
Il mostro mangiacarta


Ajsha
La domenica che rivide Ajsha
non volle farsi leggere la mano.
La vide assorta, chiusa come una i,
che guardava soprattutto il cielo.
Le domandò allora cosa avesse,
dov’è ch’era finito l’estro suo,
la parlantina solita di sempre
ai piedi dei gradini della chiesa.
Rispose lei ed anche a malapena
di non avere voglia della vita.
Nessuna quotidiana profezia,
Ajsha chiese al signor Mario Rossi
notizie fresche della Primavera
mentre cascate di capelli neri
smorzavan flussi dell’antico ardire
e in rossi lobi gli ori erano rame.

Sai quando il vento…
entra e scricchiola tra le imposte socchiuse
e ci voltiamo per conoscere le ultime notizie
o ci alziamo per assaporare gli odori del mondo.
Sai quando il vento …
ci chiama dentro e non raccapezziamo
che senso ha morire un poco ogni giorno
senza sapere delle violenze al mondo di fuori.
Sai quando il vento …
sibila stanco di non farsi capire
e alza la voce fino a lasciare lamenti
tra frammenti di case ed occhi di pianto.
Sai quando il vento …
mi porta per mano alla torre del faro
lasciandomi solo di fronte al mare
ad avvistare nuove vele in arrivo.

Notizia
Non voglio più udire nuove notizie
bugie pensate per illudere
false verità nascoste
Non voglio sentire notizie di morte
di violenze di omicidi
di miseria e fame
Voglio illudermi che tutto è bello
ascoltando musiche melodiose
canti gregoriani cori di bimbi gioiosi
Vorrei sentire sinfonie espandersi nell’aria
dissolvesi nel vento
e con queste coricarmi con il calar del sole

Stati d’animo
Fra spallate senza scuse
al mattino volano
su marciapiedi
notizie
di giornali già letti
e agli angoli
finti sorrisi strappati
parlano come mangianastri rotti
soffocando un lamento
che attraversando la strada
veniva investito
dall’indifferenza

Ironia


Buona Pasqua
Strano umore oggi il mio
Forse mi mancano
i suoni fantasiosi delle campane
le campanelle delle scuole
le grida dei bimbi durante la ricreazione
Non sento aria di festa ma di dolore
sento quella gioia perduta dell’innocenza
sento lo sgomento delle notizie infauste.
Ma non voglio girare intorno alle parole
sento palpabile la fine di un epoca di fede
di rispetto, per chi dentro ad un confessionale
ascoltava ancora il dolore altrui.
Dove si è nascosto Gesù
forse anche lui senza dimora
vive nei giardini
dorme nelle panchine del parco
forse ora è al pronto soccorso di ospedale
a tenere la mano a chi lo cerca
nel silenzio dell’ultima ora
alla mensa dei poveri che per oggi il pasto
lo hanno assicurato anche con una fetta di colomba
Lui padrone del mondo ma nella sua dimora non c’è pace
Quante verità sulle sue parole
logorare dal tempo,
scolorite in quelle pagine racchiuse
in librerie dimenticate
Altre forme di preghiera sono sorte nel tempo
altri ideali rappresentano la sua persona
altre leggi ha dettato la sua chiesa
Amore cambiata con potere
Povertà con possesso
Fede con dittatura
Pace con guerra
Riprendiamoci le sue parole
Cerchiamolo
Tra le strade dei pensieri
nello sguardo dei bambini
nelle tasche dei poveri
nelle coscienze di chi ancora
ne possiede una
Non inviamo solo auguri di una buona pasqua
Ma auguriamoci di saper cercare
la pace nei cuori di tutti noi.

Ecco Natale…
Ecco Natale, che sul suo groppone
porta nel sacco, per chiunque l’aspetti,
un po’ di speranza, ed ad ognuno propone
di metter da parte le beghe e i dispetti
di chi sta riempiendo le nostre giornate
coi propri rancori, coi propri sospetti,
coi mille cavilli, e le mille sparate
di schizzi al veleno, d’insulti e d’accuse,
che al mille per cento son moltiplicate
da artate notizie che sono diffuse
per seminare una gran confusione,
con modalità intriganti ed ottuse,
in tutte le parti – senza esclusione –
così che ogni testa ne venga colpita,
in tutta quanta la popolazione,
senza riguardo a quella istruita
sulle questioni ideali del mondo,
e a chi per maestra ha solo la vita,
che sa insegnare il buon senso, che in fondo
vale di più d’ogni demagogia,
e rende l’uomo più sano e fecondo.
Caro Natale, che sei per la via,
fa veramente che quella speranza
che si diceva, per ognuno sia
il modo di uscire dall’arroganza
di chiunque al mondo chissà chi si crede,
e di inebriarsi di buona creanza,
e che sia, questo, il segnal che precede
l’inizio d’un poi che a ognuno conceda
di governar senza palle al suo piede,
per dare il giusto a ogni giusto, e a chi chieda
e n’abbia il diritto, e invece sia tristo
con chi, all’altro, il diritto suo, leda,
che in fondo è quello che ha insegnato Cristo.

Il kamikaze alla Poesia
-Chi sei tu che mi parli con quel tono sommesso di giustizia, di pace e amore? Sono versi sprecati, utopie e adesso, io difendo il mio onore. Queste vie che ora bevono il sangue fraterno rideranno domani e a noi martiri “gloria in eterno!” Che ne sai delle mille ragioni, le piaghe che il mio popolo sconta le notizie ti arrivano vaghe hanno l’estro di chi le racconta. Che dirai Poesia, alla sposa che lascio bambina e domani già vedova? Al suo pianto parlerai di ideali che ignora cui restare fedele al di là della morte? Che dirai? Muterai la sua sorte? Non provarci! non è mio il cuore in cui fare breccia a me l’hanno strappato quei vili quella feccia che, mentre ti plaude, manda noi, marionette drogate, a imbrattare col sangue il biancore di case ed asili. Come te, uno spirito puro portò un dì la parola tra il volgo come me s’immolò al suo Dio. Non gettare le tue perle nel gorgo torna là dove certo sei nata dov’è l’albero del bene e del male; là domani verrò e in quel luogo avrà un senso ascoltarti. Tanto qui, resterà tutto uguale.
