Albore

Amo quell’ora in cui il brillio delle stelle è fioco
e respiro infantile a spegnerle è adatto
e il mondo si fa chiaro, a poco a poco
pur se con ciò, non insavisca affatto.

Io più del mattino amo l’albore, quando,
moscerino d’oro confondendo
gli alberi, dai raggi trapassati,
si alzano sulla punta dei piedi.

Amo quell’ora in cui, durante la sgambata,
al vociare di uccelli semidesti, tra i pini,
sul cappello di funghi gridellini
tremola lungo il bordo la rugiada.

Essere un po’ a disagio felice senza gente.
Scaltra usanza il celare la propria felicità, ma
fate che si soffermino i felici nell’albore, pure se
dal mattino avrà inizio ogni calamità.

Sono felice che la vita mia come irreale sia
pur tuttavia allegra, coraggiosa realtà,
che invidia non mi diede Dio, né animosità,
che di fango coperto non sono, né di biasimo.

Sono felice che un giorno sarò antenato
di nipoti non più in gabbia. D’essere stato
tradito e calunniato sono felice,
meglio non è quando di te si tace.

Sono felice dell’amore di donne e di compagni,
le loro immagini sono le mie icone.
Che sia ragazza russa la mia sposa sono felice,
di chiudere i miei occhi è degna, ne avrò pace.

Amare la Russia è felicità plurinfelice.
Cucito a lei sono con le mie proprie fibre.
Amo la Russia e il suo potere tutto vorrei amare,
ma ne ho la nausea, vogliatemi scusare.

Amo questo mio mondo verde-azzurro
con le guance imbrattate di sangue.
Irrequieto io stesso. Morirò non per odio,
ma per amore insostenibile dal cuore.

Non ho saputo vivere in modo irreprensibile, da saggio,
ma voi con debito di colpa rammentatevi
il ragazzino con albore di libertà negli occhi,
luminosa più che vivido raggio.

Essere imperfettissimo io sono,
ma, scelta la mia ora preferita – il primo albore,
Dio creerà di nuovo innanzi giorno
gli alberi dai raggi trapassati,
me stesso trapassato dall’amore.

EVGENIJ ALEKSANDROVIC EVTUSHENKO 

Published in: on giugno 30, 2021 at 07:13  Lascia un commento  

Bando

Avanti! Si accendano i lumi
nelle sale della mia reggia!
Signori! Ha principio la vendita
delle mie idee.
Avanti! Chi le vuole?
Idee originali
a prezzi normali.
lo vendo perché voglio
raggomitolarmi al sole
come un gatto a dormire
fino alla consumazione
de’ secoli! Avanti! L’occasione
è favorevole. Signori,
non ve ne andate, non ve ne andate;
vendo a così I poco prezzo!
Diventerete celebri
con pochi denari.
Pensate: !’occasione è favorevole!
Non si ripeterà.
Oh! non abbiate timore di offendermi
con un’offerta irrisoria!
Che m’importa della gloria!
E non badate, Dio mio, non badate
troppo alla mia voce
piangevole!

SERGIO CORAZZINI

Published in: on giugno 29, 2021 at 07:09  Lascia un commento  

Ad una finestra

AT A WINDOW

Give me hunger,
O you gods that sit and give
The world its orders.
Give me hunger, pain and want,
Shut me out with shame and failure
From your doors of gold and fame,
Give me your shabbiest, weariest hunger!

But leave me a little love,
A voice to speak to me in the day end,
A hand to touch me in the dark room
Breaking the long loneliness.
In the dusk of day-shapes
Blurring the sunset,
One little wandering, western star
Thrust out from the changing shores of shadow.
Let me go to the window,
Watch there the day-shapes of dusk
And wait and know the coming
Of a little love.

§

Datemi fame,
o voi déi che sedete e date
ordini al mondo.
Datemi fame, dolore e mancanza,
chiudetemi fuori dalle vostre porte
d’oro e fama
con vergogna e fallimento,
datemi la vostra più meschina, sfinita fame!
Ma lasciatemi un pò d’amore,
una voce che mi parli sul finire del giorno,
una mano che mi tocchi nella stanza buia
a spezzare la lunga solitudine.
Nel crepuscolo dello spettro del giorno
che offusca il tramonto,
una piccola errante stella d’occidente
che mi spinga fuori dalle mutanti rive dell’ombra.
Lasciatemi andare alla finestra,
e là guardare le figure del giorno all’imbrunire,
e aspettare, sapendo dell’arrivo di un pò d’amore.

