Questo strano Natale Come nessuno ricorda, Questo Natale Quasi senza feste e festoni, Arriva da un lungo anno Fatto di vittime e malati, Di foto quasi spaziali Dagli ospedali, Di stanchezza e visi sconvolti, Di persone in affanno Nelle proprie vite. Questo strano Natale Di chiusure e isolamento, Questo Natale singolare Che ci vede tutti un po’ dimessi, Disorientati e preoccupati, Questo Natale può essere speciale. Vestiamolo di dolcezza, Addobbiamolo di amore e Pensieri buoni, accendiamolo Con le speranze più luminose, Affinché il ripartire sia migliore, Affinché tutta la sofferenza Abbia un riscatto e il cammino Sia davvero insieme. “Insieme” bellissima parola. E dunque Buon Natale.
La mia malattia è un tunnel in cui sono entrata quasi un anno fa. Non mi manca il coraggio, non ho neanche paura, sono solo stanca di ospedali e visite e esami e parole e tutto quanto. Tutti quelli che mi amano, non vogliono più sentire che dico qualcosa al riguardo, non accettano i miei attimi di ribellione, di spaccatura, di libertà dalla malattia. La salute è il bene primario, ricordiamocelo tutti, quando stiamo bene o quando riusciamo ad uscire da qualche tunnel fortunosamente. Io comunque ci sono dentro ancora, adesso sto qui in ospedale aspettando…aspettando sola, causa covid. Eppure ce la farò, sono di materiale resiliente, vengo da generazioni di resilienza, ma in questi giorni qualcosa mi accade. Mi accade per esempio tutta questa stanchezza e il dolore, che hanno mutato ancora di più la qualità della mia vita, ancora di più….un peggioramento. Chi l’ha detto che è più importante la quantità a scapito della qualità? Ci sono state vite brevi che hanno valso 100 anni e lunghe vite senza un senso. Veramente io vorrei che la mia fosse lunga e piena di senso, piena di tutto. Proprio stamattina scrivevo ad un amico “ho ancora tanto da dire, fare, viaggiare, dare e amare”. Guardo il sole quasi al tramonto con una grande speranza, oggi sono stata meglio con i miei acciacchi correlati alla cura, forse sto proprio vincendo questa lotta fatta di passi felpati e passi pesanti perché il nemico devo scacciarlo ed è un nemico dichiarato, ma subdolo. Intanto vivo, il più possibile, per quanto riesco e come posso, contornata da chi mi ama di più e nonostante. Vivo perché vivere è esaltante e miracoloso.
Non sono del tutto contenta di essere Italiana in questo momento. Se da un lato rispondiamo forse giustamente ai Francesi, dall’altro male, malissimo rispondiamo al coronavirus. Non abbiamo in buona parte nessun senso civico e neppure riusciamo a cogliere la gravità delle cose che ci accadono. Non importa che i dati parlino del numero di contagi più alto nel mondo dopo la Cina, non importa che le rianimazioni siano al collasso dovendo già scegliere chi salvare e chi no, noi continuiamo a vivere normalmente o peggio. Riempiamo i locali dei navigli la sera, assaltiamo treni da Milano per il sud portando a parenti ed amici probabili se non sicuri contagi, partiamo dalla Lombardia su meravigliosi camper per villeggiare sulla riviera ligure oppure andiamo a sciare in montagna, andiamo al bar, apriamo i negozi o attività varie tra l’altro senza alcuna precauzione, continuiamo a spingere appiccicati nelle file etc…al grido “e come si fa?” Come si fa se ci ritroviamo poi malati noi o i nostri figli/parenti? Come si fa se poi non riescono ad accoglierci in rianimazione per salvarci la pelle? Dobbiamo decidere se vale di più il profitto o la nostra vita, se vale almeno per un periodo il cambio delle nostre abitudini un po’ superficiali o il superamento di questa pandemia che ci sta affossando comunque a livello economico profondo. L’esistenza non è un giochetto sui social, ma è il bene più grande che abbiamo a qualsiasi età. Pirandello con Mastro don Gesualdo così attaccato alla “roba” ci ha insegnato che non se la portò di là.
