
Caro Dante,
se mai entrassi in Paradiso – prima ancora di vedere Dio – vorrei riveder mia madre.
(Un tuo lettore)
Aurelio Zucchi
Caro Dante,
se mai entrassi in Paradiso – prima ancora di vedere Dio – vorrei riveder mia madre.
(Un tuo lettore)
Aurelio Zucchi
Il caro amico Aurelio Zucchi ci ha fatto un regalo: è un suo breve racconto, un’esperienza dell’animo che desidera condividere con tutti noi e che siamo felici di ospitare tra le pagine del Cantiere. Naturalmente il brano sarebbe comunque troppo lungo per figurare come post sul nostro sito, per cui, analogamente a quanto fatto in precedenza con lavori di altri nostri amici, vi invito a “linkare” l’indirizzo qui sotto, dove troverete immediatamente il racconto. Vi auguro una buona lettura, e ringrazio l’amico poeta per il suo dono, complimentandomi per le sue doti espressive e la sua finezza narrativa.
Il Cantiere
Questo strano Natale
Come nessuno ricorda,
Questo Natale
Quasi senza feste e festoni,
Arriva da un lungo anno
Fatto di vittime e malati,
Di foto quasi spaziali
Dagli ospedali,
Di stanchezza e visi sconvolti,
Di persone in affanno
Nelle proprie vite.
Questo strano Natale
Di chiusure e isolamento,
Questo Natale singolare
Che ci vede tutti un po’ dimessi,
Disorientati e preoccupati,
Questo Natale può essere speciale.
Vestiamolo di dolcezza,
Addobbiamolo di amore e
Pensieri buoni, accendiamolo
Con le speranze più luminose,
Affinché il ripartire sia migliore,
Affinché tutta la sofferenza
Abbia un riscatto e il cammino
Sia davvero insieme.
“Insieme” bellissima parola.
E dunque Buon Natale.
Piera Grosso
La mia malattia è un tunnel in cui sono entrata quasi un anno fa. Non mi manca il coraggio, non ho neanche paura, sono solo stanca di ospedali e visite e esami e parole e tutto quanto. Tutti quelli che mi amano, non vogliono più sentire che dico qualcosa al riguardo, non accettano i miei attimi di ribellione, di spaccatura, di libertà dalla malattia. La salute è il bene primario, ricordiamocelo tutti, quando stiamo bene o quando riusciamo ad uscire da qualche tunnel fortunosamente. Io comunque ci sono dentro ancora, adesso sto qui in ospedale aspettando…aspettando sola, causa covid. Eppure ce la farò, sono di materiale resiliente, vengo da generazioni di resilienza, ma in questi giorni qualcosa mi accade. Mi accade per esempio tutta questa stanchezza e il dolore, che hanno mutato ancora di più la qualità della mia vita, ancora di più….un peggioramento. Chi l’ha detto che è più importante la quantità a scapito della qualità? Ci sono state vite brevi che hanno valso 100 anni e lunghe vite senza un senso. Veramente io vorrei che la mia fosse lunga e piena di senso, piena di tutto. Proprio stamattina scrivevo ad un amico “ho ancora tanto da dire, fare, viaggiare, dare e amare”.
Guardo il sole quasi al tramonto con una grande speranza, oggi sono stata meglio con i miei acciacchi correlati alla cura, forse sto proprio vincendo questa lotta fatta di passi felpati e passi pesanti perché il nemico devo scacciarlo ed è un nemico dichiarato, ma subdolo. Intanto vivo, il più possibile, per quanto riesco e come posso, contornata da chi mi ama di più e nonostante. Vivo perché vivere è esaltante e miracoloso.
Piera Grosso
Caro Dante,
se mai entrassi in Paradiso – prima ancora di vedere Dio – vorrei riveder mia madre.
(Un tuo lettore)
Aurelio Zucchi
Silenzio
gerani sbocciati
azalea agghindata
limone fiorito
Ma il cielo piange
e io piango con lui.
Ma mamma passero
chiama i suoi piccoli
imbocca paziente
quei becchi spalancati
lei sa che oggi è la loro festa
lei sa che domani
il sole splenderà
ancora.
