
Il girone


Egoismo e carità
Odio l’allor, che quando alla foresta
le nuovissime fronde invola il verno,
ravviluppato nell’intatta vesta
verdeggia eterno,
pompa de’ colli; ma la sua verzura
gioia non reca all’augellin digiuno;
chè la splendida bacca invan matura
non coglie alcuno.
Te, poverella vite, amo, che quando
fiedon le nevi i prossimi arboscelli,
tenera l’altrui duol commiserando
sciogli i capelli.
Tu piangi, derelitta, a capo chino
sulla ventosa balza. In chiuso loco
gaio frattanto il vecchierel vicino
si asside al foco.
Tien colmo un nappo: il tuo licor gli cade
nel’ondeggiar del cubito sul mento;
poscia floridi paschi ed auree biade
sogna contento.
GIACOMO ZANELLA

Dolce certezza di chi nasce mai
Va’ a letto, è notte
d’ altri tempi
d’ altri tramonti
e, forse, di altri
mondi. Va’ a letto.
Non puoi dormire:
non vorresti che passi
il giorno, che trascorra questo
tempo di giornata
destinata a buttarsi
nella notte. Va’ a letto.
Vivere ancora?
Vuoi, ancora un poco?
Domani un altro giorno
in altro loco
vivrai ancora meglio,
al fuoco
del destino. Va’ a letto.
Il tuo vicino dentro
ti ascolta e ti conosce
già da sempre edòtto
del vivere e soffrire:
dolce sapor di nebbia,
speranze di un futuro,
passato perso. Di tua
coscienza
a causa mia è la colpa.
Va’ a letto, e dormi.
Con il senno del dopo,
scéma riconoscenza
pormi vorrai. Tuo
sogno è amore
eterno: un’ utopìa:
dolce speranza di chi nasce
lieto, dolce certezza
di chi nasce mai.
Va’ a letto, Paolo,
forse, dormirai.
