Oltre la spera

Oltre la spera che più larga gira
passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira.

Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira.

Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare.

So io che parla di quella gentile,
però che spesso ricorda Beatrice,
sì ch’io lo ’ntendo ben, donne mie care.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on febbraio 29, 2020 at 07:25  Lascia un commento  

Due donne

Due donne in cima de la mente mia
venute sono a ragionar d’amore:
l’una ha in sé cortesia e valore,
prudenza e onestà in compagnia;
l’altra ha bellezza e vaga leggiadria,
adorna gentilezza le fa onore:
e io, merzé del dolce mio signore,
mi sto a piè de la lor signoria.
Parlan Bellezza e Virtù a l’intelletto,
e fan quistion come un cor puote stare
intra due donne con amor perfetto.
Risponde il fonte del gentil parlare
ch’amar si può bellezza per diletto,
e puossi amar virtù per operare.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on luglio 10, 2017 at 07:42  Comments (4)  

Lo doloroso amor

Lo doloroso amor che mi conduce
a fin di morte per piacer di quella
che lo mio cor solea tener gioioso,
m’ha tolto e toglie ciascun di la luce
che avean li occhi miei di tale stella
che non credea di lei mai star doglioso:
e ‘l colpo suo, c’ho portato nascoso,
omai si scopre per soverchia pena,
la qual nasce del foco
che m’ha tratto di gioco,
si ch’altro mai che male io non aspetto;
e ‘l viver mio (omai esser de’ poco)
fin a la morte mi sospira e dice:
«Per quella moro c’ha nome Beatrice».
Quel dolce nome, che mi fa il cor agro,
tutte fiate ch’i’ lo vedrò scritto
mi farà nuovo ogni dolor ch’io sento;
e de la doglia diverrò si magro
de la persona e ‘l viso tanto afflitto,
che qual mi vederà n’avrà pavento.
Ed allor non trarrà sì poco vento
che non mi meni, si ch’io cadrò freddo;
e per tal verrò morto,
e ‘l dolor sarà scorto
con l’anima che sen girà si trista;
e sempre mai con lei starà ricolto,
ricordando la gio’ del dolce viso,
a che niente par lo paradiso.
Pensando a quel che d’Amore ho provato,
l’anima mia non chiede altro diletto,
né il penar non cura il quale attende;
ché, poi che ‘l corpo sarà consumato,
se n’anderà l’amor che m’ha si stretto
con lei a Quel ch’ogni ragione intende;
e se del suo peccar pace no i rende,
partirassi col tormentar ch’è degna,
si che non ne paventa;
e starà tanto attenta
d’imaginar colei per cui s’è mossa,
che nulla pena avrà ched ella senta;
si che, se ‘n questo mondo l’ho perduto,
Amor ne l’altro men darà trebuto.
Morte, che fai piacere a questa donna,
per pietà, innanzi che tu mi discigli,
va’ da lei, fatti dire
perché m’avvien che la luce di quigli
che mi fan tristo, mi sia cosi tolta:
se per altrui ella fosse ricolta,
falmi sentire, e trarrà’ mi d’errore,
e assai finirò con men dolore.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on Maggio 21, 2017 at 06:56  Comments (4)  

Voi che savete ragionar d’amore

Voi che savete ragionar d’Amore
udite la ballata mia pietosa,
che parla d’una donna disdegnosa,
la qual m’ha tolto il cor per suo valore.
Tanto disdegna qualunque la mira,
che fa chinare gli occhi di paura,
però che intorno a’ suoi sempre si gira
d’ogni crudelitate una pintura;
ma dentro portan la dolze figura
ch’a l’anima gentil fa dir: “Merzede”,
sì vertuosa, che quando si vede,
trae li sospiri altrui fora del core.
Par ch’ella dica: “Io non sarò umile
verso d’alcun che ne li occhi mi guardi,
ch’io ci porto entro quel segnor gentile
che m’ha fatto sentir de li suoi dardi”.
E certo i’ credo che così li guardi
per vederli per sé quando le piace,
a quella guisa retta donna face
quando si mira per volere onore.
Io non ispero che mai per pietate
degnasse di guardare un poco altrui,
così è fera donna in sua bieltate
questa che sente Amor negli occhi sui.
Ma quanto vuol nasconda e guardi lui,
ch’io non veggia talor tanta salute;
però che i miei disiri avran vertute
contra ‘l disdegno che mi dà tremore.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on giugno 27, 2016 at 07:36  Comments (3)  

