hai mani larghe capienti e morbide nel palmo vi deposito di me pensieri racchiusi in gusci di noce mandorle ancora in fiore nocciole pronte da mettere sotto i denti piene di sapore da far girare in bocca e bacche rosse, mirtilli, fragoline di bosco vi metto tutti gli odori che conosco di erbe foglie terra e cortecce e muschio il resto è acqua che scivola fra le dita sorgente chiara acqua di fonte che scorre fra le rocce dure esce dalla terra dal profondo da strati sedimentati che non conosciamo a cui ci abbeveriamo e non sappiamo
Che quasi non mi vedi, che quasi non mi senti. Che quasi ti ho baciata e il sapore è un calendario un chiavistello per le abitudini un rosario; che non ricordo più le preghiere neanche i sassi sotto le scarpe mezze slacciate nelle mani, di chi meglio di dio ha trovato altro da fare. Lanciare foglie quasi a colpirne cento uccelli, un quasi rondine a sera, un quasi amore per quelle canottiere pulite a sgocciolare per quelle motorette a freddare per le madri, svogliatamente nude che smorzano la luce. Che quasi vedi bene lo stesso, il prato è bianco. La polvere sottile nell’occhio della notte, la lacrima che scappa a pulirlo e un quasi è bello sapere le tue braccia che prima o poi verranno.
portando nettare d’uva nelle vigne foglie orlate di giallo. Vagherò nelle sere senza domani per viottoli tra girasoli ricurvi. Splenderà ancora nel brullo quel fiore azzurino a campanule delicato straripante di sentimento.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
I’m not sleepy and there is no place I’m going to.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle jangle morning I’ll come followin’ you.
Though I know that evenin’s empire has returned into sand,
Vanished from my hand,
Left me blindly here to stand but still not sleeping.
My weariness amazes me, I’m branded on my feet,
I have no one to meet
And the ancient empty street’s too dead for dreaming.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
I’m not sleepy and there is no place I’m going to.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle jangle morning I’ll come followin’ you.
Take me on a trip upon your magic swirlin’ ship,
My senses have been stripped, my hands can’t feel to grip,
My toes too numb to step, wait only for my boot heels
To be wanderin’.
I’m ready to go anywhere, I’m ready for to fade
Into my own parade, cast your dancing spell my way,
I promise to go under it.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
I’m not sleepy and there is no place I’m going to.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle jangle morning I’ll come followin’ you.
Though you might hear laughin’, spinnin’, swingin’ madly across the sun,
It’s not aimed at anyone, it’s just escapin’ on the run
And but for the sky there are no fences facin’.
And if you hear vague traces of skippin’ reels of rhyme
To your tambourine in time, it’s just a ragged clown behind,
I wouldn’t pay it any mind, it’s just a shadow you’re
Seein’ that he’s chasing.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
I’m not sleepy and there is no place I’m going to.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle jangle morning I’ll come followin’ you.
Then take me disappearin’ through the smoke rings of my mind,
Down the foggy ruins of time, far past the frozen leaves,
The haunted, frightened trees, out to the windy beach,
Far from the twisted reach of crazy sorrow.
Yes, to dance beneath the diamond sky with one hand waving free,
Silhouetted by the sea, circled by the circus sands,
With all memory and fate driven deep beneath the waves,
Let me forget about today until tomorrow.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
I’m not sleepy and there is no place I’m going to.
Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle jangle morning I’ll come followin’ you.
