I pensieri vanno e vengono
come nuvole gonfie e nere
nel cielo pallido e grigiastro
di questo giorno dicembrino.
Raggi di luce rosa
saettano come strali,
e vibranti salutano
i monti austeri
e l’amico mare.
Il sole sembra divertirsi:
si nasconde dietro una vermiglia
nube carica di pioggia.
I pensieri vanno e vengono
con il vento di libeccio
che s’aggira virulento
tra le siepi e le piante;
schizza gocce irrequiete
d’acqua tiepida
su terrazze, finestre e strade.
I pensieri vanno e vengono
tra i celesti lontani squarci
che combattono con le nuvole
e si beano di rosea luce.
La sera scende a poco a poco
tra bagliori che si spengono
ed ombre che s’accendono.
I pensieri vanno e vengono
nella solitudine mia serena,
nella pace della mia sera.
Tramonto autunnale

A tocchi a tocchi
risuona dentro
la paura
a volte giovane
dorata di scintille
perse nel tempo
altre
albero di notte
senza nidi
ora
oggi
fruscio
di rotaie che
trapassano
e poi
si perdono
tra le vene
e il cuore
e allora
divampa.
La carezza del
giorno
un poco sfredda
quel bubbone
e la mia
di mano grande
e amica
strappa lenta
radici.

IL CERCHIO DEL MONDO
Allora, io ero là, sulla più alta delle montagne, e tutto intorno a me c’era l’intero cerchio del mondo. E mentre ero là, vidi più di ciò che posso dire e capii più di quanto vidi; perché stavo guardando in maniera sacra la forma spirituale di ogni cosa, e la forma di tutte le cose che, tutte insieme, sono un solo essere. E io dico che il sacro cerchio del mio popolo era uno dei tanti che formarono un unico grande cerchio, largo come la luce del giorno e delle stelle, e nel centro crebbe un albero fiorito a riparo di tutti i figli di un’unica madre e di un unico padre. E io vidi che era sacro… E il centro del mondo è dovunque.
HEAKA SAPA (Alce Nero)

La Cumparsita
Si supieras que aùn dentro de mi alma
Conservo aquel cariño que tuve para ti
Quien sabe si supieras
Que nunca te he olvidado
Volviendo a tu pasado
Te acordaras de mi
Los amigos ya no vienen
Ni siquiera a visitarme
Nadie quiere consolarme
En mi aflicciòn
Desde el dia que te fuiste
Siento angustias en mi pecho,
Decì percanta: Què has echo
De mi pobre corazon?
Al cotorro abandonado
Ya ni el sol de la mañana
Asoma por la ventana,
Como cuando estabas vos
Y aquel perrito compañero
Que por tu ausencia no comìa
Al verme solo, el otro dia
Tambièn me dejò.
§
Se sapessi, che ancora, dentro la mia anima,
conservo quell’affetto che avevo per te ….
Chissà se sapessi che non ti ho mai dimenticato
tornando al tuo passato, ti ricorderesti di me.
Gli amici non vengono più neanche a visitarmi …
nessuno vuole consolarmi nel mio dolore …
Dal giorno in cui te ne andasti
sento angoscia nel mio petto ….
Dì, ti rendi conto, cosa hai fatto
del mio povero cuore ?
Inoltre,
io ti ricordo sempre con l’affetto santo
che ho avuto per te,
e sei dovunque, parte della mia vita,
e quegl’occhi che furono la mia allegria
li cerco ovunque
e non riesco a trovarli.
Nel rifugio abbandonato
neanche il sole della mattina
spunta dalla finestra
come quando c’eri tu.
e quel compagno cagnolino
che per la tua assenza non mangiava
al vedermi solo, l’altro giorno,
anche lui mi lasciò.
ENRIQUE MARONI E PASCUAL CONTURSI

Un rombo sordo…
Un rombo sordo avanza lento
come tuono che arriva da lontano,
misterioso e sinistro racchiude distruzione
e come mostro bramoso e affamato
ghermisce le sue prede.
Case, palazzi, persone,
nulla e nessuno è più al sicuro.
Tutto trema e si sbriciola,
la terra si apre inghiottendo ogni cosa
la polvere rende difficile respirare,
mentre la sventura si abbatte inesorabile
su tutto ciò che è inerme,
sul sonno interrotto bruscamente,
su sogni che svaniscono all’istante
e grida di terrore che squarciano la notte.
Un nuovo giorno nasce su lacrime
che segnano volti attoniti e spauriti
di coloro che vagano nel vuoto
con la paura di sentire ancora
la terra che torna a tremare.
Ma racchiusa nel cuore resta forte
la volontà di non di non lasciarsi andare
mentre s’innalza al cielo la speranza
di sentire le campane che torneranno
come una volta a suonare.

Un “per sempre”
milioni di attimi
non basteranno
a costruire un giorno di sole,
lo splendore d’un istante
la magia del firmamento
la pazzia delle stelle.
una corsa contro il tempo
e il mio cuore
come un folle
cerca d’afferrare il vento
trattenere
con un “per sempre”
l’eterno che vorrei .
astrofelia franca donà

Proprio io


Fermare la luce
Vorrei
fermare la luce del sole
perchè il giorno
sia più caldo
per i nostri cuori
abituati al freddo
intenso
dei nostri sentimenti
abituati
al buio dell’amore
verso tanti
troppi bambini
abituati come siamo
a correre
sempre di fretta
in questa vita ansiosa
veloce
troppo veloce
nei binari
di infelicità
terrena

La nostra nuova casa
Ti vedo un po’ esitante
racchiusa nella tua dignità
in compagnia dei tuoi dolori
pettinare i tuoi capelli bianchi
al sole del giorno che verrà
Mi vedo starti accanto
raccogliendo tutto quel che posso
dall’albero del tuo amore
da dove cadono frutti maturi e preziosi
sempre di più, sì,
perchè possono essere gli ultimi
Ti vedo sorridermi con gli occhi
sempre vivi e dolcissimi
mentre mi abbracci con slancio
un pò più tenue di oggi forse
perchè gli anni ti indeboliscono
Mi vedo stringerti anch’io, con forza,
quella che mi rimane
e quella più grande
perchè fa a meno dei muscoli
e viene direttamente dal cuore
Vedo noi che insieme scendiamo le scale
tenendoci per mano
ancora come sempre
ma stavolta anche per non cadere
Il mondo ci passerà davanti
come la vita che, troppo veloce ora,
ci fuggirà tra le dita tremanti
Un mondo diverso, ormai estraneo
nei suoi cambiamenti,
ma noi saremo là
e fra mille tentennamenti
proseguiremo il cammino,
l’ultimo tratto di strada
fino a che uno di noi
sarà costretto ad andare avanti,
preparando tutto in una nuova casa
sperando di ritrovarci ancora
per non lasciarci mai più!

All’anima mia
Dell’inesausta tua miseria godi.
Tanto ti valga, anima mia, sapere;
sì che il tuo male, null’altro ti giovi.
O forse avventurato è chi s’inganna?
né a se stesso scoprirsi ha in suo potere,
né mai la sua sentenza lo condanna?
Magnanima sei pure, anima nostra;
ma per quali non tuoi casi t’esalti,
sì che un bacio mentito indi ti prostra.
A me la mia miseria è un chiaro giorno
d’estate, quand’ogni aspetto dagli alti
luoghi discopro in ogni suo contorno.
Nulla m’è occulto; tutto è sì vicino
dove l’occhio o il pensiero mi conduce.
Triste ma soleggiato è il mio cammino;
e tutto in esso, fino l’ombra, è in luce.
UMBERTO SABA
