
Lamento


Se mi allungassi per ogni desiderio
il mio corpo
sottile e leggero
arriverebbe persino a toccare le stelle
e per ogni stella accarezzata
una speranza accolta.
così via, fino al prossimo desiderio
la prossima fermata.
questa è la storia
del nostro allungamento
nella notte stellata
l’amore è un mezzo potente
l’amore ci salva
se c’è bontà nei nostri cuori
la natura si fida.
in dono due piccoli occhi
la civetta ora è salva!
camminiamo ancora insieme
guardando le nostre mani…
non sono più vuote.

Fase REM
I sogni che sembran reali
nistagmi che inseguon visioni
affrettano il cuore gravato
da un vivere senza traguardi.
Fermar quei momenti è speranza
restando sospesi nel tempo
temendo il ritorno al reale
che angosce e tensioni riserva.
Così nelle notti silenti,
ricordi che sono macigni,
si sciolgono in sogni suadenti,
divengono dolci illusioni.
E’ quello lo spazio concreto
così come là vive il tempo.
Dell’uomo sostanza son sogni
astratto il reale diventa.

Un rombo sordo…
Un rombo sordo avanza lento
come tuono che arriva da lontano,
misterioso e sinistro racchiude distruzione
e come mostro bramoso e affamato
ghermisce le sue prede.
Case, palazzi, persone,
nulla e nessuno è più al sicuro.
Tutto trema e si sbriciola,
la terra si apre inghiottendo ogni cosa
la polvere rende difficile respirare,
mentre la sventura si abbatte inesorabile
su tutto ciò che è inerme,
sul sonno interrotto bruscamente,
su sogni che svaniscono all’istante
e grida di terrore che squarciano la notte.
Un nuovo giorno nasce su lacrime
che segnano volti attoniti e spauriti
di coloro che vagano nel vuoto
con la paura di sentire ancora
la terra che torna a tremare.
Ma racchiusa nel cuore resta forte
la volontà di non di non lasciarsi andare
mentre s’innalza al cielo la speranza
di sentire le campane che torneranno
come una volta a suonare.

Quando qualcosa non mi torna
e l’intelletto vuol superare l’anima mi fermo
Non c’è soluzione
non si può chiedere alla vita di spiegarti tutto.
Ciò che rimane è un esempio
il film della vita di mio padre
lì ritrovo risposte
lì riesco ad osservare
senza nulla
voler risolvere.
La gioia
il dolore
la speranza
l’omertà necessaria
il valore
il fiume che scorre
l’odore del sottobosco
la buccia del mandarino
strizzata controluce.
Tornano i ricordi
e le mie
parole per te
non finiscono
oggi.

Settembre 2004
Quante volte mi sono chiesto cosa cercavo in questo mondo
Eri forse tu la mia macchina dei sogni
Ho voluto crederci ho conservato intatti i miei sogni
E la mia speranza come una luce che illuminava le mie notti insonni
La mia mente fragile non voleva capire vedere sentire
Ogni vita come nelle fiabe ha una fine
Questa era la mia fiaba ed il nulla la mia fine
Resta un sordo ronzio ad accettare l’ultimo comando
Lui ubbidiente spietato eseguirà impassibile
Cercando soltanto la conferma di un addio

Testamento


Plasmo


Sopra il mare, crudo e piatto
Sopra il mare, crudo, e piatto,
che si lascia cavalcare tra quel beccheggiar di sponde,
la lampara scruta il buio
nelle ore solitarie della pesca speranzosa,
sopra il mare, tutto nudo, che è vestito solo d’aria.
Di speranza rivestito,
sta a vogare il pescatore:
voga e spera di riempire
col raccolto, la paranza, da portare
fino a riva per pagarsi la fatica,
nella sera che era rosa, e ora è tutta scolorata,
come il cielo, tale, il mare: scuri, calmi, silenziosi.
Un leggero sciabordio fa il duetto col silenzio:
vien tirata su la rete, e la sorpresa
non la smette di guizzar per l’inatteso
…rapimento…Ché si voglion liberare
tutti i pesci e rituffarsi dentro il regno dove regna
quel rumore sconosciuto del silenzio senza fine,
finché è almeno in dormiveglia
tanta immensità di pace.
Si ribellano in silenzio…
senza chiasso…senza ascolto…
Poi, col mare sonnolento,
anche il cielo si risveglia:
piano, piano torna il rosa
sotto il cielo e dentro il mare,
dove tutto è già di nuovo
pace tutta silenziosa.
La lampara, ecco che torna:
s’improfuma la banchina
dove aspetta già la gente…
mentre al sole il ciel s’inchina…

La stanza

