Saint Tropez

L’ipocrita

esternare a tutti
i pensieri reconditi
senza soffocare la voce
nel profondo dell’animo,
e
gridare al mondo
senza reprimere
le proprie emozioni
Amare e gioire
senza remore
e
senza sopprimere
con la censura
Esprimere …
liberamente
ciò che il cuore
invola,
senza il divieto
della ragione
Ma,
l’uomo è un ipocrita…
ed io della specie

Fase REM
I sogni che sembran reali
nistagmi che inseguon visioni
affrettano il cuore gravato
da un vivere senza traguardi.
Fermar quei momenti è speranza
restando sospesi nel tempo
temendo il ritorno al reale
che angosce e tensioni riserva.
Così nelle notti silenti,
ricordi che sono macigni,
si sciolgono in sogni suadenti,
divengono dolci illusioni.
E’ quello lo spazio concreto
così come là vive il tempo.
Dell’uomo sostanza son sogni
astratto il reale diventa.

Eterno conflitto

Danila Oppio

Corrispondenze
CORRESPONDANCES
La nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiers.
Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d’enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
– Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l’expansion des choses infinies,
Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,
Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.
§
Natura è un tempio in cui colonne vive
Talvolta lasciano uscire parole
Confuse; l’uomo vi passa attraverso
Foreste di simboli, che l’osservano
Con sguardi familiari. Come lunghi
Echi che in lontananza si confondono
In tenebrosa e profonda unità
Spaziosa come la notte e la luce,
Colori odori suoni si rispondono.
Ci sono odori freschi come carni
Di bimbi, dolci come gli oboi, verdi
Come i prati, – altri corrotti, ricchi
E trionfanti, hanno l’effusione
Delle cose infinite: l’ambra, il muschio,
Il benzoino e l’incenso, che cantano
Gli ardori dello spirito e dei sensi.
CHARLES BAUDELAIRE

Cosa ne stai facendo di te? E’ solo un temporale. Passerà
Tu non cancelli mai la tua arte
nemmeno te lo chiedesse un cane un idiota tua madre
tu non cancelli mai la tua arte.
È straordinario! Lo capisci? È straordinario!
Credo che con i pochi soldi che mi sono rimasti
comprerò due grandi tele
forse due metri o tre o magari mezzo chilometro di tele
le sovrapporrò l’una all’altra.
Sulla prima tela infierirò con i pugni con le unghie con i morsi
e se non ti sembrerà abbastanza
con un taglierino
così da farla sembrare la pelle di un uomo
dilaniata crocifissa scarnificata
e sulla tela, seconda pelle, che apparirà di sotto
dipingerò tanti piccoli tagli,
non userò il colore rosso
ma il castano il verde e l’arancione
come i tuoi capelli le tue scarpe il tuo rossetto
lo intitolerò:
cosa ne stai facendo di te?
È solo un temporale.
Passerà.
Il problema è che ho molto di più di ciò che mi serve
ma è come se volessi tutto tutto tutto
mi chiedi : – quando capisci di aver finito un lavoro? –
ti domando: -come si capisce di aver finito di fare l’amore?-
e concludo dicendoti che se avessi la possibilità di essere un altro
di essere chiunque io desideri
vorrei essere te. Amore mio…

Natura autunnale


Orme di sabbia
Arrancano i ricordi di un sentiero,
di foglie e ricci secchi per tappeto,
scricchioli autunnali sempre amati,
da sandali di gomma avventurieri.
Scioglievano i colori novembrini,
confusi da giudizi ancora acerbi,
profumi amici di brusii lontani
e nudi nidi, sui legnosi arti;
sfioravano le punte nubi incaute,
il cielo era lì, poco discosto,
e come un album da ricolorare,
offriva forme alla mia bocca aperta.
Ma i giorni lo stradino hanno scordato
e quando son tornato per cercare,
i rovi mi hanno dato il benvenuto
e non sapevo più dove guardare.
Invecchia l’uomo e riga sulla fronte:
è ruga d’oro scritta dal tragitto,
che se non si percorre più sovente,
svanisce, righiottita dagli sterpi.

L’angoscia
L’ANGOISSE
Nature, rien de toi ne m’émeut, ni les champs
Nourriciers, ni l’écho vermeil des pastorales
Siciliennes, ni les pompes aurorales,
Ni la solennité dolente des couchants.
Je ris de l’Art, je ris de l’Homme aussi, des chants,
Des vers, des temples grecs et des tours en spirales
Qu’étirent dans le ciel vide les cathédrales,
Et je vois du même oeil les bons et les méchants.
Je ne crois pas en Dieu, j’abjure et je renie
Toute pensée, et quant à la vieille ironie,
L’Amour, je voudrais bien qu’on ne m’en parlât plus.
Lasse de vivre, ayant peur de mourir, pareille
Au brick perdu jouet du flux et du reflux,
Mon âme pour d’affreux naufrages appareille.
§
Natura, nulla di te mi commuove, nè gli almi
campi, nè l’eco vermiglia delle pastorali
siciliane, non le pompe aurorali
nè la solennità dolente dei tramonti.
Rido dell’Arte, rido dell’uomo, dei versi,
dei campi, dei templi greci, delle torri a spirale
che protendono al cielo vuoto le cattedrali
e con gli stessi occhi vedo i buoni e i perversi.
Non credo in Dio, rinnego ed abiuro
ogni pensiero e, quanto quella vecchia ironia
l’Amore, vorrei proprio che non me ne parlassero più.
Stanco di vivere e avendo paura di morire,
la mia anima, scafo dei marosi in balìa,
per orridi naufragi si prepara a partire.
PAUL VERLAINE

Lo scorrere lento del fiume sui sassi
è il pensiero che si riposa dalla sua malvagità
La natura è un miracolo,
non merita l’uomo
La natura ha un cuore che si svela alle anime pure e tormentate
Penso che potrei morire in questa pace gratuita
lontano dall’inferno della città
Sia maledetto l’uomo e la sua ingordigia