De gli occhi de la mia donna si move

De gli occhi de la mia donna si move
un lume sì gentil che, dove appare,
si veggion cose ch’uom non pò ritrare
per loro altezza e per lor esser nove:
e de’ suoi razzi sovra ‘l meo cor piove
tanta paura, che mi fa tremare
e dicer: “Qui non voglio mai tornare”;
ma poscia perdo tutte le mie prove:
e tornomi colà dov’io son vinto,
riconfortando gli occhi paurusi,
che sentier prima questo gran valore.
Quando son giunto, lasso!, ed e’ son chiusi;
lo disio che li mena quivi è stinto:
però proveggia a lo mio stato Amore.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on aprile 11, 2016 at 07:08  Comments (1)  

Vede perfettamente

Vede perfettamente ogne salute

chi la mia donna tra le donne vede;

quelle, che vanno con lei, son tenute

di bella grazia a dio render merzede.

E sua beltate è di tanta vertute,

che nulla invidia a l’ altre ne procede,

anzi le face andar seco vestute

di gentilezza e d’amore e di fede.

La vista sua fa onne cosa umíle;

e non fa sola sé parer piacente,

ma ciascuna per lei riceve onore.

Ed è ne gli atti suoi tanto gentile,

che nessun la si può recare a mente,

che non sospiri in dolcezza d’amore.

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DANTE ALIGHIERI

Published in: on dicembre 19, 2015 at 07:49  Comments (2)  

Lo Di d’amor

Lo Di d’Amor con su’ arco mi trasse
Perch’i’ guardava un fior che m’abellia,
Lo quale avea piantato Cortesia
Nel giardin di Piacer; e que’ vi trasse
Sì tosto c[h]’a me parve ch’e’ volasse,
E disse: “I’ sì ti tengo in mia balìa”.
Alló·gli pia[c]que, non per voglia mia,
Che di cinque saette mi piagasse.
La prima à non’ Bieltà: per li oc[c]hi il core
Mi passò; la seconda, Angelicanza:
Quella mi mise sopra gran fredore;
La terza Cortesia fu, san’ dottanza;
La quarta, Compagnia, che fe’ dolore;
La quinta apella l’uon Buona Speranza.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on giugno 15, 2015 at 07:01  Comments (1)  

Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io

Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
Sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come ì credo che saremmo noi.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on febbraio 22, 2015 at 07:23  Comments (5)  

Un dì si venne a me Malinconia

Malinconia
 
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Un dì si venne a me Malinconia
e disse: “Io voglio un poco stare teco”;
e parve a me ch’ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
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E io le dissi: “Pàrtiti, va via”;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
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vestito di novo d’un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
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Ed eo li dissi: “Che hai, cattivello?”.
Ed el rispose: “Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello”.
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DANTE ALIGHIERI
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Published in: on dicembre 27, 2013 at 07:50  Comments (4)  

Piangete amanti

Piangete, amanti, poi che piange Amore,
udendo qual cagion lui fa plorare.
Amor sente a Pietà donne chiamare,
mostrando amaro duol per li occhi fore,

perché villana Morte in gentil core
ha miso il suo crudele adoperare,
guastando ciò che al mondo è da laudare
in gentil donna sovra de l’onore.

Audite quanto Amor le fece orranza,
ch’io ’l vidi lamentare in forma vera
sovra la morta imagine avvenente;

e riguardava ver lo ciel sovente,
ove l’alma gentil già locata era,
che donna fu di sì gaia sembianza.

DANTE ALIGHIERI

Published in: on febbraio 22, 2013 at 07:07  Comments (5)