Forse troverai ancora la quaglia
acquattata nel ciuffo di stoppie
secche sull’argine del greto
a difendere l’ultimo nido.
Ma non avranno i nidiacei
che spighe abortite, pozze
crettate alla canicola del sole.
Un tempo sterminate messi
ondeggiavano al favonio estivo,
quando i dauni capanne rotonde
alzarono lungo i fiumi barattando
anfore colme di grano coi vicini.
Qui dove per tratturi di fango
torme di schiavi passarono trascinandosi
donne e bimbi magri come greggi,
fra giunchi marci bufali villosi
muggono immersi fino alle corna.
E l’acqua ha l’odore delle cose
morte attorno al fico contorto
solitario tronco sull’immobile
ristagno d’erbe putrescenti.
Un giorno forse dallo spirito del cielo
l’anima dell’acqua scenderà sulla terra.
CRISTANZIANO SERRICCHIO