Ritratto di uomo malato

Questo che vedete qui dipinto in sanguigna e nero
e che occupa intero il quadro spazioso
sono io all’età di quarantanove anni, ravvolto
in un’ampia vestaglia che mozza a metà le mani

come fossero fiori, non lascia vedere se il corpo
sia coricato o seduto: così è degli infermi
posti davanti a finestre che incorniciano il giorno,
un altro giorno concesso agli occhi stancatisi presto.

Ma se chiedo al pittore, mio figlio quattordicenne,
chi ha voluto ritrarre, egli subito dice
“uno di quei poeti cinesi che mi hai fatto
leggere, mentre guarda fuori, una delle sue ultime ore.”

E’ sincero, ora ricordo d’avergli donato quel libro
che rallegra il cuore di riviere celesti
e brune foglie autunnali; in esso saggi, o finti saggi, poeti
graziosamente lasciano la vita alzando il bicchiere.

Sono io appartenente a un secolo che crede
di non mentire, a ravvisarmi in quell’uomo malato
mentendo a me stesso: e ne scrivo
per esorcizzare un male in cui credo e non credo.

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on settembre 9, 2020 at 07:16  Comments (2)  

Gli anni

Le mattine dei nostri anni perduti,
I tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
I compagni che andavano e tornavano, i compagni
Che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.

Perché questo giorno di settembre splende
Così incantevole nelle vetrine in ore
Simili a quelle d’allora, quelle d’allora
Scorrono ormai in un pacifico tempo,

La folla è uguale sui marciapiedi dorati,
Solo il grigio e il lilla
Si mutano in verde e rosso per la moda,
Il passo è quello lento e gaio della provincia.

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on novembre 8, 2019 at 07:04  Lascia un commento  

Interno notte

Sto al buio ma c’è
luce nell’altra stanza
in cui ti muovi e crei
ombre sul muro beffardi
conigli giganti
sparvieri.

Non mi è più dato raggiungerti
in paesi in cui luce
e moto sono possibili
dove un frigorifero viene
aperto e chiuso
con un tonfo vitale
che non mi appartiene più.

Tu continua a mimare
la commedia serale
nella maniera dell’estraniamento
io dalla buia platea
lascerò che tu spenga
uscendo dalla comune.
Allora accenderò plaudendo
e piangendo. O ridendo.

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on febbraio 15, 2016 at 07:25  Comments (1)  

La neve

Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L’inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un’amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on febbraio 28, 2015 at 07:17  Comments (2)  

Sereno d’autunno

Non ricordavo un ottobre
così a lungo sereno,
la terra arata
pronta per la semina,
spartita da viti rossastre
molli come ghirlande

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on ottobre 19, 2014 at 06:50  Comments (5)  

L’inverno

In fondo al borgo
Nevoso e debole risuona
Il grido del venditore di scope.
O sonno interrotto, fredda luce
Ancora sugli occhi al richiamo
Famigliare e ormai lontano
Dove la città finisce nel rumore
D’un mulino che l’ombra invade.
Già la sera d’inverno agita
Turbini di memorie, s’ingolfa
Lenta nel nostro cuore, già s’accendono
Quelle rare lampade nella notte..

ATTILIO BERTOLUCCI

Published in: on febbraio 26, 2014 at 07:30  Comments (4)  

Ottobre

Nei mattini d’ottobre
quando i sogni
di me fanciullo
cominciavano a empirsi di brezza e di voci
(qualcuno aveva aperto una finestra
e se n’era andato lieve)
il treno che passava a quell’ora
non lontano, con la sua criniera di fumo
e i fischi, mi dava un dolce e muto terrore.
Io gli giacevo sotto senza pensieri
con il fragore nelle orecchie,
finchè era passato tutto
e la mamma correva verso di me
dall’orizzonte, sudata e fresca
in una vestaglia rosa.
Ero sveglio
e un’ape volava
per l’aria radiosa.
Avrei voluto chiamare e stavo zitto.

ATTILIO BERTOLUCCI

Vento

Come un lupo è il vento
che cala dai monti al piano,
corica nei campi il grano
ovunque passa è sgomento.

Fischia nei mattini chiari
illuminando case e orizzonti,
sconvolge l’acqua nelle fonti
caccia gli uomini ai ripari.

Poi, stanco s’addormenta e uno stupore
prende le cose, come dopo l’amore.

ATTILIO BERTOLUCCI