Era l’alba sugli umidi colli
e la luna danzava ancora assorta
colle lepri del sogno. La lattaia
discendeva il suo colle. Ognuno amava
la propria casa come una scoperta.
SANDRO PENNA
Era l’alba sugli umidi colli
e la luna danzava ancora assorta
colle lepri del sogno. La lattaia
discendeva il suo colle. Ognuno amava
la propria casa come una scoperta.
SANDRO PENNA
La poesia, quella di stanotte,
é intrappolata in un non so dove,
in un pertugio posto in fondo al cuore
o, dentro l’anima, in un buco nero.
Vuole silenzi che non le so dare
quando il cuscino giro e poi rigiro,
se piede al piede insisto a frizionare
o gratto ciglia fino a farmi male.
La strada che dovrebbe esser muta
disturbo arreca con i suoi rumori
e il sussulto della sveglia odiosa
scandisce tempo solo da fermare.
Io non poeta sono prigioniero
o, meglio ammettere, assai incapace
di catturare lemmi uno alla volta
per incastrarli in qualche verso mio.
Amore, amare, mare, terra, cielo…
nuovi universi, lune, stelle e soli…
Non scriverò d’omerici vascelli,
di una strega da tramutare in fata,
di un seno sotto trasparente seta,
o del viaggio verso un lungo bacio.
Ancora prima di tentar poesia,
facile preda mi do a Morfeo
e nebuloso mi diventa il tutto
nel sogno incerto che andrò a fare.
Ed é mattina, col sole alto di già,
mentre a registro il ricordo metto.
Sembra passato tanto di quel tempo
e invece… in una man conto le ore.
NOCTURNO
Los que auscultasteis el corazón de la noche,
los que por el insomnio tenaz habéis oído
el cerrar de una puerta, el resonar de un coche
lejano, un eco vago, un ligero ruido…
En los instantes del silencio misterioso,
cuando surgen de su prisión los olvidados,
en la hora de los muertos, en la hora del reposo,
¡sabréis leer estos versos de amargor impregnados!…
Como en un vaso vierto en ellos mis dolores
de lejanos recuerdos y desgracias funestas,
y las tristes nostalgias de mi alma, ebria de flores,
y el duelo de mi corazón, triste de fiestas.
Y el pesar de no ser lo que yo hubiera sido,
y la pérdida del reino que estaba para mí,
el pensar que un instante pude no haber nacido,
¡y el sueño que es mi vida desde que yo nací!
Todo esto viene en medio del silencio profundo
en que la noche envuelve la terrena ilusión,
y siento como un eco del corazón del mundo
que penetra y conmueve mi propio corazón.
§
Voi che avete auscultato il cuore della notte,
voi che nell’ostinata insonnia avete udito
un chiudersi di porte, il rumore di vetture
lontane, un’eco vaga, un leggero fruscio…
In quegli istanti di silenzio misterioso
quando sorgon dal loro carcere gli obliati,
nell’ora dei defunti, nell’ora del riposo,
leggerete i miei versi d’amarezza impregnati.
Come in un vetro io verso in essi i miei dolori,
i remoti ricordi, le disgrazie funeste,
le meste nostalgie dell’anima inebriata,
la pena del mio cuore, triste in mezzo alle feste.
Dolore di non essere quello che avrei potuto,
perdita del reame per il quale ero nato,
pensiero che un istante decise la mia vita,
sogno ch’è l’esistenza da quando sono stato!
Tutto mi giunge in mezzo al silenzio profondo
in cui la notte avvolge la terrena illusione
e sento come un’eco del gran cuore del mondo
che penetra e commuove il mio cuore in ascolto.
RUBÉN DARIO
Primizia della mente
frutti tropicali
i pensieri arditi
idee cavalcano il tempo
domandolo
nell’immoto ricordo
quotidiano vivere
sospendo il sospiro
in quel sogno
rapito
un a solo
come aquilone
sfuggito
in questo nero mar che d’onde ci travaglia
la rotta scoprirai puntando la tua prua diritta
alla Polare stella che nel suo luminare brilla
alta su nell’azzurro cielo e che dall’Orsa
un punto fermo lei rimane
ad indicarti sempre l’isola a cui approdare
se perso lungo il viaggio smarrito diventa il tuo cercare
guarda sempre in alto la strada puoi ritrovare ad arrivare
all’isola che non c’è
ma solo tu la puoi creare
è fatta di emozioni parole poesie che diventano canzoni
un porto franco dove
il sogno mai non muore e
il tempo un momento da plasmare
azzurrabianca