Riscopriamo le nostre case, i libri, la musica, i cibi cucinati con calma, pensati, riscopriamo il silenzio, il riposo, perfino l’ozio. Riscopriamo noi stessi. Riprendiamoci da capo per salvarci dal coronavirus, ma forse da tanti atteggiamenti sbagliati che tutti, io per prima abbiamo assunto nella corsa scervellata della nostra società. Ora devo dire che per una volta il governo e le istituzioni ci stanno dando regole giuste da seguire e fanno tutti la loro parte. Pensiamo agli operatori sanitari che fuori e dentro gli ospedali rischiando del “loro” fanno turni pazzeschi e non vedono per giorni i loro familiari. Facciamo anche noi ognuno la nostra parte, anche se ci fa paura chiudiamo le attività per quanto possibile, adottiamo tutte le regole igieniche e di salvaguardia se costretti ad uscire, restiamo nelle nostre case magari a pensare, che male male non ci fa. E parlo pure per me. Tutto questo per superare e vincere questo strano incubo che mi ricorda tanto uno dei film un po’ catastrofici sul futuro degli anni 70/80. Riflettiamoci.
Metto in bocca un pezzetto di cioccolata così buono per me, nel silenzio raccolto di casa, poi forse ascolterò musica. Oggi credo che uscirò un po’ e incontrerò il mondo. Gli andrò incontro gentilmente, con un passo tranquillo, perché è quello che posso concedermi e ne sono contenta. Sono contenta di tutto ciò che ogni momento posso concedermi o che ogni momento mi concede. Prima il mio passo era veloce, facevo mille cose, sentivo il vento sul viso come i corridori, ma non c’era il momento perché tutto si perdeva in un punto lontano. E per quanto fossi attenta, molto mi sfuggiva.
Ora guardo gli occhi degli altri con calma e pure i miei, tempo ne ho. Ora non mangio, non ingurgito, gusto, prima intravedevo i cuori, ora li vedo interi, li sento pulsare, mi avvicino in silenzio e provo una grande tenerezza per tutti noi che siamo in questo grande e misterioso viaggio che mi meraviglia sempre. Ora passeggio e osservo e quando sono stanca mi fermo e da quel punto di stanchezza parte il mio sguardo scoprendo piccole bellezze che non avevo mai notato prima in anni. Scopro che gli occhi devono guardare, non solo vedere, scopro che voglio un bene profondo alla gente della mia vita e ne sono ricambiata, scopro che amo immensamente vivere, aldilà di tutto il dolore, le difficoltà, i problemi e le prove.
Penso che questa malattia non è stata solo un caso o se lo è stata io voglio farla diventare una cosa buona per me e ne sto già guarendo. Penso che sono fortunata ad avere in dono o nel mio codice genetico la volontà di forza, di guarigione, la volontà di amare e di vita. Questa sarà solo una parte di cammino un po’ tempestoso che mi porterà in territori migliori e mi renderà migliore di quello che sono stata fino ad ora.
Regalerei a tutti Un uovo di cioccolata Quest’anno, Fatto dal pasticcere Più bravo che c’è. La cioccolata è squisita E le sorprese straordinarie. Per aprire quell’uovo però, Ognuno specchiandosi La mattina di Pasqua, Si dovrebbe rivedere bambino e Correre verso il tavolo del salotto Dove l’uovo campeggia da giorni. Solo allora con l’attesa Dell’innocenza potrà scartarlo Dalla sua confezione magnifica, Romperlo con la gioia del gioco, meravigliato vedere Che c’è dentro sorridendo felice E accogliere qualsiasi sorpresa Come la più bella.
Venerdi à Paris
Comincia la vie Lumière
Nelle strade e nei boulevards
Dei miei vent’anni.
Ora cammino in quella rue
Piena di giovani che vivono
Il loro momento, vite come fiori
Tra luci e cultura
Parliamo dell’ultima mostra
E di Zola con una baguette
Tra i denti per sfamare
La giovinezza.
Seduti sorridiamo
Sui gradini di Montmartre cercando un perduto futuro.
Ascoltiamo musica,
Ci baciamo tra una nota e
L’altra pensando
Al corso di letteratura
Del giorno dopo.
