La melanconia

Fonti, e colline
Chiesi agli Dei:
M’udiro al fine,
Pago io vivrò.
Nè mai quel fonte
Co’ desir miei,
Nè mai quel monte
Trapasserò.

Gli onor che sono?
Che val ricchezza ?
Di miglior dono
Vommene altier:
D’un’alma pura,
Che la bellezza
Della Natura
Gusta, e del Ver.

Nè può di tempre
Cangiar mio fato:
Dipinto sempre
Il ciel sarà.
Ritorneranno
I fior nel prato
Sin che a me l’anno
Ritornerà.

Melanconia,
Ninfa gentile,
La vita mia
Consegno a te.
I tuoi piaceri
Chi tiene a vile,
Ai piacer veri
Nato non è.

O sotto un faggio
Io ti ritrovi
Al caldo raggio
Di bianco ciel;
Mentre il pensoso
Occhio non movi
Dal frettoloso
Noto ruscel:

O che ti piaccia
Di dolce Luna
L’argentea faccia
Amoreggiar;
Quando nel petto
La Notte bruna
Stilla il diletto
Del meditar:

Non rimarrai,
No, tutta sola:
Me ti vedrai
Sempre vicin.
Oh come è bello
Quel di viola
Tuo manto, e quello
Sparso tuo crin!

Più dell’attorta
Chioma, e del manto,
Che roseo porta
La Dea d’Amor:
E del vivace
Suo sguardo oh quanto
Più il tuo mi piace
Contemplator

Mi guardi amica
La tua pupilla
Sempre, o pudica
Ninfa gentil;
E a te, soave
Ninfa tranquilla,
Fia sacro il grave
Nuovo mio stil.

IPPOLITO PINDEMONTE

Published in: on aprile 29, 2013 at 06:58  Comments (1)