Alphabetum

Ti attende il filo spinato, la vespa, la vipera, il nichel
bianco e lucente che non si ossida all’aria ti attende Pitagora
che disse che delle cose è sostanza il numero e tu prendi
del polipo
gli otto tentacoli guerniti di ventose e An die Hoffnung
perché questo, questo lo prendono (essi) lo prendono perché 5
lo trovano
osserva Iside e i costumi abruzzesi, le medaglie per la cam-
pagna di Cina
del 1901, la maschera di Peppe Nappa la città di Cannstadt
che fu incorporata nella città di Stuttgart nel 1905
e conoscerai la confindustria e la svastica, il 13 maggio e il 
24 gennaio 
lo spillo di sicurezza che non sa pungere, il lecco lecco e 10 
lo Spirito 
Santo e tu prendi il gliconio e la glicerina e Hans Pfeiffer 
che nacque a Kassel nel 1907, perché questo, questo lo 
prendono 
(essi), lo prendono perché lo trovano perché lo trovano a 
lavorare 
perché questa è, Federico, la DESCRITTIONE DEL GRAN PAESE: 
è la targa 
automobilistica della provincia di Foggia (FG) è la nave di 15 
linea a vapore 
1870, è il babbuino, è il bisonte e tu prendi gli urodeli e 
il ministro 
Pella, la méthode des tractions rythmées de la làngue (due à 
Laborde), il Petrus amat multum dominam Bertam perché 
questo, 
questo lo prendono (essi), lo prendono perché lo trovano, 
perché 
lo trovano a lavorare ( … ) 
et anderà in pregione.

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on marzo 29, 2021 at 06:59  Lascia un commento  

Se d’amore si muore, siamo morti noi

Se d’amore si muore, siamo morti noi:
siamo un romanzo d’appendice in atto: (anzi,
siamo un romanzo nazional-popolare, ma calibraticamente camuffato da romanzetto rosa): (anzi,
siamo un romanzo osè): (un rosè): (anzi, una coppia di vegeti, di vegetanti vecchietti,
torchiati nel torpido torchio delle nozze d’argento): (a un passo, a un pelo, appena,
da un romanzo nero): (siamo un romanzo rosso, quasi): e noi facciamo, parliamoci chiaro,
pena piena, e pietà

comunico le coordinate necessarie; torno da Como, è il 26
settembre, sono le 21,37, ho chiesto il conto al ristorante, prenderò il rapido
delle 21,50, e ti ho capito: è tutto:

perché, per te, per me, non è possibile
sopportarla più oltre, questa ambivalenza insolubile, nel vino della vita che viviamo:

questa vita, anzi: (la vita): (annacquata, innacquata): e se ti dico e se ti scrivo che
non sono altro che un contemporaneo, a capirmi, a capirci, se va bene, abbiamo, in tutto
e per tutto, il 25% dei nostri eredi naturali, allo stato attuale delle cose:
così, con tanti auguri, ti aggiungo, poi, che noi

se d’amore si vive, siamo vivi

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on settembre 7, 2020 at 07:00  Lascia un commento  

Se mi stacco da te, mi strappo tutto

Se mi stacco da te, mi strappo tutto
Ma il mio meglio (o il mio peggio)
ti rimane attaccato, appiccicoso,
come un miele, una colla, un olio denso.
Ritorno in me, quando ritorno in te
(e mi ritrovo i pollici e i polmoni).
Tra poco atterro a Madrid:
(in coda qui all’aereo, selezionati miei connazionali,
gente d’affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono
e fumano, eccitati, agitatamente ridendo).
Vivo ancora per te, se vivo ancora.

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on ottobre 9, 2019 at 07:43  Lascia un commento  

Occhiali

Mi sono riadattato agli occhiali (che la patente, a me, rende obbligati, ormai,
in un paio solo di giorni: vedo tutto più netto: (ma niente mi è, per questo,
diventato migliore, in verità: un semaforo è sempre un semaforo, un marciapiede
è un marciapiede: e io sono sempre io, così)
(quanto al doloroso senso di capogiro,
vaticinato, con l’emicrania, da un Istituto Ottico di corso Buenos Aires, al quale
mi sono rivolto, questa volta, l’ho sperimentato e l’ho superato): (l’oculista
affermava che, con il tempo, io mi ero costruito una mia rappresentazione arbitraria
della realtà, adesso destinata, con le lenti, a sfasciarsi di colpo):
e ho potuto
sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista)

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on gennaio 3, 2019 at 07:33  Lascia un commento  

Afferra questo mercurio

afferra questo mercurio, questa fredda gengiva, questo miele, questa sfera
di vetro arido; misura attentamente la testa del nostro
bambino e non torcere adesso il suo piede
impercettibile:
nel tuo capezzolo devi ormai convertire
un prolungato continente di lampade, il fiato ossessivo dei giardini
critici, le pigre balene del ventre, le ortiche
e il vino, e la nausea e la ruggine;
perché ogni strada subito
vorrá corrergli incontro, un’ernia ombelicale incidere
il suo profilo di fumo, qualche ippopotamo donargli
i suoi denti di forfora e di fosforo nero:
evita il vento,
i luoghi affollati, i giocolieri, gli insetti;
e a sei mesi egli potrá raddoppiare il suo peso, vedere l’oca,
stringere la vestaglia, assistere alla caduta dei gravi;
strappalo dunque alla sua vita di alghe e di globuli, di piccoli nodi,
di indecisi lobi:
il suo gemito conquisterá le tue liquide ferite
e i suoi occhi di obliquo burro correggeranno questi secoli senza nome!

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on novembre 15, 2013 at 07:31  Comments (3)  

Sessanta lune

Sessanta lune:

i petali di un haiku

nella tua bocca….

EDOARDO SANGUINETI

Published in: on dicembre 12, 2010 at 07:27  Comments (3)  
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Ballata delle donne

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

EDOARDO SANGUINETI       (1930-2010)