EINE ART PROMETHEUS
Ich trete vor Dich, Zeus,
weil ich Kraft habe dazu.
Du hast mich bevorzugt,
das zwingt mich zu Dir.
Weise genug,
Dich hinter allem zu vermuten,
suche ich nicht den mächtigen,
sondern den guten Gott.
Nun hör’ ich Deine Stimme aus der Wolke:
Du quälst Dich, Prometheus.
Qualen waren stets mein Los,
da ich zur Liebe geboren bin.
Oft hob ich fragend – bittend
den Blick zu Dir: vergebens!
So poche denn an Deine Tür
die Größe meines Hohnes.
Wenn ich nicht genüge,
laß ich Dir diesen Stolz.
Groß bist Du,
groß ist Dein Werk.
Aber nur groß im Anfang,
nicht vollendet.
Ein Fragment.
Vollende!
Dann rufe ich heil!
Heil dem Raum, dem Gesetz,
das ihn durchmißt.
Aber ich rufe nicht heil.
Nur der Mensch, welcher ringt,
hat mein Ja.
Und der Größte unter ihnen bin ich,
der mit der Gottheit ringt.
Um meiner und vieler Schmerzen willen
richt’ ich Dich,
daß Du nicht vollbrachtest.
Dein bestes Kind richtet Dich,
Dein kühnster Geist,
verwandt zu Dir
und abgewandt zugleich.
§
Eccomi davanti a te, Giove,
perché ne ho la forza.
Tu mi hai eletto e questo
mi obbliga a te. Sono
saggio abbastanza da pensarti
ovunque, e non cerco
il potente ma il dio buono.
Sento la tua voce dalle nubi:
tu ti tormenti, Prometeo.
Da sempre il tormento è il mio destino
perché sono nato per amare.
Spesso chiedendo e pregando
ho guardato a te: ma invano!
Batta dunque alla tua porta
La grandezza del mio scherno!
E se non basto io,
ti lascio con la tua superbia.
Tu sei grande, è grande
la tua opera. Ma
solo grande all’inizio,
incompiuta.
Un frammento.
Còmpila!
Allora griderò l’evviva!
Viva lo spazio, la legge
che lo attraversa e misura.
Ma non griderò l’evviva.
Approverò soltanto
l’uomo che lotta.
E il più grande sono io
che lotto con la divinità.
Per i dolori di molti e per i miei
io ti giudico,
per ciò che non hai fatto.
Ti giudica il tuo figlio migliore,
il tuo spirito più audace,
a te affine eppure
tanto da te diverso.
ERNST PAUL KLEE