Impazzimento

ZANFANÈL

(la stòria la dîs che al turtlén al fó mudlè a misûra dal blîguel ed Venere!)

Quand a fâg l’amåur cun tè
e an t pózza brisa al fiè
e al turtlén te t’î lavè,
t am dè dägli emoziån tèl
ch’a dâg in zanfanèl!

§

(narra la storia che il tortellino nacque sulla misura dell’ombelico di Venere!)

Quand fò l’amor con te
e non ti putisce il fiato
e l’ombelico hai ben lavato
mi dai sì forte turbamento
che rischio l’impazzimento!

Sandro Sermenghi

Published in: on settembre 30, 2015 at 07:49  Comments (2)  

Quaggiù si latra e si percuote

una fila di suonatori indisposti
bussa alla nostra porta
la canzone più o meno fa così:
ti amo violentemente come una mano che non si ritrae dopo aver tirato il sasso.
E tu che mi dicevi fuggi da questo occidente.
Fai come me, vai a tinteggiare navi a New York…
fai come me, se vuoi una donna mettiti sotto la sua finestra e fatti ammazzare da un torcicollo…
fai come me, dipingi un vaso con il colore della carne e poi fatti piccolo piccolo e infilati dentro…
questa estate non potrò portarti al paese
anche se era bello sentirti dire che lì le donne hanno le gonne larghe
e gli occhi tuoi…

domani leggerò questa poesia e la gente sarà commossa ed annoiata,
la mia voce sarà un crepitio di foglie secche sotto scarpe rotte
e per intonare meglio il tuo funerale
penserò a quante belle donne esistono al mondo…
saresti fiero di me papà
tu che hai cantato per quasi un secolo
la solita maledetta canzone:
noi siamo carne da macello, siamo emigranti.

Massimo Pastore

Published in: on settembre 30, 2015 at 07:29  Comments (4)  

Il vecchio che va

Oldman walking

I turbinii di pollini
ti lambiscono la pelle,
come quando, senza peso,
guizzavi sui tuoi prati,
posandoti sensibile,
s’un canto di grillo
e un palpito d’ali.

Antichi tocchi,
canuti tatti, ora sopiti,
d’altri contatti triti.

Riscopri così
che ciò che è inciso,
pur levigato, è parte,
è geografia,
e non esiste sisma
che ne cancelli
ogni minima traccia.

In questi istanti pregiati,
abbracciati, non temerti.
Fatti polvere, donati al vento:
lui sa scorrere e baciare ogni vetta.
Sarai clessidra e conterai con essa;
e tanto più ti sentirai granello,
tanto più ti renderà montagna.

Flavio Zago

Published in: on settembre 30, 2015 at 07:22  Comments (3)  

Solo

Noi abbiamo accompagnati gli ultimi ospiti fino alla cancellata,
fino alla cancellata della villa.

L’addio morì nel vento della notte.

E ora il giardino, la casa che risuonavano
poco fa dei suoni armoniosi della sua voce

tacciono orribilmente!

Prima ch’ella partisse ero felice di vivere,
e ora sono solo, tutto solo.

HENRIK IBSEN

Published in: on settembre 30, 2015 at 07:20  Comments (2)  

Un getto d’acqua fresca

tremola negli occhi
si tuffa lo sguardo
a cercare l’origine
c’è ombra tra gli alberi
eppure sgorga la luce…

Antonietta Ursitti

Published in: on settembre 30, 2015 at 07:18  Comments (2)  

Mattia

Il 16 settembre li vedrò arrivare, a frotte, sorridendo, ma non ci sarà il mio Mattia. Questa poesia è in suo ricordo.

Riposa in pace, Mattia.
Tu non devi più salire
sull’autobus,
pigiato tra volti
di ragazzi assonnati
e zaini pieni di domande.

Riposa in pace, Mattia.
E porta lassù nel cielo
la tua chitarra,
così da accompagnare in sottofondo
le gaie voci dei compagni di un tempo.

Riposa in pace, Mattia.
e da lassù ricordati
di chi fatica ogni giorno
per forgiare le future menti
che quotidianamente
lotteranno per affermare
quegli ideali per i quali,
anche tu avevi lottato,
seppure invano.

La tua prof.

Sandra Greggio

Published in: on settembre 29, 2015 at 07:48  Comments (9)  

Soffio lieve

Il nostro amore
È come un soffio lieve
Che leggero sfiora
La pelle in superficie
E’ un alito di vento
Tanto poco greve
Che quasi non lo sento
M’accarezza gentilmente
E poi s’invola via
Lasciando sola l’anima
Avvolta in melanconia

Danila Oppio

Published in: on settembre 29, 2015 at 07:47  Comments (6)  

La nauseatudine

La nauseatudine
mi circonda
come aria sbattuta
da ali di condor,
come miele spalmato
sulle pareti,
come ventosa di polipo,
come odore di stanza in naftalina.

E’ una melma che t’afferra
quando senti sirene cantare
in pozze di fango
lunghe un mare di parole
che servono solo al rumore che fanno.

L’abitudine alla nausea
è entrata nel cuore
lasciandolo in secca
come argilla crepata
dal sole che acceca.

Lorenzo Poggi

Published in: on settembre 29, 2015 at 07:38  Comments (3)  

Popolo o moltitudine

Popolo, onda violenta d’amore e di ripulsa
nel dividerti lesto ma, tardo nell’abbraccio.
Senza tregua, ancora dall’alba tu mi divori?

Preda di Bravi dal centro basso e acume fino
due versi gridati al digrignare d’un sorriso
plagiano, chi ha bisogno di pensare in compagnia.

Ho vissuto i miei giorni in tumulto e nella pace
segnati dalle intese più belle, lacerate
a brandelli, da lotte più egoiste che vili.

Ti ho creduto. Davvero c’eri e non fu inganno?
Come ho potuto Popolo mio trasfigurarti
Moltitudine sparsa dal sentire distratto?

Giampietro Calotti C.

Published in: on settembre 29, 2015 at 07:18  Comments (6)  

Notte renana

NUIT RHÉNANE

Mon verre est plein d’un vin trembleur comme une flamme
Écoutez la chanson lente d’un batelier
Qui raconte avoir vu sous la lune sept femmes
Tordre leurs cheveux verts et longs jusqu’à leurs pieds

Debout chantez plus haut en dansant une ronde
Que je n’entende plus le chant du batelier
Et mettez près de moi toutes les filles blondes
Au regard immobile aux nattes repliées

Le Rhin le Rhin est ivre où les vignes se mirent
Tout l’or des nuits tombe en tremblant s’y refléter
La voix chante toujours à en râle-mourir
Ces fées aux cheveux verts qui incantent l’été

Mon verre s’est brisé comme un éclat de rire

§

M’empie il bicchiere un vino che ha tremori di fiamma
Udite la canzone lenta d’un battelliere
Dice di sette donne viste sotto la luna
Torcersi i capelli verdi e lunghi fino ai piedi

Alzatevi e in girotondo cantate più forte
Ch’io più non senta il canto di quel battelliere
E mettetemi accanto tutte le ragazze bionde
Col loro sguardo fisso le loro trecce ritorte

Il Reno s’ubriaca il Reno specchio alle vigne
Vi cadono a riflettervisi tremando gli ori notturni
La voce canta sempre da rantolomorirne
Le fate in verdi chiome che incantano l’estate

Il bicchiere ha lo schianto d’un romper di risate

GUILLAUME APOLLINAIRE

Published in: on settembre 29, 2015 at 07:14  Comments (1)