Essere, o Coglione

Sentono tutti il “dovere” di urlare parole
in pensieri contorti perché tutto si senta
e non si ascolti più nulla.

Mi spavento e mi perdo nel vuoto che provo.
Interpreto battiti di un cuore violato
da maschere arroganti e ferini sorrisi in attesa.

Pensare da solo è davvero fatica:
Mi impongono ogni tipo di ritmo e dopo
boiadungiuda
mi fanno credere che la musica è mia.

Giampietro Calotti C.

Published in: on settembre 2, 2019 at 07:21  Comments (1)  

Meta, come dire Speranza?

In realtà

confonde la fragilità dei giorni

quella posta oltre il silenzio. L’ultima.

Quindi

pestati i miei giorni di rabbia e di pace

accettate le forze

ho bevuto affanni e Lambrusco.

L’intorno ha visto sorridere

forse

le mie labbra un poco di più.

Altre

nell’ accettare l’egoismo di un dono

trasfigurare un grugnito in sorriso

un ingorgo di fiati in sospiri:

Significare dunque la parola Amare.

Dopo

nel ricordo sale un pensiero vile:

“Se vivere è questo, ne è valsa la pena?”

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on giugno 6, 2016 at 07:43  Comments (5)  

Ho presentato il mio libro…anch’io

Ho sfilato scarponi stanchi

da piedi in sosta.

Hanno camminato molto,

rincorso parole frangersi

contro pareti di una stanza

gremita:

due metri per due, circa.

Per uno in piedi non c’era posto,

a fatica ha contenuto un applauso.

Il buffet sulle scale…

 

Porge il suo corso e mi sveglia

un bouquet di profumi al caffè.

Delicato, un sorriso mi copre.

 

Davvero, un grande successo.

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on Maggio 28, 2016 at 07:41  Comments (2)  

Figlio

Ogni giorno basti la sua pena, dice il Saggio.

Chi è addetto però, spesso ne perde la misura.

 

“Compatisci

questo ferro che ti raschia

e non so dire:

Sentire, *

non dal sangue o dal destino,

reciso il suo respiro

donare ancora Appartenenza.”

 

Il dolore è uno per ognuno e non lo pesi

non sa spartire il suo patire e resta intero.

 

Di nuovo sono all’acqua calda ma, questa brucia.

 

Giampietro Calotti C.

*vivere giorni da padre scaduto

Published in: on Maggio 19, 2016 at 07:19  Comments (4)  

C’era una volta un Ceppo

C’era una zia Suora e un antico Ospedale

a Pistoia.

C’è un nipote tuttora, che andava a trovarla

a Pistoia.

L’ospedale da secoli ha ospitato ammalati, la zia Suora

a Pistoia

sessant’anni solo ha curato persone.

 

Il nipote giocava bambino nel parco d’alberi Pini

a Pistoia.

Diventava grande, la zia suora per lui

restava la stessa nel porgere mani

a Pistoia.

 

Un giorno, Suor Cesarina è Medaglia al Valore

a Pistoia:

“Volti di un Cristo disperso

in quei giorni codardi mi guardano ancora.

L’acciaio ha raschiato lacrime al pianto, non solo

a Pistoia.

Di tanti neppure un nome e di certo

il sangue indossato ha una sola tintura:

– Ho salvato Partigiani – dicono

a Pistoia.”

 

Anche questo nei secoli

nel glorioso Ospedale del “ Ceppo”

a Pistoia.

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on Maggio 10, 2016 at 07:02  Comments (2)  

Ai medici, donne e uomini del mio tempo

(Riflessione su affermazioni di U. Veronesi, grande medico, un uomo)

Si porge ogni strazio quale baleno di follia

e non consola, quel -dèjà vu – sempre diverso:

Dio non esiste perché esiste Auschwitz!”

Quindi tu medico non sei Mengele, solo per un caso?

Forse che, la libertà d’arbitrio è una opinione?

 

-Libertà che mi spaventi più della galera

di chi è se non tuo, il potere di piallarmi la coscienza?

 

Dio non esiste perché esiste il cancro!”

Che dire? Sapresti sempre una gerla più di me.

 

Rassegnato alzo il naso dalle pagine del libro e guardo

l’eterna Idea non sfumare a giorni alterni

e vedo l’Immenso, nella Libertà presente

nel sorriso del tuo esserci, nascosto

per non farti ombra al porgerti sul pianto dei viventi.

 

Sospendo ogni Culto e Dio in te, ora, lo gusto anch’io.

 

Esiste un grazie taciuto sopra ogni grazie

nella stima di ciò che si compie nel silenzio.

Esiste un altro grazie, scandito alle cazzate

di cui ho bisogno, per sentirti essere di noi.

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on Maggio 1, 2016 at 07:20  Comments (12)  

Dio del perdono

Se possibile allontana da me questo calice…”

Tu, padrone delle strade

altra via non c’era?

Abbandonato come noi sulla tua Croce?

 

Vertigine stupita al mondo.

 

E’ serena accettazione vivere

questo raccogliersi che non rassegna, e

godo del bello sorgere dal bene, mentre

si combatte contro ciò che è sofferenza

per alleviarla in ogni modo, come

accettare il calore di una mano

quando nel porgersi alla mia, ascolta.

 

Fede

di sola intelligenza mi sovrasti.

Grande

meno di un granello di senape

eppure

mi accogli in armonia con la tua pace:

 

Nel vivere giorni che di quello prima è più distante,

giorni che di quello prima è quieto incanto

e sento giorni che di quello dopo, ancora molto manca.

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on aprile 22, 2016 at 06:56  Comments (5)  

Ho conosciuto Poesia

Ho stretto la mano ad un sorriso
avvolto dal più leale dei sentire.
Un abbraccio si muta in poesia,
sorgente si rivela nello sguardo,
all’iride mi affida una memoria.

Il tempo scorre ed un ricordo preme:
Torna a nuovo il sereno, quando si eleva
quel lieto a cui il perché non importa;
rincorro e turba non trovare cos’è.
Infine ogni volta, mi basta che c’è.

Giampietro Calotti C.

Published in: on aprile 9, 2016 at 07:19  Comments (4)  

In buona fede

(versi diapoetici)

Rode, la pena di una colpa oscura:
Di che pienezza sei plenitudine,
attimi sazi d’un compiuto sentire
che a un tratto, vile, scagli nel vuoto?

Di che è mancanza questa mancanza,
cuore,
che a un tratto ne sei pieno?
Di che?
“*

… se confonderlo forse, il Certo più non basta?

Giampietro Calotti C.

* (di Mario Luzi)

Published in: on marzo 29, 2016 at 07:29  Lascia un commento  

Del vivere il recto e del morire… il verso?

Ergastolani che fuggono per ritornare:
Oggi è tempo di respiro.
Ubriaca un desiderio di vivere nuovo
esorcizza del poi il consueto morire.

In riva al lago da boschi inondato
gocce di sole sulla distesa increspata,
dall’acqua color di prato una luce dorata.

Larici, infiniti Pini abbracciati difendono
orgogliosi, un incessante mea culpa delle cime.

Un delicato pulsare
è gemmato tra l’inseguirsi di sospiri.
Il raschietto d’acciaio oggi, incide solo Iniziali
al centro dell’Universo.

Giampietro Calotti C.

Published in: on marzo 18, 2016 at 06:57  Comments (2)