Amando, dove sei?

Cosa insinua di incerto l’amore
nella speranza, il fiore quale scandalo
nella sua erta oltranza? Dove sei,
amando dove sei?
Nell’altra stanza
odi un canto, un passo strascicato
di danza, e non ci vai, resti dubbioso.
Sai che talvolta è meglio la distanza
che inoltrarti in un ritmo che ascolti
e che vuoi che rimanga nel suo enigma
in cui molti significati, troppi
forse, sono racchiusi nel suo stigma.

PIERO BIGONGIARI

Published in: on Maggio 5, 2020 at 06:58  Lascia un commento  

Assenza

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Non ha il cielo un segreto che ti culmini,
le tue risa s’iridano al vetro
della sera dolcissima di fulmini.
Al cielo sale nel tuo gesto effìmero
la riga d’un diamante, lo smeriglio
ricalcola all’assenza una giunchiglia
morta nel sonno e al tenero fermaglio
del tuo dolore che non si può chiudere
geleranno dagli astri luci blu,
luci sorte alla piega delle labbra
che rimormorano arse cielo al cielo.
Dove un rapido greto si distrugge,
dove odorano (al tuo braccio?)
gaggie, segreto faccio
mia la tua pena che non ti raggiunge.
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PIERO BIGONGIARI
Published in: on novembre 13, 2019 at 07:30  Lascia un commento  

Il diluvio

Io e te siamo rimasti,
calate le acque,
a guardarci negli occhi, scintillanti
del sole di dopo il diluvio,
e le cose sono rimaste a parlare
perché si trovano qua e là
disposte come a caso tra me e te,
schistose morbide pesanti
a coprire il biancore viscido dei lombrichi.
Tutto al di là di quello che è stato,
l’amore che ha parlato
ha le stesse parole in bocca
a pronunciare il suo piú alto discorso,
quello della sua stessa indifferenza.

PIERO BIGONGIARI

Published in: on marzo 24, 2018 at 07:03  Lascia un commento  

A volte penso che sia troppo

A volte penso che sia troppo, scrivere,
quasi scriversi addosso, quasi vivere.
È un quasar questo foglio che s’impenna
tra morte e vita. Tu, mio Dio, perdonami.

Troppi gli avvenimenti che non furono,
e i pensieri, i pensati e gli impensati,
tradiscono qualcosa, il non pensiero.
Merito forse io di dire agli altri

che il dolore confina con la gioia,
se la noia del passero travalica
l’incredula felicità? Io passo,
forse son io che lascio i fuochi spenti

nei bivacchi che incontro, io che ai torrenti
d’altri fuochi stellari mi guardai
cercandovi l’opaco per vedermi.
Tu lasciami Signore, la mia mano

non è degna di te: devo seguire
quanto non ti somiglia, rialzare
le erbe che calpesto, amare quanto
non è degno d’amore. E lo sapevo…

Gli spazi dell’orrore e del sorriso
si possono, chi è desto, sovrammettere.
Quanto di sé non vede, un viso dice,
ma quanto dice, fu visto per sempre.

PIERO BIGONGIARI

Published in: on ottobre 24, 2017 at 07:26  Comments (2)  

Uno scialle di lacrime

Una carne bianchissima là fiorisce nel deserto,
un pianto oscuro trina lo scialle dell’amore,
nessun vaso lacrimale vuole accoglierne la pendula
sedulità, solo la sabbia, vicino all’orcio vuoto, può imprimersene.

Ma tu di che cosa t’impressioni, orma che hai l’aspetto concavo
d’un volo volato via, ali seguitano a sciogliersi in colore
attorno ai tuoi occhi asciutti, e il deserto di chi fu ricusato
solo elitre battagliere abitano, specchi rotti del multiplo affacciarsi

dell’identico a se stesso. L’amore, l’amore trovato nell’ultima carica
della bambola, è qui che cammina, senz’altra carica che quella che lo lancia
dal confine ricurvo dell’universo, dal quasar morente
a questo spazio piccolissimo che devi riassumere tu indicandomi.

PIERO BIGONGIARI

Published in: on Maggio 13, 2017 at 06:51  Comments (2)  

La tempesta

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Forse è questa l’ora di non vedere
se tutto è chiaro, forse questa è l’ora
ch’è solo di sé paga, ed il tuo incanto
divaga nell’inverno della terra,
nell’inferno dei segni da capire.
Ma non farti vedere dimostrare
ancora le tue formule, è finita
l’orgia dei risultati rispondenti
alle cause. Sei sola, batti i denti
accosto ai vetri nevicati, tetri.
Divergono in un morbido riaccendersi
d’altro sangue i destini che ci unirono.
Tu li ricordi come – in queste tarde
ore che riscoccano dalla pendola –
in un fuoco di tocchi, in un orrendo
scatenarsi, dai tuoi armadi, di bambole.
La nostra vita, catturata, vedi,
mentr’era armata solo di silenzio,
come dai parafulmini ridesti
da un lampo, trova il filo da seguire
per non morire restando se stessa.
 .
PIERO BIGONGIARI
Published in: on ottobre 25, 2014 at 07:47  Comments (1)