggio 11, 2013 at 07:38  Comments (1)  

Dall’immagine tesa

Sala d'attesa

Dall’immagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.

CLEMENTE REBORA

Published in: on dicembre 30, 2012 at 07:30  Comments (2)  

L’infinito riposa

Non è più su di un palmo
oggi il ciel dalla terra:
tumido, opaco, calmo,
l’anima in ombra di poca aria serra.

In un volgere lieve
l’infinito riposa:
la quotidiana e breve
vicenda è il suon concorde d’ogni cosa.

Allor, sorto da ignote
nicchie vapora piano
un senso sopra note
forme: e gioisce del suo ritmo umano.

CLEMENTE REBORA

 

Published in: on agosto 3, 2011 at 07:00  Comments (3)  
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