Il paese dei contenti

Non ci sono piogge e venti
nel paese dei contenti,
non c’è giorno, non c’è notte,
e nemmeno prugne cotte,
non c’è guerra, non c’è pace,
non c’è cenere, né brace,
non c’è studio, né pigrizia,
non c’è gioco, né mestizia,
non ci sono piazze e ponti,
non ci sono soldi e conti,
non ci sono linee storte
e nemmeno strade corte.
Non c’è niente, proprio niente,
pure esiste se la gente
se lo immagina un paese
strafelice, stracortese.
E ciascuno se ne bea,
ma non è più di un’idea,
una voglia, un desiderio:
da non prendere sul serio.

ELIO PECORA

Published in: on novembre 22, 2019 at 07:47  Comments (1)  

Le voci

 

Ci sono tante voci
nelle nostre giornate,
sono tante e diverse,
vanno tutte ascoltate.
Sono le nostre voci
che dicono parole
l’una legata all’altra:
non sanno stare sole.
C’è la voce del vento
che soffia e che rinfresca,
del passero, del gatto,
anche dell’acqua fresca
che scivola fra i sassi,
degli alberi il fruscio,
lo stormire delle foglie,
dei grilli il frinio.
La voce della fiamma
che crepita e s’arrossa,
c’è la voce del mare
ora quieta, ora mossa.
E, se tendi l’orecchio
di notte nella stanza,
odi l’orso di pezza
che ride e fa l’inchino
al pulcino che danza.
C’è la voce segreta
che ci portiamo dentro,
quella che ci accompagna,
ci avverte, ci conforta.
Ci sono tante voci
oltre la nostra porta.
Vanno tutte ascoltate

ELIO PECORA

Published in: on ottobre 10, 2018 at 07:24  Comments (1)  

A luglio conobbi l’amore

A luglio conobbi l’amore
di sera, in mezzo alla gente,
amore con occhi curvi
e brevi consunte parole.
Da quanto attendevo incredulo.

Nell’aperta città
andammo a spegnere il sole
incontro a tramonti viola,
amore senza memoria
raccolto per tante giornate
traverso un quieto dolore
scoperto alfine più lieve,
felicità rivelata,
amore, farfalla tremula.

Io chiedevo la sosta
al mio continuo penare,
ora sazio la sete
alla fontana più fresca.
E prego questo amore
che viva dentro i miei giorni
e i silenzi mi sciolga
di fitte parole,
io canterò il motivo
ritrovato nel canto.

T’ho lungamente atteso
amore con occhi curvi
e quando sei venuto
alla mia porta socchiusa
ho scordato il pianto
e i lunghi tormenti:
del tuo respiro di miele
ho colma la bocca.

Amore di un mese e di sempre
dolcemente consumami
il cuore e il canto. Tu
felicità ritrovata,
ruscello, còlto geranio,
adolescenza incantata,
amore fiorito
ti porto nelle strade
perché gli invidiosi sappiano
l’amore che conobbi
a luglio in mezzo alla gente.
Amore, clarino dell’anima.

ELIO PECORA

Published in: on aprile 12, 2017 at 07:46  Comments (6)  

La paura amorosa

e se paura fosse desiderio
smodato di vederti, di restare
solo con te presso un oscuro mare
la vita intera…
se il remo che percuote fosse il bene
che mi fu dato e fosse il segno, il grido
che soffocai, l’ora che spersi lieve
dentro un tempo che il tempo cancellò…
se non fossi la voce che ti chiama
e t’accompagna dentro giorni uguali…
… per quali strade ancora cercherei
i tuoi passi prudenti, il tuo richiamo…
se solo per paura urlassi: “T’amo!”…

ELIO PECORA

Published in: on marzo 5, 2017 at 07:44  Comments (1)  

I poeti

Non meravigliatevi. I poeti sono tutti
un solo invisibile, indistruttibile popolo.
Parlano e sono muti. Trascorrono ère
e cantano ancora in un’antica lingua morta.

Nascono e spariscono civiltà,
ma sempre vanno lungo la strada del cuore.
Parlano di partenze, di ritorni.
Sono uguali per quel che non dicono.

Tacciono come rugiada, semenza, desiderio,
come acque scorrenti sull’argilla,
poi con il canto sottile dell’usignolo
nel bosco divengono agile sorgente sonora.

ELIO PECORA

Published in: on dicembre 8, 2016 at 06:53  Comments (2)  

L’albergo delle fiabe

Di notte, quando dormono i bambini,
tutti, ma proprio tutti i personaggi
delle fiabe più amate se ne vanno
in uno strano albergo sulle nubi.
E c’è chi si riposa dalle tante
e tante prove appena superate,
con l’Orco s’intrattengono le Fate,
Biancaneve sorride alla Matrigna,
il Lupo russa e mentre russa ghigna,
Cenerentola lustra la scarpetta,
Pelle d’Asino aspetta
il Gatto che si sfila gli stivali,
cerca le sue pietruzze Pollicino
nel fondo del giardino,
Alice fa le smorfie nello specchio,
Pinocchio riempie un secchio
di bugie tutte nuove,
e c’è chi in quella folla così varia
si ripete la parte
che affronterà con arte
chiamato da un bambino
nella sua stanza, al sole del mattino.

ELIO PECORA

Published in: on settembre 19, 2015 at 07:00  Lascia un commento  

L’ultimo canto

Cima

Forse la prova fu in questo andare per acque

mai ferme sotto i cieli, sopra gli abissi,

incontro a porti segnati su logore mappe,

e ancora in questo snodare funi d’inganni,

chiusi dentro l’inganno che tutto include,

così seguitando le attese, le congetture.

Dunque sostiamo fra le mura e gli arredi

dicendoci eventi remoti, grovigli di storie,

il colmo amore attimo fulminante,

il nostro, il loro ultimo esteso dolore,

un canto accennando, breve come un saluto:

“..la segreta allegria

di starsene affacciato,

il cammino malcerto

nel percorso tracciato,

l’arbusto che infoglia,

il cielo che imbruna,

dentro i vetri la luna..”

ELIO PECORA

Published in: on settembre 20, 2013 at 06:54  Comments (3)  

Rondò

Sai la malinconia, quella che viene
improvvisa a sfiorarti ed è la luce
colma che ti discioglie ed è il segreto
svolgersi delle foglie…
Sai la malinconia che t’avviluppa …

ELIO PECORA

Published in: on marzo 14, 2012 at 06:49  Comments (5)  
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Canzone

Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.

Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.

Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.

Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:

amore che ogni giorno ci accompagna.

ELIO PECORA

Ancora apprestando la cena

Ancora apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.
Sai, come sciarpa tiepida
ho avvolto intorno al collo la pena
stranamente godendola.
Mi racconti i tuoi amori
quelli di oggi e quelli
che domani attendi,
l’amore grande che presto
venga a donarti
un lunghissimo tempo.
T’ascolto senza gridare
perché io devo capire
che un nuovo sole ti scalda:
io chiedo un silenzio
spalancato d’anima.
(Comprerò anemoni scuri
e gialla mimosa
per la mia stanza d’ombra).
Eravamo la goccia che chiude il mondo
e l’incauta felicità
la nota che s’alza dal flauto
e penetra il cielo. Tu vai
in questo febbraio di vento,
poi apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.

ELIO PECORA