Disamina sulle sponde

I luoghi infestati dagli anni
se non trascinano mani e piedi
come incatramati
sulle rive quando le petroliere
affondano e l’untume
condanna  a morte il mare
sorreggono fantasmi che parevano vivi
esseri umani forti
che nessun vento li poteva abbattere

ahi! mi piange un miscuglio che non voglio
più decifrare
(catastrofi lontane che ne sussulta il mondo)
e qui d’un metatarso altra condanna
vietato camminare

la vita è il mio carnefice
travestita da messa o ballo in maschera
quando prende suadente nei miei solchi
prima della mia resa
le offro i fianchi
non ho niente da perdere che lei
non abbia già.

Tutti noi sopraffatti dal medesimo nero
ce lo troviamo addosso
avviticchiato come arcobaleno
– lo credevamo –
a tutte le stagioni, le bocche spalancate
ruggiti o pigolii
che ci rimane?

Voi pure lo sapete
quindi posso tacere

Cristina Bove