(davanti all’Ofelia del preraffaellita Millais)
Va verso il mare e m’incanto a guardare, l’acqua la culla e lei sembra dormire. Fronde s’inchinan, col loro stormire par che un saluto le vogliano dare. . Lieve la veste disvela le forme, con le sue labbra ricama un sorriso, nella sua mente rimangono incise false promesse e dolenti quell’orme. . Alma che volle sol segni d’amore, perse ragion con le grandi illusioni, marcio sfuggì con le oscure emozioni. . Or che nel mar troverà liete l’ore e svaniran le frementi passioni, potrà cantar le più dolci canzoni.L’odore fragrante delle erbe dei prati
A Lisa
L’odore fragrante dell’erbe dei prati
riporta alla mente immagini antiche
quando da dentro bussavan passioni
e ai sogni cedevan vincenti e perdute.
Quando per nulla venivano in mente
momenti di ancor sconosciute paure.
Quando giocava ancora, la luna
ad ispirare ai giovani amanti
parole e momenti pur sconosciuti.
Ed io coglievo in mezzo ai trifogli
e ai fiori tra l’erbe, un altro profumo
fatto d’essenze che hai sulla pelle,
che penetravan la mia giovinezza
di amabilità e di ricche speranze.
Non sempre attese e incalpestate…
Sopra, però, un vassoio d’argento,
i fiori vermigli e le spighe han portato
il fiore dei fiori: un palpabile dono,
che è diventato il mio dolce destino.

Il dubbio

di freddo metallo
alle tue strette caviglie:
è l’impronunciabile,
che ti fa ancora da inciampo
e ti chiude il respiro
su per l’ignota salita.
Fabio Sangiorgio

Versi aurei
VERS DORÉS
L’art ne veut point de pleurs et ne transige pas,
Voilà ma poétique en deux mots : elle est faite
De beaucoup de mépris pour l’homme et de combats
Contre l’amour criard et contre l’ennui bête.
Je sais qu’il faut souffrir pour monter à ce faîte
Et que la côte est rude à regarder d’en bas.
Je le sais, et je sais aussi que maint poète
A trop étroits les reins ou les poumons trop gras.
Aussi ceux-là sont grands, en dépit de l’envie,
Qui, dans l’âpre bataille ayant vaincu la vie
Et s’étant affranchis du joug des passions,
Tandis que le rêveur végète comme un arbre
Et que s’agitent, – tas plaintif, – les nations,
Se recueillent dans un égoïsme de marbre.
§
L’arte non vuole lacrime e non transige,
ecco in due parole la mia poetica: è fatta
di grande disprezzo per l’uomo e di lotte
contro l’amore stridulo e la stupida noia.
So che bisogna penare per ascender la vetta
e la salita è ripida a guardarla dal basso.
Lo so, e so anche che molti poeti
hanno spalle troppo strette o polmoni fiacchi.
Così sono grandi coloro che, a dispetto dell’invidia,
avendo vinto la vita nell’aspra battaglia
ed ormai liberi dal giogo delle passioni,
mentre come un albero vegeta il sognatore
e si agitano – lamentoso ammasso – le nazioni,
si raccolgono in un egoismo di marmo.
PAUL VERLAINE

Canto di Natale (a modo mio)
Ho mani e gambe doloranti
A forza di buttar giù Babbo Natale dai balconi
Per liberarli dal vischio e dalla transumanza
Dall’allegoria di canti e stelle inutili
All’evento
E pure il gelo contro
Ché è notte fonda e mi si ghiaccia l’avvenire
Ed il sorriso stentato.
Eppure corrono i pensieri in cerca di un senso
Della spiegazione al perché per tradizione
Ci si debba indebitare fino al prossimo Natale
Al fine ultimo e non solo di dare a tutti
Un regalo da scartare la tavola imbandita
E un cuore nuovo ma non vero.
Però negli occhi scuri dei ragazzi neri
Fermi agli angoli delle strade in cerca
Del prossimo schiavista che gli dia lavoro
Giornaliero e l’illusione di essere parte del mondo
C’è il gelo del passato che non tollera presente
Né futuro e nelle orecchie non hanno canti
Né cori di angeli celesti
Ma come stalattiti di gelo
Oppure le onde increspate del mare burrascoso
E la dolcezza della laguna innevata
Nemmeno li sfiora.
Che la speranza non sia neve
Che il vento non porti solo passioni passeggere
Che i treni veloci arrivino in stazione
Che gli uomini possano tornare dal lavoro stanchi ma vivi
Che i sorrisi non siano falsi e le ferite già guarite
E le spalle coperte i piedi caldi
E le mani libere da ogni tremore, per tutti.

