
Ti confermo che il mondo non è cambiato


Sapore di sale
Il mio vestito leggero
che sapeva di fiori
e i tuoi occhi caldi
a sfiorarne l’aria
tra le pieghe distratte
un sapore di sale
e granelli di sabbia
trascinati dal vento
e il mare
un sussurro
lieve
come i tuoi baci.


Le rose di Saadi
LES ROSES DE SAADI
J’ai voulu ce matin te rapporter des roses ;
Mais j’en avais tant pris dans mes ceintures closes
Que les noeuds trop serrés n’ont pu les contenir.
Les noeuds ont éclaté. Les roses envolées
Dans le vent, à la mer s’en sont toutes allées.
Elles ont suivi l’eau pour ne plus revenir ;
La vague en a paru rouge et comme enflammée.
Ce soir, ma robe encore en est tout embaumée…
Respires-en sur moi l’odorant souvenir.
§
Volevo portarti delle rose questa mattina
ma ne avevo raccolte così tante nel mio corsetto
che i nodi troppo stretti non hanno potuto contenerle.
I nodi sono esplosi. Le rose sono volate via
nel vento e al mare sono tutte arrivate..
Hanno seguito l’acqua per non tornare più;
l’onda è apparsa rossa, come in fiamme.
Stasera il mio vestito ancora ne è profumato.
Respirane su di me l’odoroso ricordo.
MARCELINE DESBORDES-VALMORE

Vorrei essere mia madre
Vorrei essere mia madre
vestita col vestito a fiori,
le mani ogni momento calde,
sorriso a tutte le occasioni.
Con i suoi occhi poi vorrei
guardare me in ogni età,
dai pantaloni ancora corti
ai pantaloni ancora lunghi.
Or ch’è presente e non,
vorrei essere mia madre
perché dal punto più remoto
…io…lei…possa accarezzarmi.

Si nasce ciechi
Le foglie grinze,
quel forte odore d’azzurro
masticato in silenzio
nell’alba del morire.
Si nasce ciechi
eppur sappiamo già
i capezzoli dell’immenso.
E ci si insegna, poi,
a dimenticarsi l’un l’altro
appena il chiodo sfiora il legno.
Quale musica se non che il tedio
vestito a festa
spesso troviamo indenne
tra le righe passe ?!
Se sarò amico
non ditelo alle finestre,
fatene unguento per i feriti dall’ovvio,
per le colombe storpie,
i passeri a cui strappiamo
le ali.
Stefano Lovecchio

L’estasi
L’EXTASE
La nuit était venue, la lune émergeait de l’horizon, étalant
sur le pavé bleu du ciel sa robe couleur soufre. J’étais
assis près de ma bien-aimée, oh ! bien près ! Je serrais ses
mains, j’aspirais la tiède senteur de son cou, le souffle
enivrant de sa bouche, je me serrais contre son épaule,
j’avais envie de pleurer ; l’extase me tenait palpitant,
éperdu, mon âme volait à tire d’aile sur la mer de l’infini.
Tout à coup elle se leva, dégagea sa main, disparut dans la
charmoie, et j’entendis comme un crépitement de pluie dans
la feuillée.
Le rêve délicieux s’évanouit… ; je retombais sur la terre,
sur l’ignoble terre. O mon Dieu ! c’était donc vrai, elle,
la divine aimée, elle était, comme les autres, l’esclave de
vulgaires besoins !
§
Era scesa la notte, la luna emergeva dall’orizzonte, diffondendo
sull’azzurro selciato del cielo il suo vestito color dello zolfo.
Ero seduto accanto alla mia amata, oh! così vicino! Mi strinse la
le mani, aspiravo il tiepido profumo del suo collo, il soffio
inebriante della sua bocca, mi stringevo contro la sua spalla,
Avevo voglia di piangere; l’estasi mi teneva palpitante,
sperduto, la mia anima volava sul mare dell’infinito.
Improvvisamente si alzò, ritirò la mano, scomparve nel
bosco, e sentii come un crepitio di pioggia sulle foglie.
Il delizioso sogno svanì.. ; Ricaddi sulla terra,
sulla terra vile. O mio Dio! era dunque vero, lei,
l’amata divina, era, come gli altri, schiava
dei bisogni volgari!
JORIS KARL HUYSMANS

Paese bello
Con le pietre delle mura
sempre esposte al sole e al gelo
sotto il cielo che ti cura
e ti copre col suo velo
e le pietre ed i mattoni
delle case ora struccate
ma che per generazioni
sono state intonacate,
e le altre ancor vestite
col vestito rinnovato
che nasconde le ferite
del gran tempo che è passato,
tutta bella sei, Bettona,
con la Piazza e la Fontana,
ch’è un gioiello che ti dona,
e quei giri di collana
delle strade e vicoletti,
che si allargano in piazzette;
con i coppi dei tuoi tetti,
di palazzi e di casette,
chiese e campanili al cielo;
col tuo insieme d’arte e storia,
sei un fiore ed il tuo stelo
è il tuo colle che si gloria
degli ulivi millenari
fin giù al piano, e il Poverello,
e anche Dante, in versi rari,
di te han detto, Paese bello!

La bianca signora
La neve è arrivata silenziosa
stanotte e, artista senza tempo,
ha dipinto tetti alberi siepi strade
di bianchi cristalli che brilleranno
ai raggi del primo sole. Ora scende
bianca dal cielo grigio chiaro
che incupisce verso l’orizzonte.
Danza con i suoi fiocchi,
bianche farfalle della mia infanzia,
col vento che volentieri l’accompagna
a passo di valzer su davanzali e terrazze
a spruzzare di bianco il verde dei fiori,
che l’attendono timorosi, a capo chino.
Il suo vestito ampio e arioso
dalle infinite tonalità di bianco
copre la spiaggia e si scioglie
tra le onde fredde e biancastre del mare
che la chiama rauco con voce d’amore.
Volano rapidi e taciti tra i fiocchi vaganti
bianchi gabbiani e merli neri.
Il silenzio è attraversato da qualche
grido felice di bimbo. Un cane abbaia festoso.
E la neve, bianca ed elegante signora,
continua a spargere con la sua bianca mano
bianche farfalle volanti sulla città
raccolta in se stessa e quasi in pace.

Al tuo sorriso

Stefano Lovecchio
