La disperazione di Penelope

Non era possibile che non lo riconoscesse alla luce del focolare; non c’erano
i panni logori del mendicante, il travestimento, no; segni certi:
la cicatrice sul ginocchio, la forza, la furbizia nell’occhio. Terrorizzata,
appoggiando la schiena al muro, cercava una giustificazione,
ancora un intervallo di tempo di breve durata, per non rispondere,
per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent’anni,
venti anni di attesa e di sogni, per quest’infelice,
per questo vecchio grondante sangue? Si lasciò cadere su una sedia
guardò lentamente i pretendenti morti sul pavimento, come se guardasse
i suoi propri desideri morti. E: ”Bentornato”, gli disse,
sentendo estranea, lontana la sua voce. Sulle ginocchia il telaio suo
riempiva il soffitto di ombre a forma di grata; e quanti uccelli aveva tessuto
con cuciture rosse lucenti su fogliame verde, all’improvviso,
quella notte del ritorno, finirono in nera cenere
volando basso nel cielo piatto dell’estrema sofferenza.

YIANNIS RITSOS

Published in: on giugno 8, 2020 at 19:00  Lascia un commento  

Corpo nudo

Corpo nudo
coricato o eretto
geografia ignota
studiata mille volte
appresa a memoria
ignota –
ho udito il colpo –
chi ha gettato i dadi
sulle mattonelle del bagno?

YIANNIS RITSOS

Published in: on Maggio 6, 2020 at 07:02  Lascia un commento  

O carnale Diotima

Tutti i corpi che ho toccato, che ho visto, che ho preso, che ho sognato,
tutti addensati nel tuo corpo.
O, tu carnale Diotima nel gran simposio dei Greci.
Se ne sono andate le flautiste,
se ne sono andati filosofi e poeti.
I begli efebi dormono già
lontano, nei dormitori della luna.
Tu sei sola nella mia preghiera innalzata.
Un sandalo bianco dai lunghi lacci bianchi è legato alla gamba della sedia.
Sei l’oblio assoluto: sei il ricordo assoluto.
Sei la non incrinata fragilità.
Fa giorno.
Fichi d’ India carnosi scagliati dalle rocce.
Un sole rosa immobile sul mare di Monemvasià.
La nostra duplice ombra
si dissolve alla luce sul pavimento di marmo pieno di cicche calpestate,
coi mazzetti di gelsomini infilati negli aghi di pino.
O, carnale Diotima,
tu che mi hai partorito e che ho partorito,
è ora che partoriamo azioni e poesie, che usciamo nel mondo.
Davvero, non scordare quando vai al mercato
di comprare mele in abbondanza,
non quelle d’oro delle Esperidi,
ma quelle grosse e rosse
che quando affondi nella polpa croccante i tuoi splendidi denti resta impresso,
come l’eternità sui libri, pieno di vita, il tuo sorriso.

YIANNIS RITSOS

Published in: on settembre 15, 2019 at 07:23  Lascia un commento  

Scolorimento

Più passa il tempo e più ingrandisce il mare.
Contemporaneamente perde i suoi colori,
le cime si spezzano una a una. Innumerevoli ancore
arrugginiscono sulla terraferma. Quella che chiamavamo
libertà che non fosse la perdita? E che non sia
la perdita l’unico guadagno? Dopo
né perdita né guadagno. Niente. Le luci
della dogana e della taverna sul mare spente.
Solo la notte con le sue stelle false.

YIANNIS RITSOS

Published in: on dicembre 6, 2018 at 07:26  Lascia un commento  

Durata

La notte ci guarda tra il fogliame delle stelle.
Bella notte silenziosa. Verrà una notte
in cui non ci saremo. E anche allora
il granturco canterà le sue canzoni antiche,
le mietitrici s’innamoreranno accanto ai covoni,
e tra i nostri versi dimenticati
come tra le spighe gialle
un viso giovane, illuminato dalla luna,
guarderà, come noi stanotte, quella piccola
nube d’argento
che si piega e appoggia la fronte sulla spalla
dell’altura.

YIANNIS RITSOS

Published in: on settembre 2, 2018 at 07:00  Lascia un commento  

Anche le parole

Anche le parole
vene sono
dentro di esse
sangue scorre
quando le parole si uniscono
la pelle della carta
s’accende di rosso
come
nell’ora dell’amore
la pelle dell’uomo
e della donna.

YIANNIS RITSOS

Published in: on giugno 25, 2018 at 06:50  Comments (1)  

Poesia carnale 4

Le poesie che ho vissuto tacendo sul tuo corpo
mi chiederanno la loro voce un giorno, quando andrai.
Ma io non avrò più voce per ridirle allora. Perché tu eri abituata
a camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi sul letto,
gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi le mani
sui ginocchi, mettendo in mostra provocante
i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così – dicevi;
ricordarmi così coi piedi sporchi; coi capelli
che mi coprono gli occhi – perché ti vedo più profondamente così. Dunque,
come potrò più avere voce. La Poesia non ha mai cammi
nato così sotto i bianchissimi meli in fiore di nessun paradiso.

YIANNIS RITSOS

Published in: on settembre 4, 2017 at 07:35  Comments (2)  

Tra una moltitudine di automobili

Tra una moltitudine di automobili
tra migliaia di giacche vuote
appese fuori sui muri
una giovane donna sorrise
un triciclo passò carico di azalee
balenarono rossi i falli delle statue –
dunque non è impostura la poesia.

YIANNIS RITSOS

Published in: on marzo 21, 2017 at 07:17  Comments (1)  

Crepuscolo

Conosci quell’istante del crepuscolo estivo
dentro la stanza chiusa; un tenue riflesso rosa
obliquo sull’assito del soffitto; e la poesia
incompiuta sul tavolo – due versi in tutto,
promessa inadempiuta di un meraviglioso viaggio,
d’una certa libertà, d’una certa autosufficienza,
d’una certa (relativa, beninteso) immortalità.

Fuori, per strada, di già l’invocazione della notte,
le ombre leggere di dèi, uomini, biciclette,
quando si svuotano i cantieri, e i giovani operai
coi loro attrezzi, coi floridi capelli fradici,
con qualche spruzzo di calce sugli abiti consunti,
svaniscono nell’apoteosi dei vapori vespertini.

Otto colpi decisivi del pendolo, in cima alla scala,
per tutta la lunghezza del corridoio – colpi inesorabili
d’un martello imperioso, nascosto dietro il cristallo
ombrato; e simultaneamente il rumore secolare
di quelle chiavi che non è mai riuscito a stabilire
con precisione se aprano o chiudano.

YIANNIS RITSOS

Published in: on giugno 15, 2016 at 07:17  Comments (3)  

Del silenzio

Le cose che non dicevi mai, proprio quelle
davano sangue alle parole che dicevi e che restavano in aria
sospese, ambigue, come note inspiegabili
di una futura musica notturna. Ora
non hai più niente da dire, giacchè non hai niente da
      nascondere. Il silenzio
ti chiude completamente fuori dagli eventi
a sentire le giovani motociclette giù sulla litoranea
a sentire i fischi delle navi “Sàmena”, “Ikaros”, “Egeo”,
che navigavano giorno e notte tra alterne bonacce e tempeste
con destinazione finale il grande Ormeggio oscuro.

YIANNIS RITSOS

Published in: on marzo 17, 2015 at 07:07  Comments (1)