CARL SANDBURG

Published in: on giugno 28, 2021 at 06:58  Lascia un commento  

Marilyn

Del mondo antico e del mondo futuro
era rimasta solo la bellezza, e tu,
povera sorellina minore,
quella che corre dietro ai fratelli più grandi,
e ride e piange con loro, per imitarli,
e si mette addosso le loro sciarpette,
tocca non vista i loro libri, i loro coltellini

tu sorellina più piccola,
quella bellezza l’avevi addosso umilmente,
e la tua anima di figlia di piccola gente,
non ha mai saputo di averla,
perché altrimenti non sarebbe stata bellezza.
Sparì, come un pulviscolo d’oro.

Il mondo te l’ha insegnata,
Così la tua bellezza divenne sua.

Dello stupido mondo antico
e del feroce mondo futuro
era rimasta una bellezza che non si vergognava
di alludere ai piccoli seni di sorellina,
al piccolo ventre così facilmente nudo.
E per questo era bellezza, la stessa
che hanno le dolci ragazze del tuo mondo…
le figlie dei commercianti
vincitrici ai concorsi a Miami o a Londra.
Sparì come una colombella d’oro.

Il mondo te l’ha insegnata,
e così la tua bellezza non fu più bellezza.

Ma tu continuavi a essere bambina,
sciocca come l’antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente.
La portavi sempre dietro come un sorriso tra le lacrime,
impudica per passività, indecente per obbedienza.
Sparì come una bianca colomba d’oro.

La tua bellezza sopravvissuta dal mondo antico,
richiesta dal mondo futuro, posseduta
dal mondo presente, divenne un male.

Ora i fratelli maggiori, finalmente, si voltano,
smettono per un momento i loro maledetti giochi,
escono dalla loro inesorabile distrazione,
e si chiedono: «È possibile che Marilyn,
la piccola Marilyn, ci abbia indicato la strada?»
Ora sei tu, la prima, tu sorella più piccola, 
quella che non conta nulla, poverina, col suo sorriso,
sei tu la prima oltre le porte del mondo
abbandonato al suo destino di morte.

PIER PAOLO PASOLINI

Published in: on giugno 27, 2021 at 06:53  Lascia un commento  

Quando eravamo bambini

CUANDO ÉRAMOS NIÑOS

Cuando éramos niños
los viejos tenían como treinta
un charco era un océano
la muerte lisa y llana
no existía.

luego cuando muchachos
los viejos eran gente de cuarenta
un estanque era un océano
la muerte solamente
una palabra

ya cuando nos casamos
los ancianos estaban en los cincuenta
un lago era un océano
la muerte era la muerte
de los otros.

ahora veteranos
ya le dimos alcance a la verdad
el océano es por fin el océano
pero la muerte empieza a ser
la nuestra.

§

Quando eravamo bambini,

i vecchi erano una trentina in una pozzanghera,

era un oceano, la morte semplice non esisteva.

Poi quando i vecchi ragazzi erano quaranta persone

uno stagno era una morte oceanica solo una parola.

Quando ci siamo sposati gli anziani erano negli anni Cinquanta

un lago era un oceano

La morte è stata la morte degli altri.

Ora i veterani hanno già raggiunto la verità,

l’oceano è finalmente l’oceano,

ma la morte comincia ad essere nostra.

 

MARIO BENEDETTI

Published in: on giugno 26, 2021 at 07:33  Lascia un commento  

Il rimorso di San Giovanni Battista

Silenzio. Udite. Io annuncio la sua morte
perchè sono di fronte a voi l’autore
della sua venuta e dei suoi giorni
disastrosi. Oh fossi morto prima,
nel deserto, come muoiono i cammelli
che si fidano troppo del proprio gozzo! Io così
della mia memoria, della memoria
che Dio mi concede sulle cose future.
Io non volevo ucciderlo
ma la mia fede si è tramutata in pietra o coltello,
il mio battesimo
in violento scorpione. Mi perdoni
se troppo poco ho peccato! Io fiorisco di colpa
come la Vergine è fiorita in lui
nel grembo involontario.

