Cimitero di Montichiari

Invano, la sgraziata andatura, il piede allatta
in questo cinerario di pini qui zittiti.
Poiché non è del vento la terra che calpesti,
ma di quell’aria immobile che ruggina anche il bere,
di umide marane fuori paese
e fieno, che ci fermenta in ogni narice
verso sera
quando più basso sosta, a dirci vita dura
su dalle concimaie
da quei bitumi morti
di vecchie costruzioni incompiute.
Qui è la storia
che ancora porta schegge sul vecchio campanile:
la fuga dei gerarchi
la lotta per salvare da grandine e rapine
quel poco che dagli orti veniva.
Qui tu arrivi
ad annotare un nome agli andati
a constatare, di quanto spazio ancora necessiti
quel sito,

che sempre più vicino alle case si fa, gli anni.

Massimo Botturi