Sono qui a contare passi mentali
per non annoiarmi di spazi
o di tempi vuoti.
L’ozio non ammette noia
si nutre di niente e di pace interiore,
ma guai a tradirlo.
Si trasforma in dio malvagio
e ti condanna all’azione
pena pazzia.
Il pazzo non ozia.
Consuma presto la vita
ad inseguire i suoi sogni.
L’ozio

Come ho potuto essere così cieco?
HOW COULD I BE SO BLIND?
Cold sands of time
(Winds that blow as cold as ice,
Sounds that come in the night)
Shall hide what is left of me?
(Come from Paradise.)
I’ve been through times when no one cared.
(Words that were mine,)
I’ve seen clouds in empty skies
When one kind word meant more to me.
(Shall last as a memory.)
Than all the love in Paradise.
I believed in my dreams.
Nothing could change my mind.
Till I found what they mean
Nothing can save me now.
“And all my days are trances,
And all my nightly dreams
Are where thy dark eye glances,
And where thy footstep gleams
In what ethereal dances
By what eternal streams”.
§
Fredde sabbie del tempo
(Venti che soffiano tanto freddi quanto il ghiaccio,
suoni che provengono dalla notte)
devono nascondere ciò che è rimasto di me?
(vengono dal Paradiso).
Ho varcato le porte del tempo quando nessuno osava.
(Parole che erano mie)
Ho visto nuvole a ciel sereno,
quando una sola parola significava molto di più per me
(devono durare come la memoria.)
di tutto l’amore nel Paradiso.
Ho creduto ai miei sogni.
Nulla poteva mutare la mia opinione,
finchè ho scoperto che cosa significano.
Nulla può salvarmi adesso.
“E tutti i miei giorni sono estasi,
e tutti i miei sogni notturni
sono dove i tuoi occhi scuri brillano
e dove il rumore dei tuoi passi luccica
in quali eteree danze,
con quali eterne correnti”.
EDGAR ALLAN POE

Dolce sera
Ti attendo
alla mia finestra
sospesa nel vuoto
quando
il cielo si dilata
di blu – violetto.
Odo
i tuoi passi
setosi
frusciare
nel silenzio
denso
di malinconie.
San
di miele
i tuoi baci
mentre
mi cingi
collane indaco
a illuminare l’anima.

Fiori da marciapiedi
Tra i marciapiedi di città
spuntan fiori d’ardesia schizzati
che non chiedon d’essere capiti
fioriscono bevendo d’attoniti sguardi
intrappolati dal duro degli atoni asfalti.
Caduchi ornamenti colorati e bianchi d’amore sprecato
che regalano un’anima in ombra tra passi e meditazioni
a chi s’imprigiona i sogni nel cuore di pietra.

Riprendo il cammino
Cadenzati passi
calibrati giri
intorno a cerchi concentrici
ricerca di un’uscita
di un passaggio segreto
ove il tempo non giunga
labirinti percorro
cerco libertà
in assenza di peso
mi cospargo di lavanda
purifico il mio animo
da negative energie
riprendo il cammino
innalzo bandiere
le dipingo di rosso
come il sangue di ognuno

Preghiera
Passi solitari risuonano sul selciato,
lembi dispersi di un sentimento
che disperato volge lo sguardo al cielo
nella vana speranza di una luce.
Accade così, che il dolore
diventa luogo fermo nella vita
come autunno macchiato di lacrime
e in una notte buia come pece,
il cuore scoppia nell’enorme
grido di rabbia e ribellione
per le ingiustizie di un mondo
dove vige crudeltà e indifferenza
mentre una preghiera s’eleva lieve
al cielo illuminato dal sole nascente,
potenza misteriosa gravida di suoni
nell’immenso amplesso di palpiti,
in cerca d’una presenza amica
che asperga gli uomini di luce pura
sì che gli animi cantino lodi
per il trionfar della pace eterna.

Some
Ho promesso al mio cuore
una vita esaltante,
una stima maggiore
per il suo pulsare.
Ho promesso più strali,
per farlo arrossire
e riportare più umana
ogni emozione.
Ho promesso che il vento
non mi avrebbe rapito,
e che ogni pensiero
avrei zavorrato.
Ho promesso al mio cuore
che avrei combattuto,
ed avrei ricucito
un passato strappato.
Gli ho promesso conchiglie
ripiene di suoni,
e cori marini
su cui galleggiare.
Ed oggi che ho visto,
che ho pianto, creduto,
ed ho più impronte
che passi da fare,
il giorno spergiura
che ieri era un sogno;
ma pesa in petto il fardello,
d’ingenue promesse.

Come il Vate…io

. Che si chiama Acquacheta suso, avante che si divalli giù nel basso letto e a Forlì di quel nome è vacante, .
rimbomba là sovra San Benedetto de l’Alpe per cadere ad una scesa ove dovea per mille esser ricetto; .
io: mi apparvero le fonti d’Acquacheta bianche spade ghiacciate su quel letto cantato già dal Divino Poeta, .
e affascinata fui da quell’effetto di statica armonia, tal che pensai si fosse di quell’acque spento il getto. . Assorta in quell’incanto io, ormai fantasticavo sui travestimenti di Dea Natura, e lì m’indugiai; .
poi, vinto lo stupore e a passi lenti mi distaccai da quella meraviglia cercando di arginare i sentimenti. .
Sospirando dischiusi le mie ciglia che avevan nelle ghiacce trasparenze colto l’incanto che ad amor somiglia . e lodai del Creato le valenze!

Tinti
Timidi passi
in punta di penna
e l’uscio dischiudi
occhi di ragazza
con i sogni ancora in tasca
tu regali la semplicità
di chi ama e non lo sa