Il giorno dopo
Non verrà e neppure
Quello dopo,
La Tour si è spenta,
Tutte le luci,
La musica cessa,
La Musa tace,
Il buio piomba tra noi
Tra spari di morte e
Bombe umane.
Un fiume di sangue
Invade le strade
I ragazzi della morte
Terribilmente invasati,
Manipolati, operano
La loro carneficina.
Guardiamo inerti,
Storditi e silenziosi
L’eccidio.
I potenti parlano
Ancora una volta
Carichi di presunzione
Dimentichi delle loro responsabilità e noi
Delle nostre.
Si accendono le luci
Di Parigi, guarda
Quanti Angeli
Coprono il cielo
E ci chiedono Pace.
Cari Amici di POESIA, “Cantierini” tutti, la mia lunga assenza non è lontananza da VOI, ma è legata al protrarsi di una situazione dolorosa. Tuttavia improvvisamente la vita mi richiama con tutta la sua forza spingendomi a riaprire ogni porta e ogni finestra, per cui eccomi ad augurarvi buone feste e buon anno. Giorni fa ho letto su “Repubblica” il discorso della ragazza pasthun che a soli 17 anni ha ricevuto il Nobel, ieri ho visto due films, uno su Bernadette, un altro su Jobs. Tre persone diverse, tre epoche diverse, ma a livelli diversi, la stessa purezza di intenti, lo stesso amore, lo stesso coraggio e la stessa coerenza. Per il prossimo 2015 io auguro a VOI e al MONDO di essere invasi da una luce simile che d’altro canto, Voi CARI AMICI POETI, cercate di fare già risplendere attraverso le vostre incantevoli poesie che muovono emozioni e sentimenti elevati e profondi. GRAZIE e BUON ANNO A TUTTO IL CANTIERE!!!!
Cari amici del Cantiere tutti, il mio computer ha fatto nuovamente le bizze e mi ha tenuta lontana da voi e dalle vostre belle poesie, ma ora sono ancora qui e sono proprio contenta! La bellezza di questo luogo virtuale è la delicatezza con cui riesce a comunicare “amicizia” anche attraveso i commenti, e ciò e una cosa rara, soprattutto oggi. Questo dipende dai vostri animi particolari e sensibili! Io vi ringrazio tutti per essere quello che siete e cioè persone “speciali” a partire dal “nostro” specialissimo” Max! Vi auguro una BUONA PASQUA di RESURREZIONE, perchè risorgere è importantissimo, significa altre possibilità, altre strade da percorrere e come dice Marquez, ieri pubblicato sul nostro sito, “un altro pezzo di vita”! Un abbraccio grande a TUTTI!
Ogni giorno qualcuno pensa a noi, silenzioso, rispettoso e quasi amorevole, dà vita e immagini alle pagine delle nostre poesie, specchio delle nostre vite. Dietro le quinte come un grande regista dirige gli attori, con rara maestria e sensibilità. Un angelo alle nostre spalle che sparge nel mondo la polvere dorata delle nostre anime. A lui ci rivolgiamo grati per dirgli oggi Buon Natale!
(A Max sicura di dar voce al pensiero di tutti i poeti del “Cantiere”)
Piera Grosso
§
Commosso ringrazio e auguro di cuore un sereno Natale a tutti voi
Amici lontani e quasi sconosciuti, ma già cari, con cui condivido Poesia, Buon Natale. Vorrei conoscervi meglio e abbracciarvi uno ad uno, perché è quello che meritate, quello che sento, Buon Natale. Poeti appassionati, dolci, delicati, tra le rime intravedo nobili cuori, fuori dagli schemi, storie di vita, sentimenti vivi, cascate di emozioni. Supererei sinceramente le barriere virtuali per sorridervi davvero, vedere i vostri volti da vicino e brindare, Buon Natale. Siete poeti e allora ben sapete che le anime hanno bisogno solo di magia per sfiorarsi e per parlarsi nel profondo. E la magia va nel mondo rendendolo un poco migliore. Perciò ancora Buon Natale, che ricambi la vostra splendida magia!