Non potrai chiudermi in un angolo,
scacciarmi dal tuo esistere e andare
da sola per quella strada che finisce
nella nebbia dell’ignoto eterno domani
Non potrai prendere di me i gesti,
le parole, i sorrisi, il sudato corpo che
al tuo si unì tra silenzi e grida d’amore
in una stanza sul mare dove il tempo
era eternità e noi frammenti di universo.
Non potrai, amore mio, non potrai di me
giocarti fuggendo dai giorni inventati
da noi per sfidare la vita che restava,
la gente che di noi l’amore invidiava.
Se fu per amore lo stringersi le mani
che disperate nell’altre amore cercavano,
sarà per amore l’ultima stretta quando
di te la mano dalla mia scivolerà stanca
di una vita lastricata di dolori e offese.
Non potrai amore mio negarmi il diritto
di baciare i tuoi occhi socchiusi, parlarti
di noi e della nostra povera felicità rubata
mentre lentamente scivoli nell’oblio
e nel faticoso ricordo sorriderai di noi.
Se tuo fu il diritto di essere amata,
mio fu quello di prendere tutto di te,
anche il dolore che mi regalerai quando
il nostro tempo sarà un pendolo fermo,
un ora, una data nel calendario del cuore.
In quella stanza sul mare qualcuno
sentirà i nostri sussurri, i nostri gemiti
e sarà ancora amore tra noi perché
non ti lascerò andar via da sola, perché
sarà ancora mio quell’amore dal quale
scacciarmi vorresti.
Non potrai

Adusta fonte
Gorgoglia un rubinetto,
par l’ultimo versare,
neppure più un mottetto
l’anima a riscaldare.
La musa cui mi volsi,
pietosa mi rispose
se taglierai i tuoi polsi,
farai fiorir le rose.
M’abbeverar di sangue
la terra screpolata
affossa ciò che langue,
poesia darà malata.
Meglio sarà sperare
nel tempo e le stagioni,
piuttosto che azzardare
risibil soluzioni.
Così dentro il mio cuore
rimane un desiderio
che gemmi dall’amore
almeno un verso serio !

Immaginare il tuo sogno


Poesia quasi d’amore
Che quasi non mi vedi,
che quasi non mi senti.
Che quasi ti ho baciata e il sapore è un calendario
un chiavistello per le abitudini
un rosario; che non ricordo più le preghiere
neanche i sassi
sotto le scarpe mezze slacciate
nelle mani, di chi meglio di dio ha trovato altro da fare.
Lanciare foglie quasi a colpirne cento
uccelli, un quasi rondine a sera, un quasi amore
per quelle canottiere pulite a sgocciolare
per quelle motorette a freddare
per le madri, svogliatamente nude
che smorzano la luce.
Che quasi vedi bene lo stesso, il prato è bianco.
La polvere sottile nell’occhio della notte,
la lacrima che scappa a pulirlo
e un quasi è bello
sapere le tue braccia che prima o poi verranno.

Tutte le lettere d’amore
TODAS AS CARTAS DE AMOR
Todas as cartas de amor são
ridículas.
Não seriam cartas de amor se não fossem
ridículas.
Também escrevi em meu tempo cartas de amor,
como as outras,
ridículas.
As cartas de amor, se há amor,
têm de ser
ridículas.
Mas, afinal,
só as criaturas que nunca escreveram
cartas de amor
é que são
ridículas.
Quem me dera no tempo em que escrevia
sem dar por isso
cartas de amor
ridículas.
A verdade é que hoje
as minhas memórias
dessas cartas de amor
é que são
ridículas.
(Todas as palavras esdrúxulas,
como os sentimentos esdrúxulos,
são naturalmente
ridículas).
§
Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).
FERNANDO PESSOA

Perfidia
Nadie comprende lo que sufro yo
Tanto que ya no puedo sollozar
Solo temblando de ansiedad estoy
Todos me miran y se van
Mujer, si puedes tú con Dios hablar
Pregúntale si yo alguna vez
Te he dejado de adorar
Y al mar, espejo de mi corazón
Las veces que me ha visto llorar
La perfidia de tu amor
Te he buscado por dondequiera que yo voy
Y no te puedo hallar
Para qué quiero tus besos
Si tus labios no me quieren ya besar?
Y tú quién sabe por dónde andarás
Quién sabe qué aventura tendrás
Qué lejos estás de mí
§
Nessuno capisce il dolore che provo
È così grande che non riesco nemmeno a singhiozzare
Solo e tremante d’ansia
Tutti mi guardano e se ne vanno
Donna, se puoi parlare con Dio
Chiedigli se io qualche volta
Ho smesso di amarti
E al mare, specchio del mio cuore
Quelle volte in cui mi ha visto piangere
Le perfidia del tuo amore
Ti ho cercato in ogni luogo in cui vado
Ma non riesco a trovarti
Perché volere i tuoi baci
Quando le tue labbra non mi vogliono baciare?
E tu, chi lo sa dove andrai
Chissà che avventure avrai
Quanto sei lontana da me
ALBERTO DOMÌNGUEZ BORRAZ

Il restauratore
Il restauratore ha ricordi da micromosaici
tesserine cocci d’anima
dei colori inventati dal cielo
come i tramonti
e le albe
che sono sempre loro
manòn … ma non sono mai uguali…
come i fiori
che tu sai tagliare quando…
quando ancora non sono…
nel tuo vaso d’ingresso…
tu sei il Restauratore
tu sai rincollare i cocci e l’amore.

Se mi allungassi per ogni desiderio
il mio corpo
sottile e leggero
arriverebbe persino a toccare le stelle
e per ogni stella accarezzata
una speranza accolta.
così via, fino al prossimo desiderio
la prossima fermata.
questa è la storia
del nostro allungamento
nella notte stellata
l’amore è un mezzo potente
l’amore ci salva
se c’è bontà nei nostri cuori
la natura si fida.
in dono due piccoli occhi
la civetta ora è salva!
camminiamo ancora insieme
guardando le nostre mani…
non sono più vuote.

Evoluzione
Evolversi crescere svilupparsi
Modificare il proprio modello di vita
Ecco ciò che preme nel mio mondo segreto
Andarsene fuggire da questo vuoto opprimente
Come una ferita aperta stillante sangue
Mi irride il senso del nulla
amaro ma incredibilmente vivo
mentre voci ridenti risuonano prive d’ogni logica
ho sepolto la mia razionalità
sotto un fiume di fango
in attesa di un nuovo restauro vitale
pieno di amore e musicalmente pregno
il mio tempo affronta il presente
penetrando come schegge di vetro nella viva carne
i ricordi di ieri ed i progetti del domani
umiliandomi nel ristagno dell’inutile oggi
