L’educazione cattolica

Nelle sole parole che ricordo
Di mia madre – che «Dio
Diceva – è in cielo in terra
e in ogni luogo» – la gutturale gh

Disinvolta intaccava il luò d’un l’uovo
contro il bordo d’un piatto
Serenamente dopo in cielo in terra
Dal guscio separato in due metà

Scodellava sul fondo il tuorlo intatto
La madre sconosciuta parlava
Religione entrava
Nella mia tenera età.

GIOVANNI GIUDICI

Published in: on aprile 20, 2021 at 07:06  Lascia un commento  

Questo caro sgomento

L’infanzia dalle lunghe calze nere
Logorate ai ginocchi sugli spigoli
Dei banchi, l’infanzia delle preghiere
Assonnate ogni sera, delle nere

Albe dei morti, della litania
Di zoccoli cristiani sul selciato,
L’infanzia che m’ha dato
Questo caro sgomento mio d’esistere…

GIOVANNI GIUDICI

Published in: on giugno 27, 2020 at 07:27  Lascia un commento  

La vita in versi

.
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
.
GIOVANNI GIUDICI
Published in: on gennaio 11, 2020 at 07:38  Lascia un commento  

Sì, una volta con rabbia

Sì, una volta – con rabbia
Vergogna quasi ringhiando
I dolci nomi osceni –
Che non poteva dirsi per amore
Ricolmante sospiro dell’assenza
Ma di morsi assediandovi mentale
Per sfregio e penitenza
Per vile affanno sulla vana via
Dell’annusato odore
Madore vostro di profusi seni –
Proprio così l’ho fatto
Dovreste avermi sentito
Non fosse che nell’attimo distratto
Sul vello sfiorando un dito

GIOVANNI GIUDICI

Published in: on ottobre 12, 2019 at 07:23  Lascia un commento  

Via Stilicone

Via Stilicone è a Milano una
Fra le vie più tristi che io conosca
Una fila di case e quasi niente
A confortarle dalla parte opposta

Dove vaneggiano alle notti
Di uno scalo e di un cimitero
Le luci delle sue finestre
Occhi di fatiscente impero

Come la fronte di chi stando
A un nudo tavolo altra fronte
Cerca a cui stringersi posarsi
Ma nessuna gli risponde

E giù si piega e si abbatte
Si fa cuscino delle braccia
Vuole scappare da se stesso
Sparire alla propria faccia

Strada uguale a dove sbando
Più ogni giorno o amica mia
Al Senzafondo al nome Morte
Che ha per compagna Follìa

Via Stilicone è a Milano la via
Più vulnerabile che io conosca
Una fila di case con paura
Del buio dalla fronte opposta

GIOVANNI GIUDICI

Published in: on gennaio 23, 2019 at 07:07  Comments (2)  

L’amore dei vecchi

In una gloria di sole occidentale
vaneggi, mente stanca:
inseguito prodigio non s’adempie
nell’aldiquà del fiore che s’imbianca

Ma tu, distanza, torna a ricolmarti
tu a farti terra in questa ferma fuga
mare di nuda promessa
ai nostri balbettanti passi tardi

E tu, voce, rimani
persuàdici – un poco, un poco ancora
nostro non più domani,
usignolo dell’aurora

GIOVANNI GIUDICI

Published in: on ottobre 4, 2011 at 07:36  Comments (5)  
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Sensi

Come per quotidiana intimità

che più non ci sorprende del noi stesso

in piena luce in ombra e oscurità

abito non diverso nel tuo sesso:

lo guardo attento insieme a te patisce

il gentile morirsi d’ora in ora,

la lingua ti nomina e lambisce,

la mano ti medita e ti esplora

il respiro ti parla, il tuo tremore

del futuro svuotato m’impaurisce

l’orecchio accosto al cuore

un tempo di brevi momenti scandisce:

dove in te scopro una terra evidente

che nei previsti confini concludo

mia familiare madre e parente

coscienza e corpo nudo.

GIOVANNI GIUDICI      (1924-2011)