sulla distesa d’acqua
scivolano amori
dentro il silenzio
addensati
dall’ombra della notte
sinfonie stellari
sgorgano
e si ricreano
dove la luna
fa cadere
i suoi petali di poesia
Giovanni De Simone
sulla distesa d’acqua
scivolano amori
dentro il silenzio
addensati
dall’ombra della notte
sinfonie stellari
sgorgano
e si ricreano
dove la luna
fa cadere
i suoi petali di poesia
Giovanni De Simone
hai inventato l’amore
gli hai dato il mio nome
e lo hai legato
con un filo di azzurro
alla tua cometa
ma
nelle notti
-sempre uguali-
della tua assenza
sono qui ad annodare
il filo che hai tagliato
con l’unghia dell’indice
al primo chiarore
cado dal letto:
è un sogno
o è carnevale?
Giovanni De Simone
viso dolce
occhi tristi
col niente
giocava a far la madre
e sognava le bambole
un mattino d’inverno
il sogno si infranse
con la morte bianca
del padre
è cresciuta
troppo in fretta
e ora gioca a far la madre
con i fratelli
e sogna
i colori della vita
Giovanni De Simone
cammino sotto la pioggia
a piedi nudi
e sguazzo nel fango
incredibile
ma vero:
ho solo lacrime in tasca
e vivo di pane
acqua e amore
amore univoco
ti amo in povertà
come ti ho amato in benessere
sono la tua povertà
ma
ho timore
che tu possa eliminare:
“sono la tua”
Giovanni De Simone
vuoi sapere cosa c’è
sulle pareti del nulla
dopo una lunga resistenza
a un freddo silenzio
davanti alla luce di una stella
che dolcemente muore?
c’è la tristezza dell’indifferenza
Giovanni De Simone
Confini avidi di paura
Opprimono la mente e spengono i pensieri
Rubando giorni ai deboli
Ombre di vuoto urlano domande
Nel silenzio di verdi parole frantumate
Atte a portare i profumi e i colori della speranza
Vitale per la luce e
Idonea per accecare il male
Rumoroso della pandemia
Uniamoci contro lo sconosciuto
Senza paura
Giovanni De Simone
una storia cominciata
assaggiando una fetta di luna
in una notte
profumata di viole
una storia continuata
con l’anima chiusa
a doppia mandata
nell’armadio del cuore
una storia finita
una storia ricominciata
col sole
che gioca a nascondino
con nuvole di incertezza
una storia unilaterale
mai finita
e che mai finirà
nascosta nel silenzio
nella cella del desiderio
Giovanni De Simone
come in un film muto
senza bussare
sei entrata
nella mia vita
in silenzio
hai giocato col mio cuore
coprendolo di spilli
hai svuotato la mia anima
e
notte tempo
te ne sei andata
lasciando la porta aperta
mi sono svegliato
e l’ho chiusa
Giovanni De Simone
spalanco la porta l’intonaco del muro
è caduto senza rumore
e quella crepa nel silenzio è la sorda eco
che percorre il tratto
dal dolore alla lacrima una lacrima amara
legata ancora
al ricordo di un addio
alle quatto del mattino l’ora in cui
si spengono le stelle.
Giovanni De Simone
Omaggio a Prévert
lei si è alzata
lei ha messo
l’acqua nella caffettiera
lei ha messo
il caffè nella caffettiera
ha messo la caffettiera
sul fornello del gas
lei ha acceso il gas
lei si è seduta in silenzio
lei si è alzata
lei ha spento il gas
ha tolto la caffettiera dal fornello lei ha messo il caffè nella tazza ha messo lo zucchero nel caffè
ha girato il caffè col cucchiaino lei ha bevuto il caffè
lei ha messo
la caffettiera nel lavandino
lei ha messo
la tazza nel lavandino
lei ha messo il cappotto
ha messo la sciarpa
ha messo il cappello
perché faceva freddo
lei ha aperto la porta ha detto ciao le ho gridato vaffanculo
e ho chiuso la porta. e ha chiuso la porta io arrabbiato
ho aperto la porta
Giovanni De Simone
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