
Il momento più difficile
della vita
È credere che al di là del nulla
ci sia qualcosa
che ci aspetta.
Lasciare cadere tutto
mettere sul tavolo
le carte non giocate:
Asso di cuori
ci son stati dei dolori.
Re di picche
ne ho fatte
di cose brutte.
Donna di fiori
sorridi
e passeranno
i colori.
Jack di quadri
sei la carta
che mi rimane.

Incisioni per le stelle


Bologna
Ci sono porti intravisti dal mare
e città sorvolate di fretta
dove arriva il tuo viaggio distratto
Bologna invece ti abbraccia
è visione emersa dal cuore
che sale da bassa pianura
e rossa di terra e di umore
innalza il tuo sguardo
e due dita a indicarti il suo cielo
Mi ricordo ero giovane un giorno
dei giorni padrone e dei sogni
Un sogno era là a portata di mano
ed io giocavo a pensarmi una vita
scegliendola nuova e diversa
nel grembo di madre benevola e opìma
scrigno turrito di amore e buon tempo
aperto al mondo e a tutte le strade
Ma gli anni passano e i sogni invecchiano
chissà mai se una Dotta insegnante
uno sbaglio di troppo mi avrebbe evitato?
Ora che imbianco vorrei chiederlo a lei
ma la trovo nebbiosa e distante
E’ una donna violata e percossa
la bella che perse un dì l’innocenza
tra un nero di sangue e di macchine bianche
e più allegra non danza sull’aia
ormai tutta sommersa di “neve”
Ma io con giovani occhi la guardo
come fanno in eterno gli amanti
e mi immagino scendere un giorno
sul sagrato di quella stazione:
ad accogliermi vedo già i musici
cantastorie sapienti e poeti
che il mio tempo hanno allietato
Loro sì che il mestiere conoscono
di scacciare quei neri fantasmi
e tra un sorso un accordo e un sorriso
torneranno a narrarmi gioiosa
di Bologna la sua favola antica.
Massimo Reggiani

Cielo perduto
ZÎL PÊRS
Un zîl,
un òmen,
un fiómm un gât
una vècia cà
e una dòna,
âcua che
adèsi s in và
con strai che 1
bizar-liber-amänt a scât geo-
mètric
I RINCÓRREN 2
chicôsaialsanMéAmDmandfôrsiséfôrsinåMéAmDmand, 3
misinén randèssurgnånflesuåus
persia-birma-soria-nubia/n
siamaislionèàngoraindurèeuropéozelèstalapòsta,
vèc’ casolèrimòbil,
la dpénnz sta véssta
una dòna
glievemänt,
al guèrda l insàmm
un òmen
traaa – seee- coooo- lèèèèè
PARCHÉ
al zîl dal zîl…
l é scunparé!!
1 strai, plurale di strajja, in italiano lasca, pesce dei fiumi dell’Italia settentrionale e centrale
2 e 3 – I RINCÓRREN e la sigla o acronimo che dir si voglia di
“Mé Am Dmand” è: MAD, parola inglese che in italiano significa
MATTO: anc nuèter uman a n fän èter che córrer, córrer, córrer…
Par dóvv? Vers la mòrt! E dåpp?
§
Un cielo,
un uomo,
un fiume un gatto
una vecchia casa
e una donna,
acqua che
lenta scorre
con lasche che 1
bizzarra-libera/mente a scatti geo-
metrici
RINCORRONO 2
CHIchecosalosannoforsesìforsenoiomichiEDO, 2
micio randagiosornioneflessuoso
persia-birma-soria-nubia/no
siamesefulvoangoradoratoeuropeoazzurroinagguato
vecchio casaleimmobile,
dipinge il tutto
una donna
lievemente,
l’insieme guata
un uomo
at – tòoooo – nii- too
PERCHÉ
il cielo in cielo…
ora più non c’è!
1 lasche, plur. di lasca, pesce di fiume color cenere/grigio; cfr. Purgatorio, XXXII – 54 di Dante “celeste lasca” valeva per costellazione dei Pesci
2 e 3 – RINCORRONO e CHI (omissis) EDO, cioè la corsa/domanda/ricerca perpetua della vita (quale vita?) fino alla morte?

Inevitabile incastro
Non sento redenzione in altra forma
che d’arte non sia quella di danza,
amatoria, fino a schiena e reni in arco
a trovare braccia come virile appiglio.
Impulsiva una scossa dietro l’altra
viscerali fino al punto d’impazzire.
Ogni tanto recupero il mio corpo
tra una resa, una seconda ed ancora…
non c’è verso d’affrancarlo, è tuo
e tu non frani che tra i capelli miei.
Oltre la vita scesi, lunghi sui lombi,
scarmigliati dal ritmo incalzante.
Contatti ed adesioni combacianti, poi,
del mosaico l’inevitabile incastro,
la perfezione fatta donna / uomo, noi.
Avverto le tue mani possessive
andarmi sopra, gelose come di me
e d’impeto riscattare la spossante
aspettativa della rinuncia mia a lottare…
E’ apogeo!
Del piacere riscuoti il vertice,
apice smaniante di quel bene attirato,
quanto sognato, che ora s’incarna
e diviene amplesso… mentre m’arrendo
docile per a te capitolare paga.

Bologna
Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale,
Bologna la grassa e l’ umana già un poco Romagna e in odor di Toscana…
Bologna per me provinciale Parigi minore:
mercati all’ aperto, bistrots, della “rive gauche” l’ odore
con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l’ assenzio cantava
ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.
Però che Bohème confortevole giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie…
Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
e i vecchi “imberiaghi” sembravano la letteratura…
Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
cullati fra i portici cosce di mamma Bologna…
Bologna è una donna emiliana di zigomo forte,
Bologna capace d’ amore, capace di morte,
che sa quel che conta e che vale, che sa dov’ è il sugo del sale,
che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita…
Bologna è una ricca signora che fu contadina:
benessere, ville, gioielli… e salami in vetrina,
che sa che l’ odor di miseria da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perchè sa la paura.
Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio
dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio
e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
confusi e legati a migliaia di mondi diversi?
Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente,
cantando canzoni che è come cantare di niente…
Bologna è una strana signora, volgare matrona,
Bologna bambina per bene, Bologna “busona”,
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
rimorso per quel che m’ hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato…
FRANCESCO GUCCINI
