Quando mi rimproveri di non occuparmi nei miei libri
che di Ferrara e del territorio immediatamente limitrofo
Reno e Po a sude a nord non osando io varcarli che di rado e
di straforo
e l’Adriatico ad est non facendocela in pratica
a giammai raggiungerlo
dovresti ricordarti della nostra gita dell’estate scorsa alle
rovine di Velia
di come t’era piaciuto camminare accanto a me e al bravo
ospite Soprintendente
alta e bionda e straniera e di roseo sangue tu pura
fra noi due diversamente impuri
italioti
incantata in ascolto mentre salendo adagio verso la
matematica
fulgida Porta parmenidea ritta sopra la cima
del colle giusto a
cavallo
venivamo noi uomini favoleggiando insieme degli
aristocratici
coloni greci per secoli e secoli
lassù sopravvissuti in faccia al deserto del Tirreno
incistata
asciutta stirpe carnivora di intellettuali sdegnosi
d’intrattenere
rapporti con le plebi aborigene dell’entroterra
lucano
– tutti bassi costoro e di corte gambe nonché di grandi
deretani da divora tori d’amidacei e di
carboidrati –
che non fossero rigorosamente pratici e affatto
funzionali
superbamente beati essi dal primo all’ultimo della loro
perfetta solitudine
Come t’erano piaciuti i nostri discorsi come
ti sentivi tu pure greca partecipe in qualche modo e
depositaria .
tu pure di un’aurea lingua particolare ed esclusiva
da adoperare.esclusivamente fra rari eguali quasi divini
dinanzi agli sbalorditi
umidi occhi nerissimi del semiservile
contadiname circostante
e come invidiosa anche e gelosa apparivi – così
dichiarandomi
nel solito stile tuo che tuttora
mamI-
del fatto che l’ellenica Porta suprema alla cui fresca ombra
frattanto
nemmeno troppo affannato il trio nostro mirabile oramai
ristava
l’eccellente archeologo l’avesse – non appena accadutogli
di restituirla intatta al bel sole e all’azzurro dell’antico
privilegiato
straniamento ausonio –
battezzata Rosa – come spiegò – dal nome dell’ancor
giovane sua
sposa conscia consorte negli studi congeniali e madre
dei suoi figli!
Non lasciarmi solo a scavare nella mia città a resuscitare
grado a grado alla luce
ciò che ai lei sta sepolto là sotto il duro
spessore di ventimila e più giorni
E là Rosa mia mia Regina che io sono giovane e bello e puro
ancora
là l’esclusivo padrone e signore per sempre il solo
Re.
GIORGIO BASSANI