§
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Non ho sonno e non c’è nessun posto dove andare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Nel mattino tintinnante ti seguirò
Sebbene io so che l’impero della sera si è trasformato in sabbia
Svanito dalle mie mani
resto qui cieco ma ancora insonne
la mia stanchezza mi stupisce, sono fisso sui miei piedi
non ho nessuno da incontrare
e la vecchia strada vuota è troppo morta per sognare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Non ho sonno e non c’è nessun posto dove andare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Nel mattino tintinnante ti seguirò
Portami in un viaggio sulla tua magica nave turbinante
i miei sensi sono spogli, le mie mani non hanno presa
le dita dei miei piedi troppo intorpidite per camminare
aspettano solo i tacchi dei miei stivali per vagabondare
Sono pronto per andare dovunque, sono pronto a svanire
nella mia parata personale, lancia il tuo incantesimo danzante,
prometto di sottopormici
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Non ho sonno e non c’è nessun posto dove andare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Nel mattino tintinnante ti seguirò
Sebbene tu senta ridere, ruotare, dondolare follemente attraverso il sole
ciò non è indirizzato a nessuno, semplicemente sta scappando di corsa
e tranne che il cielo non trova barriere
E se tu senti vaghe tracce di mulinelli di rime saltellanti
al tempo del tuo tamburino, non è altro che un lacero pagliaccio
Fosse per me non gli presterei alcuna intenzione, vedi bene che è solo
un’ombra quella che insegue
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Non ho sonno e non c’è nessun posto dove andare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Nel mattino tintinnante ti seguirò
Allora fammi scomparire tra gli anelli di fumo della mia mente
giù nelle brumose rovine del tempo, lontano dalle foglie gelate
dai terrifici alberi infestati dai fantasmi, su spiagge ventose,
fuori dal corso attorcigliato del folle dolore
Sì, danzare sotto il cielo adamantino con una mano che fluttua libera
stagliata contro il mare, con intorno un cerchio di sabbia,
con i ricordi ed il destino persi nelle onde
lasciami scordare l’oggi fino a domani
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Non ho sonno e non c’è nessun posto dove andare
Hey! Signor Tamburino, suonami una canzone
Nel mattino tintinnante ti seguirò
Sorgeva l’alba ed attraverso il ciel di madreperla, lenta una nuvola saliva. . Nella serenità di quel mattino splendeva il cielo ed ogni fiore auliva e come bianca perla sopra petali e foglie ancor tremava in ogni stilla rugiada. .Dolce mese dei fior, tiepido Maggio, con i tuoi olezzi erranti, tuoi profondi tripudi di colori nelle aiuole … e forse solo azzurri in altri mondi. .Ecco: squarciando il velo estremo, un raggio scende dritto sopra fiori, al sole esultano le viole. Sorridono i gigli al consueto dolce amico loro, sotto la pioggia d’oro, alzando lenti mormorii e bisbigli. . Sognavo. Vedevo un’agile persona andare per i fulgidi sentieri. Incognita signora, tutta cinta di Luci di Pensieri, come una fata sospiratabuona.. Che Ella sia l’Aurora onde il mondo s’indora, rivestita di rose, rosascesa dal cielo sull’ala pia d’un raggio a ghirlandare il Maggio di splendori e profonder d’amor tutte le cose? . Era un sogno di luce, già sognato, un pensiero scendeva dentro il cuore, un pensiero dolcissimo soave dalle mie labbra appena mormorato.. Ella intese completo il mio tremore quando caduto prono ai suoi ginocchi le chiesi: m’ami anch’ora che sei morta? Intorno a noi tremavan tutti i rami quand’Ella mi rispose: «Sì», con gli occhi… . Erano glauchi i mistici giacinti, i geràni vermigli. Parean tra lor più fortemente avvinti esili ciclami a edere tristi. Le gardenie e i gigli avevano bisbigli, assieme alle verbene vaniglie e gelsomino alzavan nel mattino cantilene d’amor dolci e serene …
Arrancano i ricordi di un sentiero, di foglie e ricci secchi per tappeto, scricchioli autunnali sempre amati, da sandali di gomma avventurieri. Scioglievano i colori novembrini, confusi da giudizi ancora acerbi, profumi amici di brusii lontani e nudi nidi, sui legnosi arti; sfioravano le punte nubi incaute, il cielo era lì, poco discosto, e come un album da ricolorare, offriva forme alla mia bocca aperta. Ma i giorni lo stradino hanno scordato e quando son tornato per cercare, i rovi mi hanno dato il benvenuto e non sapevo più dove guardare. Invecchia l’uomo e riga sulla fronte: è ruga d’oro scritta dal tragitto, che se non si percorre più sovente, svanisce, righiottita dagli sterpi.
Esil mi guardan sospirando luce e fra brusii e silenzi si logora il tempo della notte intanto a bramar del vento il canto che fremer fa le foglie in pianto
Come foglie cadenti si è spento il tuo amore Un dì nella mia dimora il telefono squillava per me Eri tu che mi cercavi eri tu che mi volevi
Ora con volto adirato mi eviti e ti allontani Dove ho sbagliato non so Ci ho pensato e ripensato ma nulla ho trovato Nulla che giustificasse il tuo gran rifiuto
Forse tu sei cambiata e da me più ti aspettavi Forse ad altro stai pensando Di sicuro nei tuoi sentimenti più non vivo E deluso rimango senza sapere il perché