Odora di muschio…


Quanto tempo umano son già vissuto, quanto ne vivrò
(Ovvero tiritèra in litanico elenco)
AMO.
Del puntino azzurro
La Terra
la verde erba,
la flora con le rose
il sasso
l’ acqua
I libri scritti
dagli Altri,
la fauna: gli animali.
Il tramvai
con chi lo guida,
il viver nuovo
con vetture
catalitiche,
il supersonico,
l’ acceleratore
di particelle
atomiche: progresso
non . . . autodistruggente
Le umane,
tradizioni:
le feste,
fiere di paese.
il Natale,
con il suo
presepe,
alternarsi
assoggetto
di stagioni,
l’ utopìa . . .
di contraddizìoni.
La medicina, nuova:
i trapianti del cuore,
e d’ altro
de l’anatomìa,
per vicinarsi
colui
che non vuole
morire.
L’ affetto
la speranza,
la letizia
d’ esser stato
creato,
la vita
l’ illusione
ed il sogno,
le passioni,
l’ amore
per l’ amor.
LA LUCE.
ODIO.
Prima della Fine
e combatto.
E il fuòco
il Male.
Il terrorismo.
Le guerre,
e tutti
gli altri
elementi
per combattere.
Soprusi fatti
dagli umani . . .
in ogniovunque
corrotti:
contro il male,
di tutti i tempi,
donaci la Forza delle Forze,
Primo Creatore
e con il Bene
aiutaci a vincere
per la nostra Eternità
assorbiti da Te. In simbiòsi.

Alla mia donna
Il tuo acidulo sudore
risveglia
sopite passioni
di sconfinati mari
e tempestose onde,
di placidi monti innevati,
di aulenti boschi freschi.
Il tuo sorriso, biondo sole
tra le nuvole di perla,
placa l’esile
perenne inquietudine
che permea la mente
e il cuore ancora vergine
di chi eterna vita
vorrebbe
e spazio infinito.
Nei tuoi chiari occhi
scopro
isole verdi tra mare
e cielo,
dolce rifugio
alle tempeste furiose
della mia vita che disillusa
attende
l’ultimo richiamo.

Madonna delle Grazie
(Ballata in do minore)
Dentro ognuno di noi
c’è un balcone fiorito,
spesso stiamo affacciati
ma senza aver capito
che ciò che vediamo sotto
non sempre è cosa vera
ciò che vediamo sotto
spesso è una chimera.
Con i piedi nella cera
con le piaghe ed i rimorsi
sfilan lente in processione
come anime perse,
quando finalmente guardo
meglio dentro i loro occhi,
vedo che…
hanno volti tutti uguali
vedo tanti me…
Ma è il coraggio di sfilare
sotto al mio balcone
che non ho,
che mi fa capire infine
che non sono io,
e l’altrui giudizio
le trafigge come una spada,
siate voi dannate ovunque
senza fine sia la strada.
Se potessi bagnarmi
nelle acque di un fiume
formato dalle lacrime
di chi è senza rancore,
e asciugarmi al vento
di un’estate infinita
di chi crede nell’amore
di chi crede nella vita.
E sei tu dolce Mirella
che cammini in mezzo a tante,
con un cero nella destra
e un foulard intorno al viso,
porti un cuore palpitante
di passioni e di rimorsi
e vedo che
hai tuo figlio nei tuoi occhi
ed è dolce il tuo sorriso.
Puoi guardare ancora il mondo
con gli occhi di un bambino
con lo sguardo di speranza
di un Gesù non divino,
con la mente galleggiare
a metà tra il bene ed il male,
tra un futuro ed un passato
che non resti tutto uguale.
Alla fine della mia vita
forse anch’io entrerò in chiesa,
come loro,
a contare i miei peccati
le speranze ormai deluse,
ma ho paura sia finita
impossibile è il perdono,
tutti i fiori appassiti
il balcone ormai è chiuso.
