Nella bellezza altrui

Solo nella bellezza altrui
vi è consolazione, nella musica
altrui e in versi stranieri.
Solo negli altri vi è salvezza,
anche se la solitudine avesse sapore
d’oppio. Non sono un inferno gli altri,
a guardarli il mattino, quando
la fronte è pulita, lavata dai sogni.
Per questo a lungo penso quale
parola usare: se lui o tu.
Ogni lui tradisce un tu, ma
in cambio nella poesia di un altro
è in fedele attesa un dialogo pacato.

 

ADAM ZAGAJEWSKI   (1945-2021)

Published in: on aprile 3, 2021 at 07:48  Lascia un commento  

Versi sulla Polonia

Leggo versi sulla Polonia scritti
da poeti stranieri.
Tedeschi e russi non hanno solo mitra,
ma anche inchiostro, penne,
un po’ di cuore e molta
fantasia. Nei loro versi la Polonia
ricorda un unicorno spavaldo
che si ciba della lana degli arazzi,
bella, debole e incauta.
Non so in che cosa consista il meccanismo dell’illusione,
ma incanta persino me, lettore smaliziato,
quest’indifeso paese delle fiabe,
di cui si cibano aquile nere, imperatori
famelici, il terzo Reich e la terza Roma.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on febbraio 7, 2021 at 07:46  Lascia un commento  

Misticismo per principianti

Il giorno era mite, la luce amichevole.
Il tedesco sulla terrazza del caffè
teneva un libricino sulle ginocchia.
Sono riuscito a vedere il titolo:
Misticismo per principianti.
Subito ho capito che le rondini
pattuglie sulle strade di Montepulciano
con i loro versi striduli
e le conversazioni pacate dei viaggiatori timidi dell’Est,
la cosiddetta Europa centrale,
e gli aironi bianchi fermi ieri? Il giorno prima?
come suore in campi di riso,
e il crepuscolo, lento e metodico,
che offusca i contorni delle case medievali,
gli olivi sulle basse colline,
lasciate al vento e agli incendi,
e la testa della Principessa sconosciuta
che ho ammirato al Louvre
e le vetrate delle chiese come ali di farfalla
spruzzate di polline,
e il piccolo usignolo che si esercita
nella sua recita vicino all’autostrada,
e ogni viaggio, ogni tipo di viaggio,
sono solo misticismo per principianti,
il corso introduttivo, propedeutico
per un esame che è stato rinviato.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on marzo 3, 2020 at 07:17  Lascia un commento  

Prova a cantare il mondo mutilato

Prova a cantare il mondo mutilato.
Ricorda le lunghe giornate di giugno
e le fragole, le gocce di vino rosé.
Le ortiche che metodiche ricoprivano
le case abbandonate da chi ne fu cacciato.
Devi cantare il mondo mutilato.
Hai guardato navi e barche eleganti;
attesi da un lungo viaggio,
o soltanto da un nulla salmastro.

Hai visto i profughi andare verso il nulla,
hai sentito i carnefici cantare allegramente.
Dovresti celebrare il mondo mutilato.
Ricorda quegli attimi, quando eravate insieme
in una stanza bianca e la tenda si mosse.
Torna col pensiero al concerto, quando la musica esplose.
D’autunno raccoglievi ghiande nel parco
e le foglie volteggiavano sulle cicatrici della terra.
Canta il mondo mutilato
e la piccola penna grigia persa dal tordo,
e la luce delicata che erra, svanisce e ritorna.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on gennaio 26, 2020 at 07:11  Lascia un commento  

I tigli

Quanta dolcezza –
la città è sotto anestesia:
il ragazzo scarno che quasi
non occupa spazio sulla terra,
e il cane,
e io, soldato in una guerra invisibile,
e il fiume che amo.
Fioriscono i tigli.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on dicembre 28, 2019 at 07:01  Lascia un commento  

Il faggio

 

Che le tue ricerche interminabili,
i tuoi sogni della vampa, del grande fuoco,
del momento in cui si schiuderà l’occhio dell’azzurro,
non siano che un’illusione, un trompe-l’œil in più,
una chimera come tante altre?

Sei nelle Planty di Cracovia,
ti stai avvicinando al castello dove abitano
re, sogni e sciocche colombe.
Vedi un magnifico faggio che è sprofondato
senza scampo nell’autismo autunnale.
I rami come ragnatela fanno da sipario alle torri della
cattedrale,
la vecchia campana dorme il sonno dei giusti.

La pioggia leggera ha in sé un pizzico d’ironia
come un commento dotto a un testo sacro.
È risaputo che in questo quartiere finanche i bambini
parlano piano, come se temessero qualcosa –
e il Battifredo del Ladro, solido e massiccio, ricorda
l’inevitabile scherno del mondo.

