Osservo il mio cane, solo tra noi umani: tre volte lo portiamo fuori (al guinzaglio!), due volte mangia; d’accordo, gli diamo il nostro affetto, ma gli neghiamo la libertà! Penso spesso a quanto possa dolergli il cuore, a quanto possa sentirsi solo. Poi mi vengono in mente certe persone, inchiodate alla propria solitudine: persone invalide, ma anche persone normali, che per sorte, volontà o ingiustizia, vivono in uno stato di cattività, peggio del mio cane Arturo, a cui perlomeno, non manca il calore. Apriamo gli occhi e cerchiamo, intanto, di allungare i guinzagli.
Simone Magli