
Il mostro mangiacarta


Adesso che ritardo chiedi all’alba
Disturbo arreca quel vocìo di notte
quando tu credi d’essere del sonno.
È l’ultima città ch’ancor non dorme,
meteore di carne parcheggiate
solo ad un metro dal Casino Royal,
sul marciapiede che si fa teatro.
T’affacci sul terrazzo della luna
e questa volta gli occhi vanno giù,
canotte bianche a scoprir tatuaggi,
vuoti di birra in bilico sui bordi.
Ritorni a letto quasi barcollando
sperando ancora nell’accesso ai sogni
ma sogno nel frattempo é l’incontro
con i vent’anni che non van dispersi,
con l’afa d’oltre mezzanotte al Sud,
fette d’anguria enormi tra le mani,
il blu del mar ch’aspetti di vedere
assieme a labbra a colorar mattini.
E quindi del dormir poco t’importa
adesso che ritardo chiedi all’alba.

Tutto in una notte
Viaggio da solo
nella notte
due ubriachi
che fanno a botte
drogati si bucano la vita
forse non sanno
ma vogliono farla finita
mentre macchine
bruciano semafori rossi
di questa città
stanotte nessuno
le fermerà
un vecchio
spinge un carrello di primizie
mi sbaglio
son tutti scarti dell’immondizie
una ragazza
su un marciapiede
vende l’amore
a chi glielo chiede
l’alba è vicina
anche per oggi
la notte di loro
nessuno si accorge

Poeta ladro e artista
Frutto di serra o di selvatica natura,
nasce la poesia tra le rocce dei picchi,
tra le fessure di un marciapiede.
È la mia poesia
Nasce tra le discariche a cielo aperto,
nei deserti o come muschio là dove
raggio di sole non giunge.
Nomade della poesia mi sento
Nasce e fiorisce nei gelidi inverni
del cuore di tristezza ammantati.
Nel pensiero e nel verso cerco riparo.
Splende al sole di passione rovente
come estati senza fine la poesia che
stonando, a volte io canto.
Rubo dagli occhi di un volto di donna,
faccio mio di un bambino il sorriso
oppure quel pianto che riga il suo viso.
Di un uomo rubo gli anni di vita vissuta.
Ladro impunito di emozioni, questo io sono.
E quando nulla di ciò nel mondo non trovo,
come pellicano il petto mi squarcio
per nutrir di dolore la poesia che langue.
Dipingo di versi i quadri della vita.
La tristezza e la gioia, la malinconia
e il rimpianto sono i colori che spando
sulla tela del cuore con olandese follia.
Non per ricchezza o voglia di fama,
io scrivo di questa vita a volte puttana.

J’entends siffler le train
J’ai pensé qu’il valait mieux
Nous quitter sans un adieu.
Je n’aurais pas eu le coeur de te revoir…
Mais j’entends siffler le train,
Que c’est triste un train qui siffle dans le soir…
Je pouvais t’imaginer, toute seule, abandonnée
Sur le quai, dans la cohue des “au revoir”.
Et j’entends siffler le train,
Que c’est triste un train qui siffle dans le soir…
J’ai failli courir vers toi, j’ai failli crier vers toi.
C’est à peine si j’ai pu me retenir !
Que c’est loin où tu t’en vas,
Auras-tu jamais le temps de revenir ?
J’ai pensé qu’il valait mieux
Nous quitter sans un adieu,
Mais je sens que maintenant tout est fini !
Et j’entends siffler ce train,
J’entendrai siffler ce train toute ma vie…
§
Ho pensato che sarebbe stato meglio
lasciarci senza un addio
che non avrei avuto il cuore di rivederti
ma sento fischiare il treno
ed è triste un treno che fischia nella sera
Ero sul punto di correre verso te
Ero sul punto di urlare verso te
è una pena che ho potuto trattenere
Che è lontano dove te ne vai
Che è lontano dove te ne vai
Ma io sento fischiare il treno
ed è triste un treno che fischia nella sera
Ti posso immaginare tutta sola, abbandonata
Sul marciapiede nella folla degli arrivederci
E sento fischiare il treno
E sento fischiare il treno
Non avrai mai il tempo per ritornare
ho pensato che sarebbe stato meglio
lasciarci senza un addio
Ma io penso che ora che tutto è finito
Sentirò fischiare il treno per tutta la vita.
RICHARD ANTHONY
(adattamento della canzone “5oo Miles” di Hedy West)

Per te
Domani forse avrò
ancora i miei pugni in tasca che sudano miseria
Ma …
Per te che come aratro dalle lacrime ti fai solcare il viso
… che estrai dal tuo cappello un seme di saggezza
e poi lo pianti
… che seduta a cavallo di un muretto stracci l’anima
però ci fai coriandoli
… che fai l’equilibrista e sorridi
sul bordo del marciapiede
… che ti appoggi sulle mie spalle per farti guidare
ma ci vedi più degli altri
… che pensi che tutto ti spetta
ma che niente ti appartiene
… che con la tua faccia da cane bastonato
cerchi una mano che ti accarezzi ancora
… che dici il coraggio mio dov’è ?
e lo hai sempre avuto accanto
… che senza più la luce del tuo sorriso
vai per strade buie e poi inciampi
… che ti dondoli in cerca di un entrata
ma devi solo uscire
… che in questa notte che non è d’inverno
ma che ti porta la neve nel cuore
… che mi scappi
ma sei pur sempre poesia
Per te che puoi darmi solo un pezzo di pane è un po’ di vino
per un po’ almeno sarò cantastorie

A… B… C… D…
Nu fugliett’ ‘e quaderno aggio truvato
ncopp’ a nu marciapiede. Pè capì
che steva scritto me l’aggio pigliato.
Lettere grosse e storte: A… B… C… D…
Mille quaderne, mille guagliuncielle:
scriven’ eguale, ‘o stesso, a chell’età.
Però quanno se fanno grussicielle,
stu carattere eguale chi t’ ‘o dà?
Nun capisco, se guastano p’ ‘a via,
nun trovano cchiù pace… ma pecché?
Stùriano pè cagnà calligrafia
e ognuno scrive cumme vò parè.
Ce hanno criato ‘ na manera sola,
chi cagne è pè superbia,
t’ho dich’j’…
‘E guagliuncielle, quanno vann’a scola,
scriveno tutte eguale: A… B… C… D…
EDUARDO DE FILIPPO

O poesia poesia poesia
O poesia poesia poesia
Sorgi, sorgi, sorgi
Su dalla febbre elettrica del selciato notturno.
Sfrènati dalle elastiche silhouettes equivoche
Guizza nello scatto e nell’urlo improvviso
Sopra l’anonima fucileria monotona
Delle voci instancabili come i flutti
Stride la troia perversa al quadrivio
Poiché l’elegantone le rubò il cagnolino
Saltella una cocotte cavalletta
Da un marciapiede a un altro tutta verde
E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram
Silenzio – un gesto fulmineo
Ha generato una pioggia di stelle
Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso
In un mantello di sangue vellutato occhieggiante
Silenzio ancora. Commenta secco
E sordo un revolver che annuncia
E chiude un altro destino
DINO CAMPANA
