
Bologna mi avvolgi di ricordi e possibilità. Nelle tue strade, silenziose d’estate, ricerco la mia vita, mi sento non finita. Due piccioni becchettano nel sole, un mazzo di carte sparpagliate sulle scale. E’ qua il mio destino, nel non finito che mi si allarga dentro, e trova spazio nel silenzio di quasi mezzogiorno, senza gente attorno. Il mio destino sento oggi nel divino che ognuno porta in sé. In quel di più che tutti abbiamo. Lo si chiami Dio, o Fantasia, o Arte, o Spirito dell’Universo. In quell’essere diverso (Essere Diverso) oltre i gesti consueti del condurre la materialità della vita. Le ombre già giocano più pacate sui muri e danzano le fronde agli improvvisi soffi di un’aria che porta in braccio un po’ d’autunno. E’ ancora tutto fermo qua, ma più in là, rumori di attività. E’ laboriosa la città. Fra poco tutto ricomincerà. Gli echi dei giochi della sera restano negli oggetti sparsi sui muretti: una bottiglia vuota, una lattina di coca. Ancora giorni da navigare fra il cielo e le mura della città antica, prima che diventi la city di affari e malaffari, la nostra Bologna cambiata, dove non sempre ti puoi fidare, dove non sai se ti puoi fidare, prima devi osservare, non ha più il sorriso aperto di un tempo. Ancora un po’ per vagare stordita, estatica di bellezza, con la leggerezza, per compagnia, di ricordi; che sono di una mamma che qua faceva la sarta, dentro il portone di un palazzo storico di via D’Azeglio. Più avanti, nel tempo, dell’amore, che la sera mi attendeva. Uscivo dall’ufficio e mi affrettavo con la bicicletta, verso piazza Santo Stefano. Lui era là per me ed io correvo ad incontrarlo. Baci, poche parole, stare vicini bastava a dimenticare le ore noiose del lavoro, a volgere in bello il tempo del nostro tempo, a trasformare l’ umore di una giornata. Ed ora nei ragazzi che oziosi si intrattengono davanti le sette chiese, in chiacchiere o abbracciati, seduti sotto i voltoni, ritrovo per un attimo il mio tempo di allora. Fra un po’…. Ancora un po’ nel senza tempo allargato dell’anima, dei tempi che si sommano e ritornano, di questa città che non mi lascia sola, e in cui un po’ sola son sempre stata…. Ancora un po’. Poi saprò, avrò, mi perderò, dentro un circuito di ripetizioni, e incontri, e azioni. Ancora un po’ di sottrazione al presente, e poi saprò se sarò fra coloro che hanno la loro parte assegnata, il ruolo esatto da interpretare, se avrò confini più precisi a definirmi, e nomi e parole con cui altri possan chiamarmi. O se resterò in disparte, sconfitta, trafitta dai miei sogni.
Alessandra Generali