Quando il rio della sorgente

Quando il rio della sorgente si fa chiaro, come
suole, e sboccia la rosa canina, e l’usignolo sul ramo
svolge, riprende e forbisce il dolce suo canto e lo
affina, è bene ch’io riprenda il mio.
II
Amore di terra lontana, per voi il cuore mi duole, e
non posso trovar medicina, se non nell’eco del vostro
nome, al male di esser privato di dolce amore nel
verziere o dietro cortina, in compagnia beneamata.
III
Poiché non ne ho mai l’occasione, non c’è da
stupirsi se lo bramo: non vi fu mai, né Dio lo vuole, più
bella cristiana, né giudea o saracena. È ben pagato con
manna chi guadagna un po’ del suo amore.
IV
Il mio cuore non finisce di desiderare colei che
amo più d’ogni altra cosa, e credo che la volontà
m’inganni, poiché la concupiscenza me la sottrae: è più
pungente della spina il dolore che la gioia d’amore
risana; dunque non voglio che mi si compianga.
V
Quando ho modo di pensare a lei, allora la bacio e
l’abbraccio, ma poi torno e mi rigiro: mi esaspera e
m’infiamma che il fiore non dia frutto. La gioia che mi
tormenta abbatte le mie fierezze.
VI
Senza foglio di pergamena invio questi versi
cantando, in schietta lingua romanza, a Messer Ugo
Bruno, per mezzo di Filhòl. Sono lieto che la gente del
Poitou, del Berry e di Guienna da lei sia rallegrata, e
anche la gente di Bretagna.

JAUFRÉ RUDEL

Published in: on settembre 21, 2019 at 07:03  Lascia un commento