Sandro Orlandi
Quest’anno una Pasqua particolare
da lontano e distanti particolari
auguri che a quel suon festante
a quell’allegro scampanio di Cristo
Risorto annunciazione in qualche
dove si muterà quel suono in triste
annuncio che molte anime lì sono
solitarie sole volate lassù in cielo
Giuseppe Gianpaolo Casarini
B/raccia d’amore che stringono
U/n silenzio buio di sofferenza
O/ltrepassano la porta aperta del tempo
N/utrendo di luce l’onda sacra
A/ttecchita nel cuore dell’uomo
P/ace fin dove arriva l’infinito
A/rdente scende nel cuore
S/vestendo l’infreddolita anima sofferente
Q/uale acqua che canta
U/n inno di gioia
A/l mondo martoriato
Giovanni De Simone
Non sono del tutto contenta di essere Italiana in questo momento. Se da un lato rispondiamo forse giustamente ai Francesi, dall’altro male, malissimo rispondiamo al coronavirus. Non abbiamo in buona parte nessun senso civico e neppure riusciamo a cogliere la gravità delle cose che ci accadono. Non importa che i dati parlino del numero di contagi più alto nel mondo dopo la Cina, non importa che le rianimazioni siano al collasso dovendo già scegliere chi salvare e chi no, noi continuiamo a vivere normalmente o peggio. Riempiamo i locali dei navigli la sera, assaltiamo treni da Milano per il sud portando a parenti ed amici probabili se non sicuri contagi, partiamo dalla Lombardia su meravigliosi camper per villeggiare sulla riviera ligure oppure andiamo a sciare in montagna, andiamo al bar, apriamo i negozi o attività varie tra l’altro senza alcuna precauzione, continuiamo a spingere appiccicati nelle file etc…al grido “e come si fa?” Come si fa se ci ritroviamo poi malati noi o i nostri figli/parenti? Come si fa se poi non riescono ad accoglierci in rianimazione per salvarci la pelle? Dobbiamo decidere se vale di più il profitto o la nostra vita, se vale almeno per un periodo il cambio delle nostre abitudini un po’ superficiali o il superamento di questa pandemia che ci sta affossando comunque a livello economico profondo. L’esistenza non è un giochetto sui social, ma è il bene più grande che abbiamo a qualsiasi età. Pirandello con Mastro don Gesualdo così attaccato alla “roba” ci ha insegnato che non se la portò di là.
Riscopriamo le nostre case, i libri, la musica, i cibi cucinati con calma, pensati, riscopriamo il silenzio, il riposo, perfino l’ozio. Riscopriamo noi stessi. Riprendiamoci da capo per salvarci dal coronavirus, ma forse da tanti atteggiamenti sbagliati che tutti, io per prima abbiamo assunto nella corsa scervellata della nostra società. Ora devo dire che per una volta il governo e le istituzioni ci stanno dando regole giuste da seguire e fanno tutti la loro parte. Pensiamo agli operatori sanitari che fuori e dentro gli ospedali rischiando del “loro” fanno turni pazzeschi e non vedono per giorni i loro familiari. Facciamo anche noi ognuno la nostra parte, anche se ci fa paura chiudiamo le attività per quanto possibile, adottiamo tutte le regole igieniche e di salvaguardia se costretti ad uscire, restiamo nelle nostre case magari a pensare, che male male non ci fa. E parlo pure per me. Tutto questo per superare e vincere questo strano incubo che mi ricorda tanto uno dei film un po’ catastrofici sul futuro degli anni 70/80. Riflettiamoci.
Piera Grosso
Caro nonno,
non posso ancora credere
che siano passati già nove anni
dall’ultima volta che ti ho visto.
Avrei tante cose da dirti,
per esempio che quasi sette anni fa
è nato il tuo terzo nipotino Lorenzo
oppure che ho ancora
il mio piccolo foglietto appeso in camera.
Molti mi dicono
che non ti riesco neanche a ricordare
ma loro non sanno.
Non lo sanno che io mi ricordo ti te,
anche se non perfettamente
e che quei lontanissimi ricordi che ho
li ripenso ogni sera prima di dormire.
So che devo pensare positivo
e “ESSERE FORTE”
come lo sei stato per il tuo ultimo anno
ma io ti prometto che lo sarò.
La cosa più importante che ti volevo dire
è che mi manchi tanto
(e manchi anche ad Alice che purtroppo
mi chiede spesso come eri fatto).
Detto questo ti ringrazio tanto
e ti saluto dal profondo del mio cuore
e ti prometto che imparerò
ad usare il tuo telescopio.
(E ricordati che ho una sorpresa per te…)
A presto nonno.
Carola
Queste parole della sua nipotina ce le manda la cara Tinti Baldini, a dieci anni dalla perdita del suo Tino (20 gennaio 2010)