
Effimero è il tuo scopo,
se così lo puoi chiamare.
Godi l’ attimo, un respiro come mille altri
e mentre domi la puledra di razza dubbia,
o forse troppo nota,
il tuo sudore umetta un’ altra pelle.
Scarsa dedizione. Scarsa l’ emozione.
L’ animo animale affiora,
l’ anima non geme, ne sei conscio
e ancora, l’ aura bestiale impera.
Ciò che vedi è.
Effimero è il tuo scopo,
se così lo puoi grugnire.
Stupenda è la bestia dal muso bavoso,
immensi e vitrei i suoi occhi, che ti ci puoi specchiare;
– Fratelli, siamo fratelli ! – urlano quei globi.
Gli alibi si incarnano e tu,
tu ne sei il boia.
Così, deciso affondi i denti, per non dar loro scampo.
Hai mai morso l’ acqua? Lei, ti sfugge tra le dita;
come l’ aria che, pensasti vittorioso un giorno,
d’ aver imprigionato nei polmoni.
Effimero è il respiro,
ed effimero è il tuo gioco, s’ è un gioco da giocare:
il rubinetto dell’ avidità, non smette mai di gocciolare.
Già il tuo sogno, che non attende più la notte
t’ ispeziona con passione, e non ti lascia addormentare.
Allora, riconosci le gocce sulla volta della mente.
Allora, il cavaliere perduto china il capo,
e, dentro l’ armatura d’ osso, gonfia il petto per l’ ultima volta
poi, bestemmiando si getta, come egli stesso avrebbe scagliato,
senza dare alcun peso, un torsolo di mela. Frutto ormai spolpato.
Ciò che hai visto, è stato?
Effimero è il tuo volo,
finto e figlio di un qualsiasi incrocio.
Dall’elmo, ciondolante per l’ira dell’ impatto,
niente sangue. Solo un rivolo di bava.
Un Angelo, deturpato dalla verità, medita una sconfitta.
Chissà dove, brandendo la sua spada di ghiaccio,
l’ uomo, nudo riconosce le grida e i bagliori lontani:
sul colle della conquista, una puledra attende.
L’ uomo corre alla battaglia.
Ancora una volta la sua arma,
effimera,
fino al sorgere del sole, non si scioglierà.
Flavio Zago