Dietro una donna

Spostato su col gomito un lievito di nebbia,

Colava biacca da una fiasca nera

E a briglia sciolta nel cielo

Canuto e greve caracollava fra le nuvole.

Nel fuso rame di case stagnate

A stento si contengono i tremiti delle vie,

Stuzzicati da un rosso mantello di lussuria,

I fumi diramavano le corna dentro il cielo.

Cosce -vulcani sotto il ghiaccio delle vesti,

Messi di seni mature già per il raccolto.

Dai marciapiedi con ammicchi malandrini

Frecce spuntate insorsero gelose.

Stormo che a un colpo di tacco si levi a volo nel cielo

Preghiere di altezze presero al laccio Iddio:

Con sorrisi da topi lo spennarono

E beffarde lo trassero per la fessura d’una soglia.

L’Oriente in un vicolo le scorse,

Più in alto risospinse la smorfia del cielo

E il sole dalla nera borsa strappato fuori

Pestò con cattiveria le costole del tetto.

 

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on dicembre 5, 2019 at 06:50  Lascia un commento  

La guerra è dichiarata

Edizione della sera! della sera!
Italia! Germania! Austria!!»
« E sulla piazza, tetramente listata di nero,
sprizzò uno zampillo di sangue purpureo! .
Il muso a sangue si ruppe un caffè,
imporporato da un urlo ferino:
«lntossichiamo col sangue i giuochi del Reno!
li tuono dei cannoni sui marmi di Roma!».
Dal cielo, lacerato sulla punta delle baionette,
sgocciolavano lacrime di stelle, farina in un setaccio,
e la pietà gridava, pestata dalle suole:
«Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi!».
Sul piedistallo sfaccettato i generali di bronzo
supplicavano: «Liberateci e noi andremo!».
Scalpitavano i baci della cavalleria in partenza,
e i fanti volevano la vittoria assassina.
Alla città ammucchiata, mostruosa venne in sogno
la voce di basso del cannone sghignazzante;
da occidente cadeva neve rossa
in brandelli- succosi di carne umana.
Si gonfiava nella piazza una compagnia dietro l’altra,
sulla sua fronte irata le vene erano turgide!
«Aspettate, tergeremo le spade
sulla seta delle cocottes!! nei viali di Vienna!».
Gli strilloni si sgolavano: «Edizione della sera!
Italia! Germania! Austria!».
Ma dalla notte, listata tetramente di nero,
sprizzava uno zampillo di sangue purpureo.

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on gennaio 18, 2019 at 07:26  Lascia un commento  

Ascoltate!

Ascoltate!
Se accendono le stelle –
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella! –
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
“Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Sì?!”.
Ascoltate!
Se accendono
le stelle –
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?!

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on ottobre 21, 2018 at 07:06  Comments (1)  

Amore

Una ragazza spaventata s’avvolgeva nella palude,
si diffondevano lugubri i motivi delle rane,
sui binari s’agitava qualcuno dai capelli rossi,

e rimbrottando passavano le locomotive coi boccoli.
Su coppie di nubi attraverso il delirio solare,
incalzava la foga di una  mazurca d’aria,
ed ecco io, torrido marciapiede di luglio,
mentre una donna getta baci come cicche!

Abbandonate le città, stupida gente!
Andate nudi a versare al solleone
vini ubriachi negli otri-petti,
pioggia-baci sulle braci-guance.

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on giugno 12, 2017 at 07:41  Comments (3)  

Pena

In una vaga disperazione il vento
si dibatteva disumanamente.
Gocce di sangue annerendosi
si gemmavano sulle labbra d’ ardesia.
E uscì, a isolarsi nella notte,
vedova la luna.

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on marzo 6, 2017 at 06:50  Comments (1)  

Ancora Pietroburgo

Negli orecchi i frantumi di un accaldato ballo
e dal Nord – più canuta della neve – una nebbia
dal volto di cannibale assetato di sangue
masticava gli insipidi passanti.

Le ore incombevano come un volgare insulto,
incombono le cinque e sono poi, le sei.

Ci sta a guardare dal cielo una canaglia
maestosamente come un Lev Tolstoi.
 .
VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ
Published in: on settembre 3, 2016 at 07:14  Comments (1)  

Non ho bisogno di te

Tanto lo so
tra breve creperò
se davvero tu esisti
o dio
o mio dio
se fossi tu a tessere il tappeto stellato
se questo tormento ogni giorno moltiplicato
è per me un tuo esperimento
indossa la toga curiale.
La mia visita attendi
sarò puntuale
non tarderò ventiquattr’ore.
Ascoltami
altissimo inquisitore!

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on marzo 11, 2015 at 07:27  Comments (2)  

Ascolta

Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro
l’amore è morto…
l’amore è morto…
ascolta
rispondimi senza mentire…
come due fosse
in viso ti si scavano gli occhi…
lo so che già consumato è l’amore.
Ormai
a più d’un segno vi riconosco la noia

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on settembre 16, 2014 at 07:28  Comments (3)  

La nostra marcia

Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena del secondo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Il toro dei giorni è screziato.
Lento è il carro degli anni.
La corsa il nostro dio.
Il cuore il nostro tamburo.
Che c’è di più divino del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d’un proiettile?
Nostra arma sono le nostre canzoni.
Nostro oro sono le voci squillanti.
Prato, distenditi verde,
tappezza il fondo dei giorni.
Arcobaleno, dà un arco
ai veloci corsieri degli anni.
Vedete, il cielo ha noia delle stelle!
Da soli intessiamo i nostri canti.
E tu, Orsa maggiore, pretendi
che vivi ci assumano in cielo!
Canta! Bevi le gioie!
Primavera ricolma le vene.
Cuore, rulla come tamburo!
Il nostro petto è rame di timballi.

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on novembre 26, 2013 at 07:31  Comments (4)  

Eppure

San Pietroburgo

La via sprofondò come il naso d’ un sifilitico.
Il fiume era lascivia sbavata in salive.
Gettando la biancheria sino all’ ultima fogliuzza,
i giardini si sdraiarono oscenamente in giugno.

Io uscii sulla piazza
a mo’ di parrucca rossiccia
mi posi sulla testa un quartiere bruciato.
Gli uomini hanno paura perchè dalla mia bocca
penzola sgambettando un grido non masticato.

Ma, senza biasimarmi nè insultarmi,
spargeranno di fiori la mia strada, come davanti a un profeta.
Tutti costoro dai nasi sprofondati lo sanno:
io sono il vostro poeta.

Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!
Solo, attraverso gli edifici in fiamme,
le prostitute mi porteranno sulle braccia come una reliquia
mostrandomi a Dio per loro discolpa.

E Dio romperà in pianto sopra il mio libriccino!
Non parole, ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l’ ascella
per leggerli, ansando, ai suoi conoscenti.

VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ

Published in: on gennaio 12, 2013 at 07:16  Comments (3)