
La vita ritorna


Incontrare l’amor tra giochi e risa

Paolo Santangelo

Davvero
Davvero verranno ancora giorni di perdono e di grazia
e camminerai nel campo come l’ingenuo viandante.
La pianta dei tuoi piedi nudi accarezzerà i fili d’erba,
e le sommità delle spighe ti pungeranno, e la loro puntura sarà dolce,
oppure la pioggia ti sorprenderà, con la massa battente delle sue gocce
sulle spalle, sul petto, sul collo e ti rinfrescherà il capo.
Davvero camminerai ancora nei campi e la quiete si diffonderà in te,
respirerai il profumo del solco trovando pace a ogni respiro
vedrai il sole nello specchio della pozza dorata
le cose e la vita saranno semplici e sarà permesso toccarle
e sarà permesso, permesso, permesso amare.
Camminerai nei campi da sola,
non ti brucerai nella vampa degli incendi,
in strade indurite dal terrore e dal sangue.
E con cuore sincero sarai di nuovo umile e docile
come un filo d’erba, come un essere umano,
cui è permesso, permesso, permesso amare.
LEAH GOLDBERG

L’odore fragrante delle erbe dei prati
A Lisa
L’odore fragrante dell’erbe dei prati
riporta alla mente immagini antiche
quando da dentro bussavan passioni
e ai sogni cedevan vincenti e perdute.
Quando per nulla venivano in mente
momenti di ancor sconosciute paure.
Quando giocava ancora, la luna
ad ispirare ai giovani amanti
parole e momenti pur sconosciuti.
Ed io coglievo in mezzo ai trifogli
e ai fiori tra l’erbe, un altro profumo
fatto d’essenze che hai sulla pelle,
che penetravan la mia giovinezza
di amabilità e di ricche speranze.
Non sempre attese e incalpestate…
Sopra, però, un vassoio d’argento,
i fiori vermigli e le spighe han portato
il fiore dei fiori: un palpabile dono,
che è diventato il mio dolce destino.

Nell’ottobre che pigro si dilegua
Nell’ottobre che pigro si dilegua,
assente è il preludio dell’inverno
e sono sereno, a guardia d’un sole
inflessibile sull’incerto autunno.
Svilendo un po’ il freddo Generale,
distratta è la mia inquietudine
come vista dentro il campo di grano,
incurante delle spighe claudicanti.

Spighe di grano
Spighe di grano
che asciuga e matura
contro la fame
una promessa futura
Papaveri rossi
in quel lago dorato
piccole macchie
di sangue nel prato
Vetro di luna
traspare nel cielo
azzurro profondo
limpido e vero
il tuo amore di un tempo
racchiuso in un pugno
odio inespresso
che riscalda al sole
che acceca che brucia
ma che emana calore
Coscienza che libera
liquida si scioglie
e tutto il malfatto
rimescola e raccoglie
Sbagli ed errori di un tempo che fu
ma al di sopra di tutto
esisti e resisti
tu.

Quando sono con te
Quando sono con te, chi sa perché
agli occhi m’appare un campo di spighe
sussurranti come fresche onde amiche.
Quando sono con te, chi sa perché
il cielo diventa sempre più blu,
simile agli occhi sereni che hai tu.
Quando sono con te, chi sa perché
il vento furioso placa la sua ira,
si ferma dolce e la tua chioma mira.
Quando sono con te, chi sa perché
nuvole grigie non coprono il sole,
contento di scaldare il mio bel fiore.
Quando sono con te, chi sa perché
gli uccelli non fuggono impauriti,
la tua voce ascoltano incuriositi.
Quando sono con te, chi sa perché
le stelle non sono tanto lontane
e le mie parole non sono vane.
Quando sono con te, chi sa perché
non ho paura nemmeno del tuono
se in braccio a te perduto m’abbandono.
Quando sono con te, chi sa perché
il tempo vola, non capisco niente,
beato sono come un incosciente.
Quando sono con te, chi sa perché
sento la voce del cuore che dice:
– Ora sono veramente felice –

Al canto dell’amore


L’anima dell’acqua
Forse troverai ancora la quaglia
acquattata nel ciuffo di stoppie
secche sull’argine del greto
a difendere l’ultimo nido.
Ma non avranno i nidiacei
che spighe abortite, pozze
crettate alla canicola del sole.
Un tempo sterminate messi
ondeggiavano al favonio estivo,
quando i dauni capanne rotonde
alzarono lungo i fiumi barattando
anfore colme di grano coi vicini.
Qui dove per tratturi di fango
torme di schiavi passarono trascinandosi
donne e bimbi magri come greggi,
fra giunchi marci bufali villosi
muggono immersi fino alle corna.
E l’acqua ha l’odore delle cose
morte attorno al fico contorto
solitario tronco sull’immobile
ristagno d’erbe putrescenti.
Un giorno forse dallo spirito del cielo
l’anima dell’acqua scenderà sulla terra.
CRISTANZIANO SERRICCHIO