È forse vero, forse questa non è che una chimera,
un inganno della mente,
nient’altro che una specie di pio raggiro?
Ma se questa vampa non c’è,
allora non c’è niente, assolutamente niente,
non c’è che la ricerca, il silenzio e la notte,
e la scura infinità della pioggia. 

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on settembre 4, 2018 at 07:27  Lascia un commento  

Valzer

Sono così sgargianti i giorni, così chiari,
che la polvere bianca della disattenzione
copre persino le rare esili palme.
Le serpi scivolano silenziose nelle vigne,
ma alla sera il mare si fa cupo e i gabbiani
sospesi nell’aria si muovono appena,
punteggiatura di un più alto scritto.
Sulle tue labbra una goccia di vino.
Le montagne calcaree all’orizzonte si dissolvono
lente mentre una stella appare.
La notte, in piazza, un’orchestra di marinai
in uniformi bianche immacolate
suona un valzer di Šostakovič;
piangono i bimbi, come se intuissero
di cosa parla quella musica allegra.
Siamo stati rinchiusi nella scatola del mondo.
L’amore ci renderà liberi, il tempo ci ucciderà.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on giugno 7, 2018 at 07:20  Lascia un commento  

Lava

E se Eraclito e Parmenide
avessero ragione contemporaneamente
e due mondi esistessero affiancati
uno tranquillo, l’altro folle; una freccia
scocca immemore, e l’altra indulgente
la osserva; lo stesso flutto si frange e non si frange,
gli animali nascono e muoiono nello stesso istante,
le foglie di betulla giocano con il vento e al contempo
si struggono in una crudele fiamma rugginosa.
La lava uccide e serba, il cuore batte e viene colpito,
c’era la guerra, la guerra non c’era,
gli ebrei sono morti, vivono gli ebrei, le città bruciarono,
le città rimangono, l’amore avvizzisce, il bacio è eterno,
le ali dello sparviero devono essere brune,
tu sei sempre con me, anche se non ci siamo più,
le navi affondano, la sabbia canta e le nuvole
vagano come veli nuziali sfilacciati.

Tutto è perduto. Tanto incanto. I colli
reggono cauti lunghi stendardi boscosi,
il muschio sale sul campanile di pietra della chiesa
e con labbra minute timidamente loda il Settentrione.
Al crepuscolo i gelsomini brillano come lampade
folli stordite dalla propria luce.
Nel museo davanti a una tela scura
si stringono pupille feline. Tutto è finito.
I cavalieri galoppano su cavalli neri, il tiranno scrive
una sgrammaticata condanna a morte.
La giovinezza si dissolve nell’arco
di un giorno, i volti delle fanciulle si fanno
medaglioni, la disperazione volge in estasi
e i duri frutti delle stelle crescono nel cielo
come grappoli d’uva e la bellezza dura, tremula, immota
e Dio c’è e muore, la notte torna a noi
sul fare della sera, e l’alba è brizzolata di rugiada.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on febbraio 7, 2018 at 07:42  Comments (2)  

Mare del Nord

Ma forse facevamo soltanto finta di non sapere niente.
Forse così era più facile, di fronte all’enormità dell’esperienza,
di fronte alle sofferenze (sofferenze altrui, in generale).
Forse c’era in questo addirittura un po’ di pigrizia
e un briciolo di indifferenza ostentata. Forse pensavamo:
meglio essere un tardo epigono di Socrate
piuttosto che riconoscere che qualcosa tuttavia sappiamo.
Forse nelle lunghe passeggiate, quando ci si disvelavano
la terra e gli alberi, quando cominciavamo a capire qualcosa,
avevamo paura del nostro coraggio.
Forse il nostro sapere è amaro, troppo amaro,
come le grigie fredde onde del Mare del Nord,
che ha risucchiato già così tante navi,
ma continua ad essere affamato.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on ottobre 5, 2017 at 07:38  Comments (2)  

Nelle città straniere

Nelle città straniere c’è una gioia sconosciuta,
la fredda felicità di un nuovo sguardo.
Gli intonaci gialli delle case, sui quali il sole
si arrampica come un agile ragno, esistono
ma non per me. Non per me furono costruiti
il municipio, il porto, il tribunale, la prigione.
Il mare scorre per la città con una marea
salata e allaga le verande e le cantine.
Al mercato i prismi delle mele, piramidi
che svettano per l’eternità di un pomeriggio.
E pure la sofferenza non è poi così
mia: il matto locale farfuglia
in una lingua straniera, e la disperazione
di una ragazza sola in un caffè è come
il frammento di una tela in un cupo museo.
Le grandi bandiere degli alberi si agitano
al vento così come nei luoghi
a noi noti, e lo stesso piombo fu cucito
negli orli di lenzuola, di sogni,
dell’immaginazione folle e senza casa.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on marzo 23, 2017 at 07:47  Comments (1)