Eccetto l’amore

Non amavo, ma piangevo. No, non amavo, tuttavia
solo a te ho indicato nell’ombra il volto adorato.
Tutto nel nostro sogno non assomigliava all’amore:
né ragioni, né indizi.

Solo noi ha salutato questa immagine dalla sala serale,
solo noi – tu ed io – le abbiamo portato un verso lamentoso.
Il filo dell’adorazione ci ha legati più forte
dell’innamoramento – degli altri.

Ma l’impeto è passato e dolcemente qualcuno si è avvicinato
che non poteva pregare, ma amava. Non affrettarti a condannare!
Ti ricorderò come la più tenera nota
nel risveglio dell’anima.

Tu vagavi in questo animo triste come in una casa non chiusa.
(nella nostra casa, in primavera…) non definirmi quella che ha dimenticato!
Io ho riempito di te tutti i minuti tranne
il più triste – quello dell’amore.

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on ottobre 2, 2020 at 07:24  Lascia un commento  

Prega amico, per la casa

Ecco ancora una finestra,
dove ancora non dormono.
Forse – bevono vino,
forse – siedono così.
O semplicemente – le due
mani non staccano.
In ogni casa, amico,
c’è una finestra così.
Non candele o lampade hanno acceso il buio:
ma gli occhi insonni!
Grido di distacchi e d’incontri:
tu, finestra nella notte!
Forse, centinaia di candele,
forse, tre candele…
Non c’è, non c’è per la mia
mente quiete.
Anche nella mia casa
è entrata una cosa come questa.
Prega, amico, per la casa insonne,
per la finestra con la luce.

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on marzo 17, 2020 at 07:29  Lascia un commento  

Cercati meno esigenti amiche

.
Cercati meno esigenti amiche,
più tenere in fatto di prodigi.
So che Venere è un fatto di mani, artigiano,
conosco il mio mestiere:
dal silenzio più solenne fino a sterminare l’anima
– tutta la divina scala –
da: mio respiro! a: non respirare!
.

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on gennaio 21, 2019 at 07:31  Comments (1)  

Come spostando pietre

Come spostando pietre
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.

Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto.

Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.

Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.

Riconosco l’amore dal boato
– dal trillo beato –
lungo tutto il corpo!

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on dicembre 15, 2016 at 07:36  Comments (1)  

Un bianco sole

.
Un bianco sole e basse, basse nubi,
lungo gli orti – dietro il muro bianco – un cimitero.
E sulla sabbia file di spauracchi di paglia
sotto le traverse a statura d’uomo.
E, penzolandomi oltre i paletti dello steccato,
vedo: strade, alberi, soldati sbandati.
Una vecchia contadina, cosparso di sale grosso
mastica e mastica un tozzo di pane nero…
Come hanno potuto incollerirti queste nere capanne,
Signore! e perché a tanti mitragliare il petto?
Passa un treno e ulula, e si mettono a ululare i soldati,
e leva polvere, leva polvere la strada che indietreggia…
– No, morire! Meglio non essere mai nati,
che questo lamentoso, penoso, carcerario ululato
per le belle dalle nere ciglia. – Ah, e pure cantano
adesso i soldati! Oh, Signore, Dio mio!
.
MARINA IVANOVNA CVETAEVA
Published in: on febbraio 3, 2016 at 07:36  Lascia un commento  

Lode, fai piano!

 .
Lode, fai piano!
Non sbattere le porte –
gloria!
Angolo
del tavolo – e gomito.
Scompiglio – basta!
Cuore – tranquillo!
Gomito e fronte.
Gomito e – testa.
Giovani – amare.
Vecchi – scaldarsi.
E non c’è tempo – d’essere,
né dove cacciarsi.
Anche una tana, ma –
da sola! Gocce
dai rubinetti,
strepito di sedie,
bocche che parlano
con la minestra
in bocca: “Grazie
per i bei versi”.
Dei miei vicini
remoti, nessuno
indovina – che pena
per la mia testa!
Orchestra di vandali!
Fortezza o steppa –
il paradiso è dove
non parlano!
Il bottegaio – soldi.
Il dongiovanni – prede.
A Dio io chiedo
una stanza – qualunque –
un buco – da sola! –
un posto – per me! –
quattro pareti per
il silenzio.
 .
MARINA IVANOVNA CVETAEVA
Published in: on luglio 4, 2015 at 07:00  Comments (1)  

Pagina bianca per la tua penna

Io sono una pagina per la tua penna.
Tutto ricevo. Sono una pagina bianca.
Io sono la custode del tuo bene:
lo crescerò e lo ridarò centuplicato.
Io sono la campagna, la terra nera.
Tu per me sei il raggio e l’umida spiaggia.
Tu sei il mio Dio e Signore, e io
sono terra nera e carta bianca.

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on dicembre 16, 2014 at 07:28  Comments (4)  

A noi fervide sorelle

A noi, fervide sorelle,
Toccherà andare all’inferno,
Bere l’infernale pece,
Noi, che in ogni nostra vena
Al Signore lodi alzammo!
Noi su culla e filatoio
Mai ricurve nella notte,
Noi condotte sulla barca
Con indosso l’ampio burka.
Noi, fasciate in fini sete
Della Cina fin dall’alba,
Che cantammo inni celesti
Presso il rogo dei briganti.
Casalinghe neghittose
«Cuci e scuci, e tutto a sfascio!»
Danzatrici e flautiste,
Tutto il mondo – ai nostri piedi!
Ora in dosso pochi stracci,
Ora appese fra le stelle.
Per fortezze e per taverne
Marinando i sette cieli.
A passeggio nelle notti
Nel giardino che fu d’Eva…
– A noi, tenere ragazze,
Sorelline mie cortesi,
Toccherà andare all’inferno!

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on marzo 4, 2014 at 07:12  Comments (2)  

Cammini a me somigliante

Cammini, a me somigliante,
gli occhi puntando in basso.
Io li ho abbassati- anche!
Passante, fermati!
Leggi – di ranuncoli
e di papaveri colto un mazzetto
– che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo.
Non credere che qui sia – una tomba,
che io ti apparirò minacciando…
A me stessa troppo piaceva
ridere quando non si può!
E il sangue fluiva alla pelle,
e i miei riccioli s’arrotolavano…
Anch’io esistevo, passante!
Passante, fermati!
Strappa uno stelo selvatico per te
e una bacca – subito dopo.
Niente è più grosso e più dolce
d’una fragola di cimitero.
Solo non stare così tetro,
la testa chinata sul petto.
Con leggerezza pensami,
con leggerezza dimenticami.
Come t’investe il raggio di sole!
Sei tutto in un polverio dorato…
E che almeno però non ti turbi
la mia voce di sottoterra.

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on novembre 19, 2013 at 07:27  Comments (4)  

Indizi

Come spostando pietre:
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.

Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto

Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.

Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.

Riconosco l’amore dal boato
– dal trillo beato –
lungo tutto il corpo!

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Published in: on dicembre 8, 2012 at 07:09  Comments (2)