GIOVANNI RABONI

Published in: on giugno 25, 2021 at 07:27  Lascia un commento  

Avanzo senza rete

J’AVANCE SANS FILET

J’avance sans filet
d’une étoile à l’autre
glissant à travers les trous noirs
je saute de lunes en soleils

Je me balance aux bords
de la terre
déjà je ne lui appartiens plus

Parce que ce poème est un mensonge
il a le droit d’être beau

§

Avanzo senza rete
di stella in stella
attraversando i buchi neri
salto dalle lune ai soli

Ondeggio ai bordi
della terra
già non le appartengo più

Poiché questa poesia è una bugia
ha il diritto di essere bella

ANISE KOLTZ

Published in: on giugno 24, 2021 at 07:20  Lascia un commento  

Niente di grave

Forse l’estate ha finito di vivere.
Si sono fatte rare anche le cicale.
Sentirne ancora una che scricchia è un tuffo nel sangue.
La crosta del mondo si chiude, com’era prevedibile
se prelude a uno scoppio. Era improbabile
anche l’uomo, si afferma. Per la consolazione
di non so chi, lassù alla lotteria
è stato estratto il numero che non usciva mai.
Ma non ci sarà scoppio. Basta il peggio
che è infinito per natura mentre
il meglio dura poco. La sibilla trimurtica
esorcizza la Moira insufflando
vita nei nati-morti. È morto solo 
chi pensa alle cicale. Se non se n’è avveduto 
il torto è suo.

EUGENIO MONTALE

Published in: on giugno 23, 2021 at 07:16  Lascia un commento  

Guardando per caso le costellazioni

ON LOOKING UP BY CHANCE AT THE CONSTELLATIONS

You’ll wait a long, long time for anything much
To happen in heaven beyond the floats of cloud
And the Northern Lights that run like tingling nerves.
The sun and moon get crossed, but they never touch,
Nor strike out fire from each other nor crash out loud.
The planets seem to interfere in their curves
But nothing ever happens, no harm is done.
We may as well go patiently on with our life,
And look elsewhere than to stars and moon and sun
For the shocks and changes we need to keep us sane.
It is true the longest drout will end in rain,
The longest peace in China will end in strife.
Still it wouldn’t reward the watcher to stay awake
In hopes of seeing the calm of heaven break
On his particular time and personal sight.
That calm seems certainly safe to last to-night.

§

Puoi aspettare tanto, tanto tempo
prima che in cielo accada qualcosa
di più dello scorrere delle nuvole
e delle Luci del Nord,
che corrono come brividi pungenti.
Il sole e la luna s’incrociano,
ma non si toccano mai,
nè fuoriescono
fiamme, nè’ si scontrano violentemente.
Sembra che i pianeti s’incontrino
nei loro tragitti, ma non accade nulla,
non viene fatto nessun male.
Possiamo tranquillamente continuare
la nostra vita, e guardare ovunque
tranne che alle stelle, alla luna e al sole
perchè abbiamo bisogno di colpi
e di cambiamenti per non impazzire.
E’ vero che la siccità più lunga
finirà in pioggia,
che la pace più lunga in Cina
finirà in conflitto.
Ma verrà deluso chi restera sveglio
nella speranza di veder rompere
la calma del cielo,
di fronte a lui
nella sua vita.
Quella calma sembra proprio essere certa
fino all’ultima notte.

ROBERT FROST

Published in: on giugno 22, 2021 at 07:00  Lascia un commento  

Il peccato di maggio

Or così fu; pe ’l bosco andando. Era sottile
la mia compagna e bionda. Su la nuca infantile
due ciocche avean quegli ignei luccicori vermigli
che dà a le chiome antiche il Tadema. Tra i cigli
lunghi gli occhi avean l’iride verde risfavillante
di mille atomi d’oro. Da l’alta erba odorante
ella sorgeva eretta come un vivente stelo.
Andavamo pe ’l bosco, soli. Grandi su ’l cielo
gli alberi parean fusi nel bronzo; ma di sotto
a le scorze, passando, udivamo interrotto
ascendere il pugnace fremito de le linfe
e il romper de le gemme anche udivamo.
O ninfe
amadriadi, occulte ne le estreme radici,
non voi dunque cantaste su ’l passaggio gli auspìci
a l’amore? 

GABRIELE D’ANNUNZIO

Published in: on giugno 21, 2021 at 07:06  Lascia un commento